Blow: perché è un Cartel Movie diverso da tutti gli altri

Compie vent'anni il film di Ted Demme, con Johnny Depp nei panni di uno dei narcotrafficanti più iconici della settima arte.

Blow: perché è un Cartel Movie diverso da tutti gli altri
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Il narcotraffico ha creato, negli ultimi decenni, un sistema economico parallelo a quello cosiddetto "legale". I narcotici hanno invaso il mondo, sono diventati, nelle loro varie tipologie, uno degli aspetti dominanti della nostra vita, direttamente e indirettamente.
I protagonisti di questa terribile epopea sono col tempo diventati mito, emblemi di una sorta di arrivismo che il cinema ha sovente descritto in modo romantico, altre volte grottesco, ma sempre elevandoli a simbolo di intraprendenza, coraggio e addirittura senso dell'onore, quasi come eroi maledetti e solitari.
Blow, diretto da Ted Demme, con un grandissimo Johnny Depp, si erge all'interno del genere come uno dei film meno connessi a tale descrizione retorica.
A vent'anni di distanza, vedendo come il cinema e la serialità televisiva hanno continuato a esplorare questo mondo, bisogna ammettere che questo film è uno dei più veri e realistici su quel terribile periodo storico noto come l'era dei cocaine cowboys.

L'America dei cocaine cowboys

Il film di Demme indaga sulle motivazioni esistenziali di George Jung, figlio della middle class americana sempre vulnerabile a ogni sterzata economica, che scelse di delinquere e rifiutare la vita onesta e povera che il padre Fred (Ray Liotta) aveva abbracciato, trovandosi poi a essere un imprenditore e marito fallito.
La California degli anni della contestazione è l'anticamera dello spaccio internazionale che poi sarebbe diventata. Perché al contrario di tanti film sui narcos, Blow fa una cosa che pochissimi altri hanno fatto: ci mostra la realtà storica, dipana un iter narrativo che usa i protagonisti non solo per farci affezionare a loro, ma soprattutto per farci comprendere come, da erba e acidi utilizzati dai figli dell'amore libero, l'America si trovò infine invasa dalla cocaina del nuovo arrivismo.
La magica polverina bianca diventò, durante gli anni '70, il manifesto del nuovo sogno americano, dell'epoca Yuppie e machista. Da piccolo vezzo per le élite si fuse poi con la strada.
Johnny Depp è magistrale nel restare sotto le righe eppure incredibilmente espressivo, nel dipingere questo Piccolo Cesare che dallo spacciare di fronte ai pub e licei si trovò prima a essere il re della marjuana e poi il principale importatore per conto del famigerato Pablo Escobar.

Blow distrugge l'epica del narcos

La cocaina in Blow è una sorta di bandiera, il biglietto da visita di un'era che esplode, una nuova corsa all'oro di un veleno che ha cambiato la nostra società per sempre, distrutto i vecchi equilibri tra la Mafia e la politica, la strada e la upper class.
Sovente, guardando a capolavori come Scarface, oppure a serie tv di enorme caratura come Narcos o l'italianissima Gomorra, emerge un mondo criminale in cui l'amicizia virile, la parola data, il senso di una comunità parallela ma simile a quella della società civile regna con maggior coerenza.
Blow invece fu assolutamente perfetto nel distruggere questo mito, fin dagli inizi, quando Jung si ritrova per la prima volta in galera e la sua banda di spacciatori di erba si squaglia come neve al sole.
Ma è soprattutto nel suo rapporto con Diego Delgado (un grandissimo Jordì Molla), ispirato a Carlos Ledher, che Blow riesce nell'impresa di abbattere questa falsa morale, che in realtà il mondo criminale non ha mai avuto.
I soldi sono tutto, il potere li accompagna, l'avidità diventa uno stile di vita, a un certo punto invece della droga vediamo solo banconote su banconote, di ogni tipo, taglia e misura, dentro scaffali, dentro armadi, alla cintura.
Il denaro pare perdere valore, invece la sceneggiatura di David McKenna e Nick Cassavetes riesce abilmente a farci capire che è quello la vera droga, non la cocaina.

Un sogno americano fatto di avidità senza fine

Jung, tradito e infine reso povero dal suo ex amico Delgado, avrebbe potuto ritirarsi molto prima, visto che faceva girare miliardi di dollari. Eppure, come molti altri, l'avidità, il lusso sfrenato, le amicizie coi vip e lo stile di vita che lo circondavano finirono per renderlo un tutt'uno con quel mondo, con il suo ideale anti-borghese.
Entrarci è facile, uscirne è sostanzialmente impossibile. Non tanto perché l'ambiente non te lo permette, ma perché se oggi guadagni 10, domani sarà 100 e allora naturalmente dopodomani 1000.
La Sicilia della lupara bianca e della Mafia ha coniato il famoso detto per il quale neppure il sesso dà piacere come il comando. Blow ci dimostra che è vero.

Oltre al mito del "gangster" dei narcos, Blow distrugge anche gli altri due pilastri del sogno americano: la famiglia e l'autoassoluzione da ogni peccato. Depp, sconfitto dalla ex moglie e dagli ex complici, costretto dentro una catapecchia dopo aver posseduto di tutto, diventa esattamente ciò che non voleva essere: un "onesto" morto di fame con una figlia che lo commisera e una moglie che lo ama solo quando ha successo.
Il suo grande viaggio alla fine lo riporta esattamente dov'era. Promette di cambiare vita ma non può perché al di fuori della criminalità non sa fare nulla, abbraccia il senso di colpa dell'ennesimo arresto che lo porterà in carcere fino al 2015, al non vedere più la figlia, che solo grazie a questo film si riavvicinò a uno degli uomini che ha creato quell'inferno di degrado che strangola ghetti e periferie di tutto il mondo.

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