Clint Eastwood dietro la macchina da presa: i suoi migliori film da regista

In occasione dell'uscita nelle sale del suo ultimo lavoro, Ore 15:17, ripercorriamo le vette più elevate della filmografia di Clint Eastwood.

Clint Eastwood dietro la macchina da presa: i suoi migliori film da regista
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Pochi uomini di cinema al mondo possono vantare la ricchezza e la varietà in carriera che può sfoggiare una vera e propria istituzione del cinema a stelle e strisce come Clint Eastwood. Il cineasta californiano ha diviso e al contempo mescolato egregiamente la propria carriera d'attore, decollata grazie a Sergio Leone e alla trilogia del dollaro - Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966) -, apripista dello spaghetti western negli anni '60. Il western rimarrà un genere significativo e fondamentale nella filmografia di Eastwood anche negli anni successivi, quando troverà il successo anche in patria nel poliziesco, grazie al ruolo dell'ispettore Harry Callaghan che rinsaldò efficacemente la sua nomea di duro e antieroe. Nonostante venga osteggiato per anni dalla critica, che non ne riconosce le doti recitative, sono le parole del maestro Leone a ricalibrare i giudizi sull'attore, con la celebre frase ripetuta per anni nella quale il regista italiano racconta perché scelse proprio lui per i suoi film:"Avevo bisogno più di una maschera che di un attore, ed Eastwood a quell'epoca aveva solo due espressioni: con il cappello o senza cappello".

Repubblicano convinto, Clint Eastwood non è mai stato un personaggio banale, anche per quanto riguarda le storie che negli anni ha deciso di raccontare dietro la macchina da presa. Spesso le sue esternazioni e le sue prese di posizione politiche hanno creato scalpore. Soprattutto in un ambiente, quello dello star system hollywoodiano, certamente più ricco di personalità democratiche ma decisamente influenti anche nella minor rappresentanza repubblicana. Famosa è la sua laconica e netta dichiarazione contro l'ex presidente Barack Obama:"Chiunque sarà meglio di lui".
Clint Eastwood ha portato spesso la deriva patriottica e ideologica nei suoi film da regista, nei casi in cui è riuscito a bilanciare e a rendere più equilibrato il suo sguardo attraverso il grande schermo ha saputo creare dei film di straordinaria grandezza e d'indubbio spessore. Un talento registico probabilmente superiore alle sue doti interpretative, che ha permesso a Eastwood di crescere, negli anni, anche come attore, perfettamente amalgamato alle sue trame. Ai suoi racconti.
In occasione dell'uscita nelle sale di 15:17 - Attacco al treno, di cui vi abbiamo parlato nei giorni scorsi, ricordiamo quattro titoli significativi nella lunga carriera da regista di Clint Eastwood, iniziata nel 1971 con Brivido nella notte, acerbo capostipite di pellicole sull'ossessione femminile che verranno realizzate negli anni successivi, tra cui Attrazione fatale di Adrian Lyne. La filmografia dell'Eastwood regista è corposa e caratterizzata da moltissimi titoli di ottimo livello che avrebbero potuto essere evidenziati. In quest'articolo citiamo, dal nostro punto di vista, le vette più alte del suo cinema maestoso e toccante.
Un poker di film imprescindibili per conoscere il cinema di Clint Eastwood, da approfondire poi proseguendo con la visione di pellicole più datate - su tutti Il texano dagli occhi di ghiaccio, Bird e I ponti di Madison County - e più recenti - in primis Gran Torino e Sully.


Gli spietati (1992)

Nonostante abbia iniziato l'attività da regista all'inizio degli anni '70 e custodisca già dalla sua film che ne hanno certificato il talento e la crescita, il primo indiscusso gioiello della carriera dietro la macchina da presa di Clint Eastwood è un western del 1992. Gli spietati viene considerato da molti come l'ultimo grande western della storia, e la sua connotazione crepuscolare contrasta con l'evoluzione di un uomo di cinema tutto d'un pezzo, che da quel film in poi scopre un nuovo inizio anche nel rapporto con la critica, finalmente costretta a riconoscerne tutte le qualità. Ambientato nel Wyoming del 1880, Gli spietati raccoglie tutti gli stilemi classici del genere; con una regia asciutta e una consapevolezza ormai acquisita, Eastwood rende omaggio ai suoi maestri, Sergio Leone e Don Siegel, attingendo qua e là dalle caratteristiche del loro cinema, pur conferendo un'identità propria al racconto e trovando in un cast di eccellenti interpreti - come Gene Hackman e Morgan Freeman - dei complici carismatici e incisivi. Clint Eastwood è ancora l'antieroe, l'ex pistolero William Munny, affiancato dall'amico Ned (Freeman) e da un ragazzo, Kid (Jaimz Woolvett), nella ricerca di un gruppo di delinquenti, nonostante l'opposizione di un crudele sceriffo (Hackman). Quattro premi Oscar vinti, tra cui miglior film, miglior regia e il riconoscimento a Gene Hackman come miglior attore supporter.


