Speciale Cani Sciolti: il narcotraffico al cinema

Breve excursus tra gli sbirri e i narcotrafficanti più famosi del cinema

Speciale Cani Sciolti: il narcotraffico al cinema
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Una delle piaghe peggiori della nostra società riguarda la produzione e il consumo di sostanze stupefacenti. Una tradizione malsana con origini antichissime: già nel IV a.C. Alessandro Magno era solito allietare i suoi soldati con abbondanti dosi di oppio. La droga è anche business, e le notevoli possibilità di guadagno furono alla base delle guerre dell’oppio combattute tra la Cina e il Regno Unito nel diciannovesimo secolo. Chiaramente, l’immaginario del narcotraffico è stato arricchito dal cinema, con personaggi ai limiti della legge (se non oltre, molto spesso), protagonisti di storie che ruotano attorno al mondo della droga. Come in Cani sciolti, un film ad alta tensione, diretto da Baltasar Kormákur e disponibile dal 19 febbraio in edizione DVD e Blu-Ray, distribuito dalla Universal Pictures Italia. Action movie adrenalinico con un cast stellare, nel quale spiccano i nomi di Denzel Washington, Mark Wahlberg e Paula Patton. Entrambe le edizioni per l’Home Video sono provviste, naturalmente, di contenuti speciali. Cani sciolti racconta dell’operazione sotto copertura di due agenti dei servizi segreti, interpretati dagli stessi Washington e Wahlberg, entrambi ignari della fittizia identità dell’altro. Un rapporto, il loro, basato sul sospetto, fino a un imprevedibile evento che li costringerà a collaborare. Un film dinamico, ad alta tensione, dove non mancano degli intensi momenti ironici. Una pellicola, soprattutto, ambientata nell’oscuro mondo del narcotraffico, un argomento spesso trattato dal cinema e che andremo ad approfondire attraverso un viaggio tra le pellicole del passato.

Il braccio violento della legge

Conosciuto in patria con il titolo The French Connection, Il braccio violento della legge, di William Friedkin, in seguito regista del celebre horror L’esorcista, è uno dei picchi più alti raggiunti dal genere poliziesco, con una caratterizzazione dei personaggi tipica della letteratura Hard Boiled. Il protagonista del film è Jimmy Doyle, un poliziotto dai metodi brutali e insoddisfatto sul piano professionale. Un uomo di giustizia, da raggiungere con qualsiasi mezzo, che grazie a una soffiata, e in compagnia del fedele collega Buddy Russo, cercherà di sgominare una banda di narcotrafficanti francesi, capitanati dal marsigliese Alain Charnier. Vincitore di 5 Premi Oscar, Il braccio violento della legge riesce perfettamente a coniugare l’aspetto più intimista, rappresentato da vizi e virtù dei poliziotti, con una ambientazione criminale ben delineata, dove il lusso la fa da padrone, quasi a suggerire che, effettivamente, il crimine potrebbe risultare redditizio. Non sarà così, evidentemente, perché il confine tra bene e male non viene mai effettivamente superato, in un ambiente newyorkese dove le luci della Grande Mela vengono sostituite dal grigio dei marciapiedi e dal kitsch dei night club. Da un punto di vista stilistico, infine, convince il dinamismo nelle scene d’azione e l’utilizzo della macchina da presa di un Friedkin ispirato, che ci accompagna nell’incubo urbano tra soggettive e piani sequenza indiavolati.

