L'ultima casa a sinistra: il film che ha traumatizzato Quentin Tarantino

Quentin Tarantino ha recentemente dichiarato di essere stato traumatizzato da solo due film, Bambi e l'esordio di Wes Craven. Riscopriamolo insieme.

L'ultima casa a sinistra: il film che ha traumatizzato Quentin Tarantino
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Non vi è dubbio che Bambi sia uno dei film che ha maggiormente traumatizzato gli spettatori di tutto il mondo, soprattutto per via di quella scena relativa alla morte della mamma che ha lasciato un segno nei piccoli spettatori che hanno visto il classico animato a firma Walt Disney. Anche Quentin Tarantino, uno che non va certo per il sottile, l'ha inserito tra i titoli che lo hanno segnato, ribadendo come per una volta tanto il cliché sia stato rispettato anche nel suo caso.

Ma insieme a questo titolo rimasto nell'immaginario di molti l'iconico regista ha inserito un altro cult molto più di nicchia, sicuramente non rivolto al grande pubblico per via delle tematiche scabrose che si trova ad affrontare nel corso dei suoi intensissimi ottanta minuti di visione: stiamo parlando de L'ultima casa a sinistra, seminale esordio di Wes Craven che nel 1972 ha sconvolto il mondo intero, dando adito a diverse controversie e venendo censurato in diversi Paesi del mondo per via di quanto mostrato. E come spesso accade, le parole di Tarantino hanno un loro perché...a proposito, sapete quale è secondo lui il film migliore dell'ultima decade?

L'ultima casa a sinistra: che l'orrore abbia inizio

L'ultima casa a sinistra ha inizio quando la giovane Mary Collingwood, una ragazza di diciassette anni che vive in una zona di campagna, informa i genitori John ed Estelle che trascorrerà la serata nella vicina città insieme alla migliore amica Phyllis Stone, ignara di quanto le attenderà una volta giunti in loco. Nelle stesse ore infatti la radio passa la notizia relativa all'evasione di un gruppo di spietati criminali, ora latitanti.

Le due ragazze finiscono in una zona malfamata in cerca di droga e vengono invitate in casa da Junior, un eroinomane che fa parte della banda di delinquenti. Appena oltrepassata la porta dell'appartamento vengono circondate dal leader Krug, sadico e violento stupratore, dal suo complice Fred e da Sadie, la donna del gruppo. Per Mary e Phyllis è soltanto l'inizio dell'orrore, con gli aguzzini che cominciano ad abusare di loro per tutta la notte. Il giorno successivo vengono condotte nel bosco dove le sevizie continuano in maniera sempre più brutale, fino a quando le spaventate vittime non vengono uccise. Gli assassini, assolutamente senza rimorso alcuno, trovano poi ospitalità proprio in casa di John ed Estelle, senza sapere come questi fossero i genitori di Mary. E questi ultimi, una volta scoperto con chi hanno a che fare, non tarderanno a mettere in pratica la loro vendetta, tremenda vendetta.

Un film controverso

Craven ha dichiarato di essersi ispirato ad uno dei grandi capolavori del regista svedese Ingmar Bergman. ossia La fontana della vergine (1960), ambientato nella Svezia medievale e a sua volta adattamento di una popolare ballata scandinava. Un classico lirico e drammatico, che si ammantava di molteplici significati e profonde riflessioni pur partendo da un medesimo approccio narrativo, con la giovane protagonista vittima di violenza.

Con L'ultima casa a sinistra ci troviamo invece davanti ad un rape & revenge sporco e ferale, smaccatamente di genere nella sua realizzazione low-budget - costato soltanto novantamila dollari - che amplifica a dismisura quel senso di sporcizia morale che emerge soprattutto nella parte centrale, dove il sadismo raggiunge picchi di pura depravazione in scene effettivamente disturbanti nella loro forma grezza. Un'orgia di sangue e violenza - ma non priva di macabra poetica, come nella scena del lago che ricorda il famoso dipinto Ofelia di John Everett Millais - che colpisce senza far sconti, con le due innocenti teenager vittima della furia omicida di quattro criminali sui generis, più crudeli e subdoli del solito. Non è un caso che la tagline originale recitasse proprio "Can a movie go too far?", ovvero se un film potesse spingersi così oltre i limiti del consentito.

L'intento del regista di Nightmare e Scream era quello di scioccare lo spettatore, rendendolo occhio colpevole e impotente di un massacro in piena regola, dove la cattiveria dei villain era elemento necessario per empatizzare ancor maggiormente con la vendetta orchestrata dai genitori, perpetrata nel quarto d'ora finale in una resa dei conti memorabile, con tanto di motosega d'ordinanza a far la sua comparsa. Al netto di queste atmosfere tese e torbide, atte a provocare una sensazione di disgusto mista a indignazione, L'ultima casa a sinistra può anche contare su una dose di humour che cerca di alleggerire le varie fasi della mattanza: il ruolo di personaggi comici è affidato alla coppia di poliziotti locali che indagano sul caso, sempre al centro di situazioni paradossali e grottesche mentre cercano di rintracciare la banda di evasi.

Il cast era formato per gran parte o da esordienti o comunque da interpreti che avevano ancora poca esperienza e durante le riprese non sono mancati momenti difficili. La protagonista Sandra Peabody ha dichiarato di essersi seriamente spaventata durante alcuni ciak e che da persona estremamente sensibile ha vissuto tutto come se fosse drammaticamente vero; in una delle scene di stupro è stata inoltre colpita fin troppo violentemente dal collega David A. Hess. Una delle ennesime controversie di un film che ha fatto scuola, tanto da meritarsi nel 2009 un omonimo remake: potete leggere qui la nostra recensione di L'ultima casa a sinistra nella sua nuova versione, prodotta dallo stesso Craven che è tornato, anche se da dietro le quinte, sul luogo di quel delitto che ha lanciato la sua carriera.

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