Calcio e Cinema: i migliori film dedicati al mondo del pallone

Il mondo del calcio è spesso stato al centro di numerose pellicole. Tra sfide indimenticabili e cult intramontabili ecco i migliori film a tema.

Calcio e Cinema: i migliori film dedicati al mondo del pallone
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Sin dalla nascita della società moderna il calcio ha accompagnato le nostre vite regalandoci lunghe domeniche di svago, passione e infinite discussioni. Quei 22 giocatori dietro una palla rotonda sono da sempre il simbolo della nostra identità: passano gli anni, cambiano gli uomini, ma la forza di questo mondo rimane sempre la stessa. Era impossibile che il cinema non cogliesse a pieno la forza narrativa più pura di questo strano sport, le sue ripercussioni sugli uomini e sui costumi. Nel corso degli anni sono stati numerosi i registi che si sono interessati al calcio nei modi più vari e trasversali possibili, a volte solo citandolo o inserendolo in contesti narrativi più ampi, come l'indimenticata partita in "Mediterraneo" di Salvatores, altre volte utilizzandolo come nucleo centrale dell'intera vicenda. Abbiamo selezionato alcuni film indimenticabili dedicati al mondo del calcio e alle sue infinite sfaccettature.

Fuga per la vittoria (1981) e la "Partita della Morte"

La partita più importante e conosciuta di sempre per il film più importante e conosciuto sul mondo del calcio. Uscito nel 1981 per la regia di John Huston e con un cast stellare comprendente grandi attori (Michael Cane, Sylvester Stallone, Max Von Sydow) e calciatori professionisti (Pelè, Bobby Moore), "Fuga per la vittoria" racconta una storia appassionante e coinvolgente liberamente ispirata alla famosissima "partita della morte". L'evento storico, diventato nel tempo una leggenda soggetta alle più improbabili invenzioni, si svolse nel 1942 e vide sfidarsi l'aviazione nazista tedesca contro un gruppo di giocatori ucraini professionisti: questi ultimi dovevano perdere per compiacere i loro invasori, ma diedero comunque tutto e vinsero la partita, condannandosi a un destino di morte e persecuzioni. Rilanciato dai media e da testimonianze più o meno veritiere, è diventato un evento di fama mondiale, soggetto privilegiato di storie, leggende e, appunto, film. Nel 1962, rispettivamente dall'Ungheria e dall'Unione Sovietica, arrivarono "Due tempi all'inferno" e "Il Terzo Tempo", ma è con l'opera di Huston che si è raggiunto l'apice di questa potentissima favola sportiva. I fatti sono stati ampiamente rimaneggiati e modernizzati, occidentalizzati nell'epica del racconto e nell'utilizzo degli elementi emozionali. L'ambientazione è stata spostata alla Francia occupata e lo scontro è stato trasformato in una sfida tra nazisti e prigionieri di varia nazionalità. L'epica del calcio è rispettata in ognuno dei suoi elementi principali, dando vita alla partita più famosa e spettacolare nella storia del cinema. Il tempo passato non ha sminuito la portata magistrale di alcune sequenze, ancora oggi stilisticamente perfette, drammaticamente emozionanti e capaci di imprimersi nella memoria e nell'immaginario collettivo.

La trilogia di Goal (2005, 2007, 2009)

Caso più unico che raro nella storia cinematografica è stato Goal, film del 2005 di Danny Cannon con cui viene raccontato il percorso di un giovane calciatore, Santiago Munez, dagli esordi sino all'arrivo ai vertici dello sport. Da premiare l'abilità del regista nel saper "elevare" una storia semplice e a tratti banale con delle più che buone sequenze di calcio giocato, alcune riprodotte in digitale - con limiti tecnici oggi davvero evidenti - e altre girate appositamente durante delle partite reali. Un film apprezzatissimo dalle ultime generazioni, capace di raccontare con passione sincera il gioco del calcio, i suoi retroscena e i suoi valori con quel pizzico di spettacolarizzazione che in pellicole del genere non deve mai mancare. Ottimo l'equilibrio tra realtà e finzione, con squadre e campioni conclamati che fanno da sfondo pulsante all'intera vicenda. A concludere la carriera fittizia di Munez sono arrivati, nel 2007 e nel 2009, altri due film, ugualmente apprezzati, in cui è stato mostrato l'arrivo del calciatore ai grandi club, alle grandi competizioni europee e alle nazionali.