Scarface

Miami, anni ottanta: è questo il contesto storico scelto da Brian De Palma per il remake di Scarface, un classico del 1932 diretto da Howard Hawks. Il film racconta l’ascesa criminale di Tony Montana, esule cubano che approfittò di una fuga di massa verso le coste statunitensi per diventare, in poco tempo, un potente boss della droga, con ingenti carichi fatti arrivare negli Stati Uniti direttamente dal Sud America. Scarface da un lato mostra i “benefici” derivati dal narcotraffico, a livello economico, e dall’altro ci fa intuire la deriva personale del protagonista, sommerso dai soldi e allo stesso tempo prigioniero dei suoi stessi vizi e di una smisurata e deviata ambizione personale. Il suo è un sogno americano vissuto nell’oscurità prima, e nel lusso e negli eccessi dopo. Sottomesso a un potere dove i legami famigliari ed affettivi vengono vissuti all’ombra della paranoia e della diffidenza. Così come per Il braccio violento della legge, è evidente come la droga venga usata come un mezzo, veloce ed efficace, seppur pericoloso, per l’arricchimento personale. Il film venne premiato con tre nomination ai Golden Globe e rimane ancora oggi un capolavoro indiscusso del cinema, anche grazie ad alcune scene truculente, come una barbara uccisione in un covo di spacciatori e l’esecuzione finale del boss.

Blow

Blow, del regista Ted Demme, racconta la vera storia del criminale George Jung, uno dei più famosi spacciatori degli Stati Uniti d’America, condannato, per i suoi crimini, a sessant’anni di prigione. Jung è interpretato da Johnny Depp, qui in una delle sue performance migliori, mentre nel cast compare anche Penelope Cruz, anche se in un ruolo marginale. Il film ripercorre la storia di Jung dalle origini, con il desiderio di elevare la propria posizione economica nel più breve tempo possibile, fino al suggestivo incontro finale con la figlia, in carcere. Un finale agognato, ma frutto di una allucinazione beffarda, partorita dalla mente, ormai non più lucida come una volta, del detenuto. Nella sua “carriera” George ha collaborato con il noto criminale colombiano Pablo Escobar, si è arricchito, ha visto morire la sua giovane compagna, ha vissuto un divorzio e ha avuto una figlia. Come in una sorta di bilancia alterata, però, più il criminale accumulava ricchezze da una parte, più smarriva affetti e amicizie dall’altra, arrivando, infine, a dubitare della bontà delle sue scelte, in un drammatico e commovente finale. Una redenzione tardiva che buca lo schermo trasmettendo un valore universale dove successo e denaro sono ai margini.

Traffic

Traffic, di Steven Soderbergh, è una intensa opera corale, premiata con 4 Premi Oscar nel 2001. Il film vede la partecipazione di un nutrito cast, nel quale spiccano soprattutto Michael Douglas, Catherine Zeta-Jones e Benicio del Toro. Una delle migliori pellicole sul tema del narcotraffico, poiché capace di gestire storie diverse, intrecciandole, e mostrandoci i pericoli e gli eccessi del traffico di droga da diversi punti di vista: quello dei poliziotti di frontiera, degli uomini dei cartelli della droga, del severo giudice conservatore, dei genitori preoccupati per la dipendenza dalla droga della figlia, della figlia stessa e, infine, dagli occhi di un narcotrafficante pentito. Un film arricchito dalla fotografia eterocromatica, che cambia a seconda dell’ambientazione: un giallo decisamente caldo per le scene messicane e un blu particolarmente intenso quando l’azione si sposta a Washington, negli Stati Uniti. Traffic invita alla riflessione, in ogni suo segmento narrativo, in ogni suo personaggio. Mostra come sia possibile rimanere integri e onesti nonostante si combatta una guerra pericolosa, che sembra non finire mai, come quella contro i brutali cartelli della droga messicani, e allo stesso tempo ci porta all’interno di un microcosmo famigliare dilaniato dalle contraddizioni, dove un padre che lotta ogni giorno contro il traffico di stupefacenti non si accorge di aver già perso la sua battaglia più importante: quella che riguarda la vita della figlia.

