Cinema e indagini: 7 film noir con i casi più intricati di sempre

Il noir è un genere che ammalia e affascina: ecco 7 film con indagini intricate e complesse, che metteranno a dura prova le vostre abilità deduttive.

Cinema e indagini: 7 film noir con i casi più intricati di sempre
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Il fascino del noir è intramontabile. Atmosfere fumose, giungle urbane, tombini aperti, impermeabili lunghi, pioggia, pistole che sparano, femme fatales e, inevitabilmente, un detective. Magari buttato dentro il torbido di un caso più grande di lui, che si aggroviglia, avviluppandosi attorno alla sua vita ogni minuto che passa, mentre tutto attorno sembra un continuo ostacolo alla verità, che viene coperta, nascosta, portata via fino alla fine, fino allo scioglimento di un caso intricato e complesso.
Ma quali sono i film noir con le investigazioni più complicate? Quelle che sballottano la mente dello spettatore come la Magica palla 8, impedendogli di capire, tenendolo sul rasoio di un film sempre più ingarbugliato, fino a far spuntare un filo nascosto, solo all'ultimo. Abbiamo buttato giù una lista di quelli veramente intricati, da seguire con estrema attenzione e con gli occhi aperti per respirare il cinema. Pronti?

Il mistero del falco - John Huston (1941)

Humphrey Bogart è (sempre) tutto il noir di cui avrete mai bisogno. Siamo a San Francisco, prima metà del ‘900. Ma la storia inizia nel 1500, durante le Crociate. Perché un falcone d'oro incastonato di pietre preziose era stato donato dall'Ordine degli Ospitalieri all'imperatore Carlo V, in cambio dell'isola di Malta. Il falcone, però, non arrivò mai, passando di mano in mano negli anni. Fino all'inizio della storia. Già la trama è fitta così, basta aggiungerci un detective hard-boiled interpretato da Bogart, una donna che va da lui per chiedergli di trovare la sorella scomparsa e... intrighi, su intrighi, su intrighi.
Le indagini di Sam Spade continueranno in una spirale discendente senza tregua, con persone che appaiono, scompaiono, ritornano, all'ombra di questo falcone dorato che scruta tutti e muove le coscienze (sporche) dei personaggi, con un Sam Spade convinto di poterci capire qualcosa. Ci riuscirà davvero? Volendo, potete anche leggervi il romanzo di Dashiell Hammett per scoprirlo. Il mistero del falco nasce proprio così.

Vertigine - Otto Preminger (1944)

Ci si può innamorare tramite un ritratto? Perché Laura Hunt (Gene Tierney) è morta, e tocca al detective Mark McPherson (Dana Andrews) fare luce sulla vicenda. Laura era una pubblicitaria di grido, fidanzata con Shelby (Vincent Price), e "patrocinata" nel suo lavoro da Waldo Lydecker (Clifton Webb), giornalista d'assalto, uno di quelli che potrebbe cancellare carriere solo buttando giù un articolo. Eppure la donna è stata trovata morta con il volto sfigurato nel suo appartamento, e il gioco degli specchi, per il nostro tenente/detective, è soltanto all'inizio.
Preminger mette magistralmente in scena un vero e proprio labirinto di vetri, dove ogni immagine residua potrebbe essere cruciale o potrebbe farti sbattere la faccia contro la parete. Bugie continue, verità nascoste e doppie (anche triple) maschere, per un noir da antologia. Vi innamorerete anche voi?

Il grande sonno - Howard Hawks (1946)

Se prendi un romanzo di Raymond Chandler, metti Howard Hawks alla regia e due come Humphrey Bogart e Lauren Bacall in scena cosa può venire fuori? Un film da storia del cinema. Il grande sonno non vi farà capire nulla, sommergendovi di personaggi, piste da seguire, falsi indizi e, diciamolo, una Lauren Bacall troppo bella per essere vera.

Il detective Philip Marlowe viene ingaggiato dal ricco generale Sternwood (Charles Waldron) per scoprire chi ricatta una delle sue due figlie. Mentre è in casa Sternwood, però, Marlowe viene avvicinato dall'altra figlia, la femme fatale Vivian, convinta che il padre abbia assunto il detective per ritrovare il suo protetto... Insomma, già così la mente è avvolta dentro coperte di intrighi, e il film è appena iniziato. Una storia volutamente complicata, che ha creato proseliti, santificando Bogart e il suo Marlowe, anche grazie alla regia hollywoodianamente silenziosa di Hawks, che ha firmato con sapiente mano questo noir incredibile.