Il maledetto United (2009)

Prendete alcune delle personalità più affermate della cinematografia del Regno Unito e unitele con la storia di una delle icone più scintillanti della Premier League, Brian Clough. Tratto dall'omonimo romanzo di Davin Peace, scritto da Peter Morgan e diretto da Tom Hooper, "Il maledetto United" racconta il 1974 del mitico manager inglese e la sua terribile esperienza di 44 giorni alla guida del Leeds United. L'uomo era arrivato sulla panchina della squadra a sostituire il suo acerrimo rivale Don Revie e fu subito accusato di scarsa coerenza: in passato erano state numerose le discutibili dichiarazioni sulla squadra e sui suoi giocatori. Si ritrovò nel bel mezzo di una situazione ai limiti dell'assurdo, con giocatori arrabbiati per la scelta, terribilmente scorretti in campo, con vite private discutibili e uno spirito contrario a molti dei valori base dello sport. Interpretato magistralmente da Michael Sheen, il film si concentra sugli aspetti più controversi di un uomo chiamato ad un'impresa impossibile, portatore di valori importanti ma in perenne conflitto con se stesso e le sue paure. Un ritratto umano ben realizzato e toccante, uno spaccato di un calcio passato ma terribilmente moderno. Il film, purtroppo, non è mai arrivato nei cinema italiani ma è stato distribuito solo successivamente in home video.

Sognando Beckham (2002)

Sei anni prima di Danny Boyle e del suo The Millionare un altro film era riuscito a unire il mito di Bollywood con le caratteristiche più tipiche del cinema occidentale. Uscito nel 2002, "Sognando Beckham" divenne un vero e proprio caso a livello mondiale, capace di affrontare con garbo e delicato sentimentalismo il mondo del calcio femminile, fino a quel momento bistrattato e mai troppo considerato. In una ben riuscita commistione tra tradizioni indiane e modernità inglese, il film di Gurinder Chadha racconta la vita di Jess, giovane talento calcistico cresciuto nel mito del più grande calciatore inglese dell'epoca, David Beckham. La ragazza sarà costretta a coltivare la sua passione di nascosto, osteggiata da una famiglia più interessata al suo buon nome che al bene della ragazza. Il calcio, alla fine dei conti, rimane quasi sempre sullo sfondo, offuscato dalla più classica delle parabole di formazione tra rapporti d'amicizia difficili, amori tormentati e un finale tanto felice quanto scontato. Il film ha comunque avuto il merito di farsi apprezzare trasversalmente da una buona fetta di pubblico, anche quella meno legata allo sport.

Hooligans (1995 e 2005) e il mondo dei tifosi in Italia

Il mondo dei tifosi è sempre stato uno degli aspetti più controversi del mondo del calcio. Due le direttrici con cui il fenomeno è stato presentato al cinema, una più divertente e goliardica, di matrice italiana, e una più seriosa e violenta, di produzione inglese. Dalla Gran Bretagna sono arrivate due pellicole, entrambe intitolate "Hooligans", uscite a dieci anni di distanza l'una dall'altra ed entrambe dedicate agli aspetti più particolari e controversi del tifo estremo che ha falcidiato l'Inghilterra per buona parte degli anni 90'. Il primo, del 1995, racconta la storia di un poliziotto inglese chiamato ad infiltrarsi in un gruppo di tifosi organizzati salvo poi "convertirsi" ai valori e all'organizzazione del gruppo; il secondo, del 2005, si focalizza su un violento gruppo di tifosi del West Ham, sulla loro filosofia e sul loro modo di essere, mostrandoceli attraverso gli occhi dell'ultimo arrivato. In entrambi i film il calcio è un pretesto per mostrare punti di vista diversi e degenerazioni più o meno spettacolarizzate di una passione che distorce i suoi aspetti migliori, estremizzandoli in esplosioni di violenza e rabbia incontrollata. Ben diverso il tenore delle pellicole italiane: se si esclude il crudo e realistico "Ultrà" del 1991 di Ricky Tognazzi, tutte le altre si inseriscono perfettamente nel fenomeno della commedia all'italiana anni 80'. Il primo, del 1982, è l'ormai iconico "Eccezzziunale.. Veramente", con Diego Abatantuono nei panni di tre tifosi diversi, particolari e divertenti, rappresentati tra classici monologhi nonsense e gag più o meno riuscite. Del 1999 è invece "Tifosi", esperimento comico a episodi molto meno apprezzato nonostante il nutrito cast comico (Abatantuono, Boldi, De Sica, Iacchetti, Mattioli). Imperdibili, nonostante tutto, le partecipazioni di Nino D'Angelo e Diego Armando Maradona.

