Cinema vs Noleggio Digitale: la battaglia è appena cominciata

Il successo in VOD di Trolls: World Tour prima e di altri titoli poi ha scatenato il gaudio di Universal e la disapprovazione degli esercenti.

Cinema vs Noleggio Digitale: la battaglia è appena cominciata
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Tutto credevamo possibile, durante questa terribile Pandemia di Coronavirus, tranne il fatto di dover discutere di Trolls: World Tour come del pomo della discordia del futuro del cinema. Ma andiamo con ordine. Dopo l'applicazione del lockdown anche negli Stati Uniti d'America, Universal si è vista costretta a un bivio: ritardare a oltranza almeno tre sue uscite di media importanza o approdare direttamente nel mercato digitale. Non ci ha pensato due volte a pubblicare The Invisible Man, The Hunt e anche il sequel di Trolls in Premium Video on Demand, il cosiddetto PVOD, che in sostanza è il noleggio di un titolo in formato digitale al costo medio di 15,99 dollari. Si affitta, si tiene per un paio di giorni e poi scompare. La possibilità, a circa il doppio del prezzo di un biglietto, è quella di godere più volte della visione di un film, a prescindere dalla sua qualità.

Data la forza delle piattaforme streaming come Netflix, Amazon Prime Video o Disney+, il PVOD è passato velocemente in secondo piano nell'ultimo quinquennio di discussioni cinematografiche, considerata appunto la diffusione dei servizi sopra citati con prodotti originali e la sala come grande arca per preservare l'esperienza condivisa dello spettacolo in salsa action, animata o cinecomic. Ora che il distanziamento sociale è invece uno dei mantra della nostra sopravvivenza, il cinema tradizionale paga anche questo grande scotto, e le piattaforme streaming non sono adatte a reintegrare i costi di progetti su cui studios come Universal vogliono almeno un minimo margine d'entrata senza venderne i diritti a un prezzo stracciato. Ed è così che il VOD è uscito dall'ombra, creando conflitto.

Pugno duro

Curiosamente, L'Uomo Invisibile di Leigh Whannell o Bloodshot con Vin Diesel hanno solo preparato il terreno dello scontro. Hanno registrato numeri interessanti che però nulla hanno a che vedere con il boom di entrate segnato da Trolls: World Tour. È però importante specificare un paio di numeri prima di procedere. Almeno in America (ma si presume anche in Europa), del totale del prezzo di un biglietto - che negli USA viaggia anche oltre i 10 dollari - uno studio cinematografico si prende il 50% netto. Dal VOD, invece, l'80%, e questo per l'abbattimento dei costi intermedi e il rapporto attivo solo con le piattaforme di destinazione, che hanno prezzi di mantenimento decisamente più modici di una sala o di un servizio streaming.
Continuando con le cifre ma scendendo nel particolare di World Tour, il sequel di Trolls in noleggio digitale ha superato gli incassi del primo film in appena 3 settimane. Il capitolo precedente ha totalizzato invece il suo incasso definitivo in circa 5 mesi di permanenza nei cinema di tutto il mondo. Detto con la fredda matematica, mentre il primo Trolls ha incassato in America 153,7 milioni di dollari, con un introito pulito di 76 milioni di dollari in cinque mesi per Universal, World Tour ne ha incassati in digitale 95, registrando però delle entrate pari a 77 milioni in poche settimane.

Questo ha estasiato i capi dello studio, specie Jeff Shell, CEO di NBCUniversal, che in una dichiarazione a freddo sulla performance del film in VOD ha dichiarato: "Ha superato le nostre più rosee aspettative sui canali di noleggio digitale. Una volta che i cinema riapriranno, distribuiremo i nostri titoli in entrambi i formati". Parole da soppesare evidentemente meglio, forse addirittura un po' foriere e pericolose, tanto che la più grande catena di cinema americana, la AMC Theater, non ha perso tempo a rispondere alle affermazioni di Shell, sostanzialmente bannando Universal e tutti i suoi prossimi film dalle loro sale, con effetto immediato.

