Cannes 2016: i film del cuore di Everyeye

Chiude i battenti il Festival di Cannes 2016: ecco il nostro personale punto di vista su tutti i titoli e i registi premiati. E noi chi avremmo fatto vincere? Scopritelo qui di seguito...

Cannes 2016: i film del cuore di Everyeye
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Palme a volontà, mare cristallino, Croisette affollatissima, tappeti rossi, strade blindate, scioperi (ebbene sì, anche i venerdì francesi possono rivelarsi l'anticamera dell'inferno in termini di trasporti e mobilità), file chilometriche, prove fisiche e mentali, tanta bellezza confluita all'interno di ritmi forsennati. Il Festival di Cannes è tutto questo, ma solo in piccola parte. Perché la kermesse francese è prima di ogni cosa e soprattutto la vetrina d'eccellenza in cui il cinema d'autore trova la sua forma più perfetta, la sua voce più potente, il suo palcoscenico migliore. Un cinema di ‘nicchia' che diventa per un attimo plateale e concede a storie altrimenti piccole e invisibili, lo sfarzoso portone d'ingresso del Festival più atteso, più ambito, e dove ogni autore sogna di portare la propria opera. Ma in un'annata in cui da cartellone figuravano veri mostri sacri (fratelli Dardenne, Ken Loach, Pedro Almodovar, Olivier Assayas, Brillante Mendoza, Jim Jarmusch e tanti, tanti altri) noi che eravamo lì tra file e proiezioni, sorprese e delusioni, caffè ingollati a ritmi frenetici (e ringraziamo in questo senso lo sponsor Nespresso perla sua presenza), chi e come avremmo premiato? Concordiamo o meno con i premi assegnati? Ve lo sveliamo qui di seguito in questa breve lista de I nostri premi targati Cannes 69.

I "nostri" premi

1. Secondo chi vi parla non ci poteva essere premio più giusto come Palma d'Oro al Miglior Film per Ken Loach che con I, Daniel Blake trova il sunto migliore di una carriera spesa a gran voce sul fronte del sociale. Perfetto nei contenuti e nella forma il suo I, Daniel Blake è un film che intenerisce ed emoziona, sfruttando il realismo estremo di messa in scena, interpretazioni e contenuto. Davvero nessuna obiezione e nulla da dire per un premio che più giusto non si può!

2. Altro vero capolavoro di questa edizione è senz'altro il Bacalaureat del rumeno Cristian Mungiu, a lui avremmo volentieri assegnato oltre al Premio per la Miglior Regia anche il Premio alla miglior sceneggiatura (andata invece a Le client di Asghar Farhadi), un esempio notevole di scrittura che fonde chirurgicamente emozione e narrazione, senso e sentimento. Un'opera dalla ‘tenuta' perfetta che parla di Romania (e non solo), di trasfigurazione del valore dell'onestà e di una società succube di una corruzione interiore che non discerne il male dal bene, e che si scontra con la voglia esteriore di "fare la cosa giusta". Da recuperare senza se e senza ma!

3. Premio ax aequo assieme a Cristian Mungiu per la Miglior regia va a Olivier Assayas con Personal Shopper. E qui forse avremmo evitato il doppio-premio, lasciando spazio di contemplazione e onore all'opera di Mungiu che (come detto poc'anzi) è stato uno dei veri colpi di fulmine di questo Festival.

4. Assolutamente concordi invece nell'assegnazione del Grand Prix al geniaccio ribelle canadese di Xavier Dolan. Il suo Just le fin du monde è un film con una doppia marcia, riuscito solo in parte, ma capace in ogni caso di riconfermare ancora una volta lo stile eccentrico e travolgente, il talento più unico che raro di questo ragazzo canadese già iper-osannato e seguito dalla critica. Un riconoscimento al valore e allo stile che secondo noi ci sta pienamente.

5. Nulla da dire anche sul Premio alla miglior interpretazione maschile per il protagonista Shahab Hosseini dell'ottimo film Le client di Asghar Farhadi. Anche se, volendo andare "dove ti porta il cuore", un Premio speciale lo avremmo dato allo splendido Daniel Blake di Hayley Squires, capace di incarnare senza la minima imperfezione la crescita interiore e la lotta pacifica di un uomo per i propri diritti. A lui consegniamo dunque la nostra Palma d'Onore virtuale.

6. Onore al merito anche per l'opera Ma' Rosa del filippino Brillante Mendoza, la cui attrice protagonista Jaclyn Jose, si aggiudica il Premio Miglior Interpretazione femminile. Anche se, pure in questo caso, avevamo una nostra personale Palma: ovvero la bravissima Sonia Braga protagonista di Aquarius del brasiliano Kleber Mendonça Filho. Ritratto di una splendida sessantenne rimasta da sola a combattere per un territorio legato alla tradizione e al proprio passato, la Clara di Sonia Braga (attrice celebre in Brasile) incarna ed è, in buona sostanza, l'anima e il corpo del film fiume (due ore e venti) del regista brasiliano. Un'interpretazione intensa che tra ricordi privati, lotte presenti, nostalgia e determinazione, disegna il ritratto pieno di una donna e un'eroina senza tempo, con un carisma infinito e una dedizione estrema. Anche a lei va di diritto la nostra personale Palma per la miglior interpretazione femminile.

7. Infine, menzione speciale per un film e un autore che avremmo fatto rientrare senza dubbio nel Palmarès. Si tratta del veterano Jim Jarmusch e del suo Paterson, risaltato all'interno del cartellone per originalità di idee e di sguardo. Il racconto reiterato nel quotidiano e reinterpretato nella simbologia, nel disegno delle coincidenze, nel valore astratto e potente della Poesia, segna infatti un altro punto nella carriera di questo apprezzato regista a cui, in ogni caso, rinnoviamo la nostra stima.

In conclusione, un'edizione ricca e variegata che non ha tradito le aspettative, e che, in fin dei conti, è stata ‘giusta' anche nei premi. À la prochaine!