Speciale Cinquanta Sfumature di Erotismo al Cinema

Alla scoperta dei cult dell'erotismo nel grande Cinema, parte 1

Speciale Cinquanta Sfumature di Erotismo al Cinema
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Per tutti gli accaniti lettori - e soprattutto lettrici - della trilogia erotica firmata da E.L. James, capace di vendere decine di milioni di copie e di diventare un autentico fenomeno di costume (a dispetto della pessima qualità della scrittura), da questa settimana approda nei cinema, giusto in tempo per San Valentino, uno dei film (ahinoi) più attesi dell’anno: Cinquanta sfumature di grigio, trasposizione del primo romanzo della James ad opera della regista Sam Taylor-Johnson, con il modello Jamie Dornan nel ruolo del giovane e fascinoso milionario Christian Grey, amante del sadomaso con una propensione ad assumere la parte del “dominatore”, e Dakota Johnson in quella di Anastasia Steele, studentessa alquanto naïve che accetta di buon grado di farsi deflorare dal bel tenebroso Mr. Grey, salvo poi essere coinvolta in un gioco di seduzione che la vedrà indossare i panni (pochi o nessuno, in realtà) della “sottomessa”. Ma approfittando dell’uscita di quello che - immeritatamente, quantomeno dal punto di vista artistico - può già essere considerato uno dei film-evento del 2015, proviamo a segnalarvi, in un approfondimento in due parti, venti titoli cult legati al binomio cinema ed eros: alcuni di questi costituiscono degli autentici capolavori, mentre altri hanno comunque avuto il merito di assumere uno statuto iconico. Iniziamo dunque il nostro “viaggio a luci rosse” (più o meno), partendo all’incirca da mezzo secolo fa...

TRASGRESSIONI D’AUTORE, DA BELLA DI GIORNO AL PORTIERE DI NOTTE

Pochi film hanno saputo mettere in luce la conturbante complessità dell’animo di una donna e, al contempo, i tabù e il perbenismo della classe borghese con la stessa forza iconoclasta e la mordace ironia di Bella di giorno, uno dei più scandalosi capolavori del regista spagnolo Luis Buñuel. Vincitore del Leone d’Oro al Festival di Venezia 1967, Bella di giorno ha regalato a una splendida Catherine Deneuve il ruolo in assoluto più celebre di una carriera a dir poco spettacolare: quello di Séverine Serizy, giovane, elegante (e frigida) moglie di un medico, la quale ogni pomeriggio si reca a lavorare in una casa di appuntamenti di Parigi, con il nome d’arte di “Bella di giorno”. Cinque anni dopo, nel 1972, è l’italiano Bernardo Bertolucci a suscitare un vespaio di polemiche infuocate (specialmente in patria) con il suo più grande successo internazionale: Ultimo tango a Parigi, vera e propria pietra miliare del cinema erotico, che fa scalpore per gli ardenti convegni erotici fra una coppia di sconosciuti, Paul (un Marlon Brando già maturo e appesantito) e la giovanissima Jeanne (Maria Schneider), in un appartamento di Parigi; particolarmente famigerata la “sequenza del burro”. Passano altri due anni e, nel 1974, è Liliana Cavani a sorprendere fra il pubblico di mezzo mondo grazie a uno dei titoli più discussi del cinema italiano del decennio: Il portiere di notte, lo scabroso racconto dell’incontro, in un albergo di Vienna, fra Maximilian Aldorfer (Dirk Bogarde), ex ufficiale delle SS in incognito, e Lucia Atherton (Charlotte Rampling, in un ruolo memorabile), sopravvissuta ai campi di concentramento e destinata ad intraprendere un rapporto sadomasochistico con il suo ex aguzzino.

IMPERI DEI SENSI, FRA EROS E THANATOS

Gli Anni ’70, decennio d’oro per il cinema erotico, hanno apportato profonde innovazioni a questo genere: un genere che ha permesso soprattutto ai registi europei di sperimentare e di spingersi a limiti che all’epoca provocarono grande sensazione. Il 1975, ad esempio, è l’anno di due opere seminali del filone: Histoire d’O del francese Just Jaeckin, tratto dal romanzo-scandalo di Pauline Réage, incentrato su un’altra figura di “sottomessa”, la cosiddetta “O” del titolo (Corinne Clery), disposta per amore del compagno Renè (Udo Kier) a sottoporsi a pratiche sessuali estreme; e La bestia del polacco Walerian Borowczyk, uno dei maestri dell’eros al cinema, in un’affascinante contaminazione fra sensualità, umorismo grottesco e inserti onirici e surreali ispirata alla leggenda della bestia del Gévaudan, che nel film si materializza come partner sessuale della giovane Romilda de l’Espérance. Ma è L’impero dei sensi, uscito l’anno successivo, a scuotere maggiormente critica e pubblico, tanto da essere accolto come un capolavoro e un nuovo modello di riferimento: diretto dal grande regista giapponese Nagisa Oshima, L'impero dei sensi è un’incursione immersiva nella sfibrante relazione, descritta con vivido realismo, fra la cameriera Abe Sada e il suo padrone di casa Kichizo Ishida; relazione che si concluderà, durante i loro incessanti convegni erotici, con un tragico epilogo.

L’AMERICA DEGLI ANNI ’80: BRIVIDI CALDI E ATTRAZIONI FATALI

Dalle temperature bollenti dell’Europa e dell’Asia passiamo ora agli Stati Uniti, che nel decennio successivo si accostano all’erotismo ma con un approccio diverso e assai più mainstream. Apre le danze, nel 1980, Laguna blu di Randal Kleiser, ovvero la pruriginosa educazione sentimentale, su un’improbabile cornice tropicale, di una coppia di adolescenti alle prese con la scoperta del sesso, Richard (Christopher Atkins) ed Emmeline (Brooke Shield); numerosi i tentativi di imitazione, fra cui il film-fotocopia Paradise. Assai meno smaliziato e ben più audace è Lawrence Kasdan, che nel 1981 debutta alla regia con l’acclamato thriller Brivido caldo, intelligente rivisitazione del noir Anni ’40 (quasi un remake del capolavoro La fiamma del peccato) che consacra l’astro emergente William Hurt e l’esordiente Kathleen Turner, irresistibile femme fatale ed incontrastata sex-symbol degli Anni ’80. Il regista che ottiene maggior fortuna nel portare l’erotismo sul grande schermo, con uno stile piuttosto patinato che rispecchia una certa estetica del decennio, è però Adrian Lyne, il quale nel 1985 lancia un’altra icona sexy dell’epoca, la biondissima Kim Basinger: chi non ricorda il suo leggendario striptease, al cospetto di un giovane Mickey Rourke, in 9 settimane e ½, sulle note di You Can Leave Your Hat On di Joe Cocker? Due anni dopo, Lyne bissa e fa il botto: il suo Attrazione fatale è uno dei più giganteschi campioni d’incassi dell’intero decennio e riceve addirittura sei nomination all’Oscar, tra cui miglior film e miglior attrice per una straordinaria Glenn Close. La Close regala infatti un’interpretazione da brivido nel ruolo di Alex Forrest, la donna seducente e spietata che, dopo un’effimera passione clandestina con il padre di famiglia Dan Gallagher (Michael Douglas), inizia a ricattarlo e a dare segni di squilibrio mentale, fino a rivelarsi estremamente pericolosa: ovvero, il lato oscuro di un eros pronto a trasformarsi da sogno erotico ad autentico incubo...

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