Un bacio e una pistola - Robert Aldrich (1955)

Classicone noir, citato, omaggiato e anche... rubato. Un bacio e una pistola ha un detective bello, dannato e non proprio onesto: sadico e ricattatore, spesso e volentieri nella danza tra bene e male si sporge con piacere verso il lato sbagliato. Il Mike Hammer di Ralph Meeker dovrà quindi utilizzare i suoi metodi decisamente non ortodossi per un caso molto più grande di lui. Un caso capitatogli all'improvviso.
Una bella donna con addosso solo un impermeabile gli chiede un passaggio nel cuore della notte: poteva rifiutare? Solo che Christina (Cloris Leachman) è in fuga, da qualcosa pronta a divorarla, qualcosa che potrebbe nascondersi in una certa valigetta, dal contenuto luminoso e sconosciuto... suona una campanella?
Tarantino ruba con maestria uno dei macguffin più grossi della storia della settima arte da un noir imprescindibile, con un finale potente, evocativo, che trasuda cinema da ogni inquadratura. Noi siamo lì, attratti e impauriti, incapaci di staccare gli occhi di dosso da questa terribile meraviglia.

Il lungo addio - Robert Altman (1973)

Ancora Raymond Chandler, ancora Philip Marlowe, questa volta però interpretato da uno strabiliante Elliott Gould. Ma, soprattutto, sua maestà Robert Altman alla regia. Il lungo addio inizia con un gatto, quello del detective Marlowe, abile sornione che osserva distaccato mentre succede di tutto: basta un amico di sempre che chiede un favore, un semplice passaggio in aeroporto.
Peccato che il giorno dopo arrivi la polizia a casa di Marlowe dicendogli che quello stesso amico è accusato di aver ucciso la moglie. La spirale discendente comincia così, in una Los Angeles bella e torbida, tagliata a fette dall'interpretazione di Gould, mentre la regia di Altman ci schiaccia contro le immagini, costringendoci a fare i conti con la sua storia, in una risacca di generi, di ironia (tragica), veicolata attraverso Marlowe che si sporca le mani minuto dopo minuto, e nemmeno l'oceano sarà in grado di lavarle completamente. Dopotutto, nulla dice addio come una pallottola, giusto?

Chinatown - Roman Polanski (1974)

Che ve lo dico a fare? Citando Donnie. Un film incantevole e dal forte impatto. Jake Gittes (semplicemente e magistralmente Jack Nicholson) è un investigatore di Los Angeles che viene ingaggiato da una ricca signora, Evelyn Mulwray, convinta che il marito la tradisca. Il marito, però, è l'ingegnere che dirige il dipartimento per l'acqua e l'energia della città, e si sta strenuamente opponendo alla creazione di un nuovo bacino idrico.
Jake lo pedina per capirci qualcosa, scatta foto compromettenti, finché un'altra Evelyn Mulwray (la divina Faye Dunaway) si presenta nel suo ufficio dicendogli che lei è la vera moglie ed è pronta a denunciarlo. Da lì in poi il delirio.

Chinatown vi trascinerà a forza dentro le acque limacciose di Los Angeles, facendovi attraversare canali di scolo, dubbie moralità e segreti inconfessabili. Polanski non fa alcuno sconto, mai, tirandoci giù nel gorgo assieme a Jake, che come lo spettatore subisce ogni tipo di angheria, visiva e fisica, sporcandosi, alla fine, molto più di noi. E per capire qualcosa di tutto l'enorme caso bisognerà davvero attendere fino alla fine, imparando l'ultima, tragica, lezione: "Lascia stare, Jake, è Chinatown".

L.A. Confidential - Curtis Hanson (1997)

Sempre Los Angeles, questa volta Anni '50. Tre agenti di polizia, tre caratteri estremamente diversi, tre attori splendidamente in parte: Guy Pearce, Russell Crowe e Kevin Spacey. Tutti uniti, anche controvoglia, per il Natale di sangue: polizia che picchia civili, foto rubate dalla stampa, licenziamenti e un caso che si insinua sottoterra, in mezzo a tutto questo trambusto mediatico, come un cancro che inizia a infettare il distretto e si spande in continuazione, macchiando tutti, nessuno escluso. Un noir che strizza l'occhio ai suoi antenati in bianco e nero, riuscendo a raggiungere il loro livello e scavarsi la propria nicchia, mentre noi spettatori cerchiamo di trovare il bandolo di questa sanguinolenta matassa. C'è davvero tutto, una summa del genere, fino alla femme fatale interpretata da Kim Basinger. Il che, capite bene, si spiega da sé.

Abbiamo finito: sette film noir intricati e complessi, con i quali fare i conti, capaci di stravolgervi il cervello fino alla fine. Ma finita la folle corsa nei meandri brutti, sporchi e cattivi delle pellicole, beh, sarete più che felici di aver pagato il biglietto.

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