Mystic River (2003)

Straordinario esempio di cinema drammatico dei primi anni duemila che unisce l'epos della narrazione alla scomodità della tematica affrontata, in questo caso l'orrore della pedofilia, Mystic River è l'adattamento del romanzo La morte non dimentica di Dennis Lehane e uno dei maggiori esempi della sapienza filmica di un regista ormai annoverato tra i più grandi cineasti della storia. Il Mystic, corso d'acqua che attraversa alcune comunità di Boston, assume un significato allegorico attorno al racconto di anime perdute, vite distrutte, amicizie rovinate. Come quella tra Dave Boyle (Tim Robbins), Sean Devine (Kevin Bacon) e Jimmy Markum (Sean Penn). Il rispettoso sguardo di Eastwood sul racconto è quello perduto dai protagonisti del film, spogliati dall'innocenza, contaminati per sempre dal veleno di un'esistenza che sceglie le vittime da gettare nelle sue acque, violente e prevaricanti. Strepitose interpretazioni dell'intero cast, riconosciute con gli Oscar a Sean Penn, quale miglior attore protagonista, e a Tim Robbins, come non protagonista, su sei nomination totali. Tra i migliori esempi di regia di Clint Eastwood, impreziosito dal lavoro in sede di sceneggiatura di Brian Helgeland.

Million Dollar Baby (2004)

Probabilmente il film più toccante tra quelli girati da Clint Eastwood, Million Dollar Baby è la vetta assoluta di quel lato umano così duramente e dolorosamente presente nel suo cinema che spesso passa in secondo piano. In questa straziante parabola esistenziale, Eastwood conferma di essere uno dei migliori cineasti in grado di realizzare affreschi appassionanti e al contempo privi di alcun giudizio. Le contrapposizioni si sprecano, in un film che abbina l'austerità, la tenacia e la solitudine all'affetto e all'impulso di vita. Million Dollar Baby è lotta alla sopravvivenza, straziante apologo su libero arbitrio e sull'amore e le sue scelte, talvolta desolanti e senza via d'uscita. La giovane cameriera Maggie (Hilary Swank) sogna il pugilato professionistico. L'incontro con un'anima burbera e inaridita come l'anziano allenatore Frankie Dunn (Clint Eastwood) porterà la speranza all'interno della sua vita e l'affetto di una persona che non l'abbandonerà alla fatalità del destino. L'epica del pugilato è il perfetto elemento in grado di conferire spessore a tematiche così delicate e stratificate. Sceneggiato da Paul Haggis e perfettamente interpretato da Hilary Swank, al suo secondo Oscar dopo Boys Don't Cry. In totale cinque Academy Awards, tra cui il riconoscimento a Morgan Freeman come miglior attore non protagonista.

Lettere da Iwo Jima (2006)

Il lato nipponico del dittico che racchiude i momenti più significativi della Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista del ‘nemico' giapponese (il precedente americano è Flags of our fathers) è un mirabile esempio di come il patriottico Clint Eastwood sappia raccontare le brutture del conflitto bellico privandosi di ogni tentazione retorica e calandosi perfettamente nel contesto vissuto da chi stava dall'altra parte dello schieramento. Eastwood realizza un'opera che va ben oltre il suo classico approccio essenziale e ne valorizza l'aspetto drammatico e la quotidiana angoscia che trasmette il desolante contesto bellico. Le interpretazioni di Ken Watanabe e Kazunami Ninomiya, e la funzionale e macabra fotografia di Tom Stern affiancata alla struggente colonna sonora del figlio Kyle Eastwood, completano uno dei più alti gradini mai raggiunti dal cinema eastwoodiano, capace addirittura di elevarsi con maggior efficacia nella narrazione del contesto giapponese rispetto al (seppur valido) contesto statunitense. Distribuito in lingua giapponese con i sottotitoli, Lettere da Iwo Jima ha ricevuto un meritatissimo Oscar al miglior montaggio sonoro e ancora oggi è annoverato tra le migliori cronache del secondo conflitto mondiale su grande schermo.

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