Stiamo parlando dell'azienda esercente più grande degli Stati Uniti, con più di 1.000 sale in tutto il mondo, la maggior parte dislocate proprio in Nord America. Non sta vivendo ovviamente un momento felice, dato che di punto in bianco è passata dalle sale piene grazie ai cinecomic Marvel Studios o grandi blockbuster d'intrattenimento a un terribile rischio bancarotta, eppure questo non ha impedito al suo CEO, Adam Aron, di usare il pugno duro contro Universal, fra l'altro uno dei suoi partner commerciali e strategici più importanti. Una chiarezza d'intenti notevole, come si legge nella dichiarazione: "In futuro AMC non concederà in licenza alcun film della Universal in nessuno dei nostri 1.000 cinema in tutto il mondo in questi termini. Di conseguenza vogliamo essere assolutamente chiari, in modo che non vi siano ambiguità di alcun tipo".

La disputa sul futuro

Il timore e il disappunto di AMC deriva da un discorso di partnership a loro avviso violato e da un presunto tradimento dell'esperienza della sala. Questo perché Shell non ha parlato di World Tour come di un evento straordinario e a sé stante, inserito nel contesto emergenziale, ma di un primo tassello per plasmare il futuro dell'intrattenimento cinematografico, quantomeno dal punto di vista strategico di Universal. Un timore che in poche ore si è insediato anche tra gli heads di altre importanti catene come Regal e Odeon Cinemas, che seguendo l'esempio del cugino maggiore hanno a loro volta bannato Universal dalle loro sale, sempre con effetto immediato.
Una reazione a catena terribile e non prevista che nasce da una forma di protesta contro chi - ad avviso degli esercenti - sta speculando sulle spalle già sofferenti dell'esperienza cinematografica originale. Vista in modo più infantile, quasi una ripicca e un caustico invito a registrare gli stessi numeri di cassa senza l'aiuto delle sale, muovendosi come dichiarato in un numero ridotto di cinema e nel tanto blasonato VOD. Dal loro punto di vista, il discorso non è sbagliato: dopo anni di intermediazione di mercato per un mutuo aiuto strategico e comunicativo, AMC, Regal e Odeon si sono viste lasciate indietro per un discorso meramente economico, per giunta vicine a un collasso forse irreparabile.

Questo, inoltre, mentre la NATO (National Association of Theater Owner) elogia apertamente gli sforzi di Disney e Warner Bros. nel posticipare quasi l'intero loro listino titoli, parlando anzi di Tenet di Christopher Nolan e di Mulan di Niki Caro come dei due prossimi baluardi in difesa dell'esperienza della sala. In sostanza, Universal è la grande villain della situazione, ma la verità è leggermente diversa, più articolata e meno superficiale.

È bene guardare anche ai sacrifici dello studio, infatti, dato che è stato il primo insieme a Sony Pictures a optare per un deciso posticipo di uno dei loro prodotti di punta, Fast & Furious 9, rimandato addirittura di un intero anno. Ma possiamo guardare anche al rinvio di Minions 2: Come Gru diventa Cattivissimo, che rientra tra le fila di una saga cinematografica animata multi-miliardaria. La verità, dicevamo, è meno superficiale del previsto, elemento scaturito dalla frettolosità e poca chiarezza delle parola di Jeff Shell e dalla rabbia montante delle catene cinematografiche costrette a un doloroso lockdown.

Con i due posticipi sopra citati, è chiaro come Universal non voglia in alcun modo tradire l'esperienza della sala, per loro ancora importante e significativa per i titoli che meritano di essere visti sul grande schermo, guardando ovviamente agli introiti (ma è la legge delle aziende private). Questo significa che il VOD, nelle intenzioni di Shell, è un formato adattabile a un tipo di progetti di basso-medio interesse, che in futuro potrebbero essere prodotti proprio per finire direct-to-video on demand.

Quello che insomma voleva dire non era "titoli come Fast & Furious 9 usciranno sia al cinema che in VOD" ma "film come Trolls: World Tour potrebbero essere pensati per questo specifico mercato, saltando la sala". E si intuisce anche dalla risposta data da Shell ad AMC: "Non vediamo l'ora di avere nuove conversazioni private con i nostri partner fieristici, ma siamo delusi dal tentativo apparentemente coordinato di AMC e NATO di confondere la nostra posizione e le nostre azioni".
Questa risposta non ha impedito - come già riportato - l'ulteriore ban di Regal e Odeon, il che significa che la battaglia tra cinema e VOD e appena iniziata.

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