Da Cinquanta Sfumature di Grigio a 365 Giorni: cos'è sexy al cinema?

Avete presente quei film che dovrebbero essere esplicitamente erotici ed eccitanti eppure, solitamente, non lo sono mai?

Da Cinquanta Sfumature di Grigio a 365 Giorni: cos'è sexy al cinema?
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La scena di sesso più bella della storia del cinema è quella che non si è mai consumata tra i personaggi di Glenn Close e John Malkovich nel film Le relazioni pericolose. Dopo una guerra silenziosa fatta di colpi di fioretto e scommesse peccaminose, i due arrivano ai ferri corti distruggendo un rapporto che aveva tenuto in costante tensione il filo che li univa e che faceva vibrare l'aria ogni volta che si trovavano a conversare all'interno della stessa stanza.

La pulsione erotica tra i personaggi della Marchesa Isabelle de Merteuile e del Visconte Sébastien di Valmont fa dell'opera di Stephen Frears una pellicola estremamente eccitante pur non essendo poi quello l'unico tassello centrale della storia tratteggiata nel romanzo di Choderlos de Laclos, che rimane però attaccata alla pelle dello spettatore, il quale ne ricorderà per sempre il clima inebriante. Un concetto che film come Cinquanta Sfumature di Grigio e 365 Giorni non hanno mai saputo cogliere pienamente, soprattutto quando si è trattato di veder trasposte al cinema le acrobazie sessuali dei loro protagonisti.

Le saghe erotiche dai libri al cinema

Se dobbiamo partire dall'assunto che ne Le relazioni pericolose era ciò che non si poteva avere che intrigava spudoratamente personaggi e spettatori, nella Settima Arte tantissime pellicole hanno mostrato che per scaldare i bollenti spiriti non c'è bisogno di essere fisici o grafici, riconfermando la fantasia come strumento posto a solleticare l'immaginazione del pubblico.

Non quel cinema di cassetta fatto in maniera mirata per un target ben preciso, bensì filone che nel sesso ha trovato il modo di raccontare un mondo che può venir espresso attraverso i corpi e il loro linguaggio e in grado così di stuzzicare molto di più le sinapsi del pubblico. Con due paradigmi pur profondamente diversi, anche se l'autrice del libro di 365 Giorni, la polacca Blanka Lipinska, ha ammesso di aver tratto spunto proprio dalla trilogia cromatica di E. L. James, i due film dal presunto tasso erotico, eppure fatti per il grande pubblico, presentano in verità entrambi solamente la copulazione dura e cruda. Da una parte, nel caso di Ana e del suo dominatore Christian Grey, ne viene espressa nella versione più morigerata e quasi noiosa, dall'altra, invece, assistiamo ad una sovraesposizione tale di altalene e posizioni sessuali da rendere l'aspetto cinematografico di 365 Giorni il meno rilevante della storia di Laura e Massimo.

Cosa accade nelle camere da letto

La presunta febbre del sesso che i romanzi di James e Lipinska hanno suscitato nei lettori sembra non attecchire con sufficienza quando la riproposta è quella del grande schermo - o, nel caso di 365 Giorni, piccolo, vista l'uscita streaming e il ritorno del sequel dei record di cui parliamo nella nostra recensione di 365 Giorni Adesso su Netflix (non perdete i film Netflix di maggio 2022). Il motivo è forse proprio quell'ansia da prestazione che, si sa, inibisce il fuoco e i sensi. La paura di dover fare tanto e di dimostrarsi possenti, sexy, disinvolti, eccitanti, provocatori è l'elisir giusto per una combinazione al contrario; pavida, ingenua e inaspettatamente pudica, che è tutto ciò che non ci si vorrebbe aspettare da questa tipologia di operazioni.

Se la stanza dei giochi di Ana e Christian si trasforma nel giardino dell'innocenza dove il massimo che ci si può attendere è qualche battuta piazzata bene ed una (wow!) benda sugli occhi, a suscitare il medesimo effetto è anche l'eccesso posto, la spettacolarizzazione dell'amplesso che diventa oltretutto volgare nel corrispettivo dei Laura e Massimo finiti su Netflix. La classica coppia che vuole dimostrare qualcosa più a se stessa che agli altri e che col sesso sembra fare la medesima cosa, cercando di crederci talmente tanto da risultare così forzata.

Cosa vogliamo dal sesso al cinema

Non c'è complicità nelle scelte erotiche della saga di Cinquanta Sfumature di Grigio e men che meno in quella sempliciotta di 365 Giorni. Non c'è quel brivido che provano i personaggi e che lo spettatore sente di rimando, nessuna scintilla nell'aria che sa che lì, tra poco, ad esplodere sarà un incendio. Quello che invece sentiamo quando Oliver e Elio si sfiorano i piedi in Chiamami col tuo nome, quando la macchina da presa si allontana dal letto del giovane per lasciare nell'intimità i personaggi o che invece rimane fissa sul mezzo busto di Timothée Chalamet mentre Armie Hammer si abbassa per "baciarlo".

Quello in cui entriamo quando assistiamo al gioco di dominio e seduzione nel ribaltamento nelle dinamiche di sottomissione di Maggie Gyllenhaal, che gattona verso il suo capo James Spader in Secretary. Quello compulsivo e tormentato di Love di Gaspar Noé, che nello scambio di fluidi comprende il sesso, l'amore, la vita, il sentimento, la distruzione e la fine di ogni cosa, tutto nello stesso letto.

Il sesso al cinema dovrebbe essere quello che le cassette di Graham Dalton in Sesso, bugie e videotape rappresentano per il personaggio. È il vedere cosa c'è di altro oltre all'atto in sé e che si vuole conoscere, sentire e capire. È un tipo di sesso che in Cinquanta Sfumature di Grigio e 365 giorni i protagonisti non hanno mai provato. E che, probabilmente, non proveranno mai.

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