Carlito’s Way

Dieci anni dopo Scarface ritroviamo, ancora una volta insieme, Brian De Palma e Al Pacino. Il primo nelle vesti di regista, il secondo nei panni di Carlito Brigante, un ex spacciatore portoricano, appena uscito dal carcere e desideroso di ricominciare una nuova -onesta- vita al sole dei Caraibi. Nell’attesa, Carlito decide di investire in un club, El Paraiso (stesso nome del locale di Scarface), cercando di risparmiare il denaro necessario per il trasferimento. Se Tony Montana era un boss in ascesa, il Brigante di De Palma è un uomo che ha abbandonato la vita criminale, che sogna l’assoluzione dai peccati, che conta i giorni che lo separano dalla rinascita. Lontano dalle vecchie, e spesso cattive, amicizie e lontano da un quartiere che, come in una sorta di nefasto ricambio generazionale, continua a sfornare criminali. La pellicola, sostenuta da una intensa regia di De Palma e da una struttura a flashback, sembra volerci mostrare come sia anche l’ambiente a condizionare le nostre scelte. Lo spiazzante prologo ci lascia pochi dubbi: è inutile sognare il lieto fine. Il film è stato candidato ai Golden Globe nelle categorie Miglior attore non protagonista e Miglior attrice non protagonista. Merito di Sean Penn e Penelope Ann Miller, rispettivamente avvocato, con una evidente inclinazione criminale, e compagna di Carlito.

Le Belve

Tra le pellicole più recenti dedicate al narcotraffico citiamo sicuramente Le Belve, opera di fiction più recente di Oliver Stone, regista da sempre impegnato su temi sociali che si è molto interessato, negli ultimi anni, al rapporto tra malavita e traffico organizzato di stupefacenti dai paesi in via di sviluppo verso gli Stati Uniti. Tratto dal romanzo Savages di Don Winslow, Le Belve narra del fiorente commercio di cannabis attuato da due svegli giovani californiani, Ben e Chon, assolutamente lontani dalla classica figura del narcotrafficante: uno laureato, dedito al new age e impegnato in opere di beneficenza, l'altro ex Navy Seal, condividono il fiuto per gli affari e l'amore della stessa donna, Ophelia, che volentieri accetta il triangolo amoroso. Ma il cartello messicano della spietata Elena vuole mettere le mani sul lucroso impero dei due ragazzi e sarà solo l'inizio di una faida che porterà i contendenti in un vero inferno in Terra... Anche se a conti fatti inconcludente in alcuni passaggi, il film di Stone pone anch'egli l'accento sulla pericolosità dell'immischiarsi nel traffico della droga (seppur “leggera”) nonostante le buone intenzioni dei due protagonisti, date anche le collusioni del crimine organizzato con la polizia locale. Il film, inoltre, è impreziosito dalla presenza di attori di peso come John Travolta, Salma Hayek e Benicio Del Toro, oltre a rappresentare probabilmente la miglior prova ad oggi dei due protagonisti maschili, Taylor Kitsch e Aaron Taylor-Johnson.

Contraband

Contraband nasce da una idea di Mark Wahlberg, qui nella doppia veste di produttore e attore. Il film è il remake di una pellicola islandese del 2008, Reykjavík - Rotterdam, ed è diretto da Baltasar Kormákur, dietro la macchina da presa anche in Cani Sciolti. Il protagonista di Contraband è Chris Farraday, un ex marinaio e contrabbandiere ormai in pensione e capace di ricostruirsi una vita grazie all’affetto della moglie e all’amore per i figli. Nonostante un ritrovato equilibrio sarà costretto, suo malgrado, a rimettersi in gioco per salvare la vita del nipote, invischiato in un losco affare di droga e responsabile della perdita di una partita di droga di grande valore. Insieme dovranno realizzare un ultimo, audace, colpo trasportando negli Stati Uniti una ingente quantità di denaro sporco. Una pellicola che ha nella naturalezza il suo miglior pregio. Rinunciando a inutili orpelli, Kormákur confeziona, infatti, una pellicola di valore, egregiamente recitata, soprattutto dai due meravigliosi caratteristi Giovanni Ribisi e Ben Foster, dove si respira l’aria dei migliori action movie. Un film dove il crimine ha un sapore meno amaro, perché visto come mezzo per salvaguardare la famiglia.

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