Buzz Lightyear, verso l'infinito e oltre: la storia del giocattolo Pixar

Ripercorriamo la nascita di uno dei grandi protagonisti di Toy Story, divenuto vero e proprio fenomeno di massa dagli anni '90 a oggi.

Buzz Lightyear, verso l'infinito e oltre: la storia del giocattolo Pixar
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Il presupposto da cui nasce Lightyear di Angus McLane è il desiderio di voler esplorare le origini mainstream del personaggio di Buzz all'interno del mondo narrativo di Toy Story (non perdete la nostra recensione di Lightyear). Se il giocattolo esiste, da quale storia è tratto? Da quale film? Ci è voluto un profuso e significativo impegno, alla Pixar, per trasformare il Buzz giocattolo nel Buzz "reale", e questo soprattutto per l'iconicità del personaggio, conosciuto in tutto il mondo e divenuto nel corso di quasi 30 anni uno degli emblemi più amati e riconoscibili della Casa di Luxo Jr. Dalla stanza di Andy fino allo spazio vero e proprio, il percorso creativo dell'astronauta del Comando Stellare è raccontato in modo centrato e sintetico nel documentario Oltre l'Infinito, da poco approdato su Disney+.

Agli uffici Pixar, Buzz è addirittura un vero e proprio emblema. Allo scattare del decimo anno lavorativo, infatti, ai dipendenti viene regalata una statua che lo raffigura: «Perché rappresenta una tradizione abbastanza lunga ma resta sempre il nuovo arrivato - dice Pete Docter». Lo spiega ancora meglio Galyn Susman, produttrice di Lightyear: «C'è qualcosa di aspirazionale e davvero ambizioso in Buzz. Quella piccola statua riconosce al tempo stesso una decade di lavoro e lascia esclamare "verso l'infinito e oltre", perché c'è ancora tanta strada da fare». E tanta è stata anche la strada degli artisti e animatori Pixar prima che Buzz divenisse il personaggio che conosciamo.

Ecco a voi Lunar Larry

Quando Disney si appassionò ai cortometraggi firmati Pixar, non ci pensò due volte a chiedere lo sviluppo di un lungometraggio animato. John Lasseter e soci non avevano però idea di cosa confezionare e partirono da un concept già utilizzato per un loro short, Tin Toy. Il cuore della storia era già lì, nel rapporto tra un vecchio giocattolo affermato e il nuovo arrivato che minaccia lo status quo della stanza di Andy.

La latta richiamava troppo il Dopo Guerra e non era accattivante per il pubblico moderno. Serviva qualcosa di più contemporaneo e interessante, così si arrivò a pensare a un'astronauta, al giocattolo che tutti i bambini vorrebbero. Cominciò a prendere forma Lunar Larry, concepito come un personaggio proveniente dalla golden age degli anni '30 e pensato per questo come un supereroe, con tanto di stemma con doppia L sul petto della tuta spaziale. Esistono centina e centinaia di character studio, alcuni assolutamente splendidi, decisamente variegati in termini di stile e concezione. Toccò poi a Bob Pauley, character designer di Toy Story, trovare il look migliore che più si confacesse alla richieste di Lasseter, passando da una corposa documentazione sulla NASA e gli astronauti fino a giri mirati in diversi negozi di giocattoli, smontando questi ultimi pezzo per pezzo così da poter studiare il funzionamento dei punti di snodo e la relativa costruzione. Pauley riuscì a creare un vero e proprio giocattolo animato con una cura del dettaglio impressionante, tanto da inventare lui stesso un modo per azionare delle ali apribili così da renderlo meno ingombrante. Fu lui a suggerire poi di abbandonare l'idea del colore russo per la tuta e renderlo più credibile con una tinta bianca macchiata di verde e viola. Buzz cominciava a prendere la sua forma definitiva prima di passare al reparto animazione.

Un fenomeno inaspettato

Concomitante allo sviluppo estetico del personaggio proseguì anche quello caratteriale, che fu plasmato in modo significativo da Tim Allen, la cui idea fu di interpretarlo in fase di doppiaggio come fosse un severo poliziotto di quartiere un po' esaltato: «Tim diede vero spessore a Buzz. È con lui che prese definitivamente vita», dice ancora Docter.

L'aria un po' pomposa e buffa era invece già a monte: «"Verso l'infinito e oltre" era una frase che estrinsecava perfettamente l'essenza intima di Buzz - spiega il regista di Up e Inside Out -. Risero tutti nella scena in cui la pronunciò la prima volta, perché il motto non aveva senso ed era del tutto rappresentativo del personaggio».

Da Lunar Lerry si passò a Tecor nel corso dei primi test d'animazione (Woody si chiamava Slim), ma alla fine trionfò il nome Buzz in onore dell'astronauta Edwin "Buzz" Aldrin, la seconda persona a mettere piede sulla Luna nell'ambito della missione Apollo 11. Una volta uscito il film, Toy Story divenne un successo immediato e con lui Buzz.

Ebbe un esplosione impensabile nella cultura di massa e si scoprì funzionare bene non solo come giocattolo sul grande schermo ma anche come giocattolo vero e proprio. La faccia del ranger spaziale era ovunque tra la metà degli anni '90 e i primi del 2000: sui calzini, sulle tazze, sulle scarpe, sfilava nei cortei sotto forma di gonfiabile e una sua action figure arrivò persino alla Stazione Spaziale Internazionale. Insieme a Woody presentò anche una nomination agli Oscar. Funzionava come spalla esilarante e il suo carattere più esuberante e meno razionale era e resta un grande richiamo per i bambini, che vedono in Buzz l'amico che vorrebbero al proprio fianco o l'eroe che vorrebbero essere. E il richiamo che suscita è oggi forte come ieri, divenuto di fatto un personaggio immortale e indimenticabile. Non è un caso che sia il solo protagonista Pixar ad aver ricevuto un trattamento spin-off di questo tipo. E non è un caso che il suo motto sia d'ispirazione e sprono per dare sempre il meglio e guardare avanti con ottimismo, coraggio e caparbietà. Come per i piccoli, così per gli adulti.

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