L'Allenatore nel Pallone (1984)

Il personaggio simbolo dei film calcistici in Italia è sicuramente lui, Oronzo Canà, l'iconico allenatore interpretato da Lino Banfi nel 1984. La sua Longobarda è rimasta impressa nell'immaginario collettivo di più di una generazione e il suo "lascito" è stato rivalutato con forza in tempi molto recenti, portando anche alla nascita di un orribile sequel nel 2008. "L'Allenatore nel Pallone" rimane un film pessimo sotto numerosi punti di vista; il suo unico scopo era quello di veicolare le gag, gli accenti e le trovate di un Lino Banfi perfettamente a suo agio nel ruolo di giullare, ma ha avuto l'indiscusso merito di lanciare tormentoni ancora oggi indimenticabili e parodie piuttosto riuscite sul mondo del pallone e le sue storture. Seppur in salsa semplicistica e banale ci vengono presentate alcune figure iconiche dell'Italia pallonara: allenatori discutibili, presidenti affaristi e criminali, talent scout furbi e truffaldini, giornalisti ben poco professionali, nonché una serie di partecipazioni di livello con veri e propri calciatori e giornalisti dell'epoca, da Pruzzo a Ciccio Graziani, da Ancelotti a Liedholm, passando per Galeazzi, Biscardi e Nando Martellini. Un film demenziale a tutti gli effetti, senza nessuna pretesa se non quella di divertire e divertirsi con puro spirito goliardico. Può non piacere, ma se le sue battute, la sua "bi-zona" e le sue trovate sono ancora oggi impresse nella mente di molti qualche merito in fondo deve pur averlo.

Il Presidente del Borgorosso Football Club (1970)

Ancor prima di Banfi e del suo Canà era stato il Benito Fornaciari di Alberto Sordi a segnare gli anni 70' con una buona commedia dedicata a un mondo ancora più lontano e mitico. Il film è uno spaccato della società italiana di quegli anni, con un Sordi mattatore e perfettamente a suo agio in un personaggio inserito in un contesto che non gli appartiene ma grazie al quale troverà gioie e momenti felici. Ad esserci presentato è ancora una volta un gioco filtrato sotto gli occhi della commedia, uno spaccato di quello che era lo sport più amato in Italia quando non erano ancora i milioni a farla da padrone e quando anche imprenditori semplici potevano regalarsi qualche momento di gloria. Il film vide la partecipazione di Omar Sivori e la sua storia divenne fonte di ispirazione per la creazione di una vera e propria Borgorosso: nel 2006, per volere dello stesso Alberto Sordi e della sua Fondazione, fu creata una squadra dilettantistica romana con lo stesso nome e gli stessi loghi di quella della pellicola.

Shaolin Soccer (2001)

Unire il kung-fu con il calcio era una follia che potevano concepire solo i cinesi. Questa commedia demenziale del 2001 si fa apprezzare per le sue incredibili sequenze d'azione, tanto fantastiche e folli quanto ben riuscite e divertenti. La storia, trascurabile, è solo un pretesto per veicolare un concetto di calcio tutto divertimento e spettacolarità. Interessante vedere come uno sport tipicamente occidentale sia plasmato, trasformato e spettacolarizzato secondo i canoni filmici e comici dell'oriente: seppur con metodi ed esiti diversi, si tratta dello stesso canovaccio adottato in Giappone con Holly e Benji. Il film, plasmato sul suo pubblico di riferimento, non è stato recepito nel migliore dei modi in Europa; fortemente rimaneggiato, è stato privato di alcune sequenze e di alcuni dei suoi elementi fondamentali, come il sonoro e la colonna sonora. Esiti ancora peggiori per la versione italiana: la traduzione non solo ha stravolto il senso, la comicità e la riuscita di dialoghi e battute, ma ha anche dato vita a un doppiaggio pessimo e discutibile. Oltre a far parlare tutti i personaggi con i più disparati dialetti, creando un senso di estraniamento non indifferente, sono stati inseriti dei calciatori italiani tra i doppiatori principali. L'idea, apprezzabile sulla carta, ha avuto esiti fallimentari dal punto di vista dell'espressività e della credibilità.