Clown, in seconda serata TV l'horror di Jon Watts

Un padre e marito amorevole inizia a trasformarsi in un crudele demone, dopo aver indossato un antico e misterioso costume da pagliaccio.

Clown, in seconda serata TV l'horror di Jon Watts
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Il terrore verso i pagliacci è diffuso in moltissimi individui, di ogni età o provenienza, e ha anche - come tutte la paure che si rispettino - un termine tecnico sconosciuto ai più, coulrofobia. Dal Pennywise di Stephen King, che prima ci ha spaventato in forma letteraria e poi su piccolo (nella miniserie cult degli anni '90) e grande (nell'ultima versione, con il secondo capitolo in arrivo, diretta da Andy Muschietti) schermo, fino al leggendario Joker di casa DC, che ha finora vantato interpretazioni indimenticabili da parte di Jack Nicholson e Heath Ledger, questa figura archetipica continua a infestare gli incubi dei più impressionabili, e le candid camera a tema spesso realizzate non fanno che confermare come l'atavico sgomento nei suoi riguardi non passi mai di moda.
Nel 2014 Eli Roth, nome chiave, piaccia o no, del cinema horror del nuovo millennio, ha deciso di produrre una pellicola su quest'icona affidando la regia a Jon Watts, allora regista televisivo esordiente in una produzione destinata alla sala, che avrebbe trovato maggiori fortune in tempi recenti sedendo dietro la macchina da presa del nuovo corso di Spider-Man.
Un film che già dal definitivo titolo Clown e dall'inquietante locandina mette subito le carte in tavola, trascinandoci all'interno di novanta minuti dall'alto tasso tensivo.

Fonti e maledizioni

Tra le fonti di ispirazione del progetto vi è stato senza dubbio un controverso, per usare un eufemismo, personaggio realmente esistito, il serial killer John Wayne Gacy che, dal 1972 al 1978 (anno della sua cattura), si macchiò dell'omicidio, con relative torture, di oltre trenta vittime, tutte adolescenti.
L'uomo venne soprannominato Killer Clown perché era solito intrattenere i bambini durante le feste travestito da clown, proprio come il protagonista del film nelle fasi iniziali, costretto a sostituire un pagliaccio a noleggio che per un imprevisto ha dovuto annullare la presenza alla festa del figlio.
Kent, questo il nome del Nostro, per far felice il bambino decide di indossare un vecchio costume trovato per caso in un antico baule di una delle case che, da agente immobiliare, era intento a controllare per la futura vendita.
Peccato che dopo il pomeriggio di festa il padre non riesca più a staccare il posticcio naso rosso e la parrucca arcobaleno, così come le stesse parti del costume, finendo a essere costretto ad affrontare la vita di tutti i giorni conciato in quelle insolite vesti.
Dopo aver tentato l'impossibile pur di rimuovere l'infelice indumento, Kent comincia a pensare che questi sia maledetto, ipotesi confermata da un misterioso e solitario individuo, che lo informa di come il costume sia in realtà la pelle di un antico demone che giorno dopo giorno lo trasformerà in un mostro assetato di sangue: l'unico rimedio possibile sarà quello di decapitarsi, volontariamente o meno.

Ridi, pagliaccio

Un'operazione nata come una sorta di gioco, con un fake trailer caricato su YouTube dallo stesso Watts e dallo sceneggiatore Christopher D. Ford, che annunciava falsamente che Eli Roth lo avrebbe prodotto.
Proprio quest'ultimo, ai tempi ignaro del progetto, ne ha preso a cuore le sorti e - deciso a concedere una possibilità ai due - lo ha finanziato davvero in prima persona con l'intenzione, parole sue, di "esplorare il territorio tematico per dar vita a una nuova, terrificante versione de La mosca".
Un paragone azzardato, visto che la messa in scena - confrontata con il suddetto remake firmato negli anni '80 da David Cronenberg - ne esce con le ossa rotte, nonostante la prima parte offra dei momenti di crudo disagio nell'iniziale trasformazione del protagonista, padre e marito amorevole il cui corpo inizia a disfacersi e a lasciare sempre più spazio all'entità demoniaca.
Le atmosfere horror purtroppo perdono di pathos proprio nel momento ideale, laddove la suspense avrebbe dovuto farla da padrone, mentre la resa dei conti finale, con un occhio di riguardo al cinema slasher, risulta al contempo avvincente e improbabile.
La violenza, con atroci delitti che prendono di mira anche i bambini, si rivela spesso gratuita e non osa mai oltre misura, con sequenze disturbanti più dal punto di visto psicologico che da quello visivo, con frattaglie e schizzi di sangue qua e là a concedere quel minimo tributo emoglobinico.
Più interessante è la sottile e macabra ironia che compare in diverse sequenze e la notevole gestione del make-up, con il Nostro posseduto che diventa sempre più ferale e minaccioso con il passare delle ore.
Un cast senza infamia e senza lode, con tanto di redivivo Peter Stormare in un fondamentale ruolo secondario, una colonna sonora poco invadente (ma efficace nel delineare il dilemma introspettivo di Kent, con urla che gli rimbombano sempre più stridule in testa) e un reparto tecnico di media qualità fanno di Clown (in onda stasera alle 22.40 su RAI4) un titolo onesto ma nulla più, il cui affidarsi ripetutamente agli stereotipi e ai cliché del genere lo rende consigliato principalmente agli appassionati.

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