Blonde a Venezia 79: Ana De Armas è la perfetta Marilyn Monroe?

L'attrice cubana assomiglia incredibilmente alla diva, ma è soprattutto nella rappresentazione della sua tragedia che riesce a coglierla davvero.

Blonde a Venezia 79: Ana De Armas è la perfetta Marilyn Monroe?
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Il percorso di Blonde di Andrew Dominik per Netflix è stato lungo e tortuoso. Pur avendo affermato che con Ana De Armas è stato "un colpo di fulmine", in realtà sono diverse le attrici che si sono succedute nel corso degli anni prima di approdare sul set di un'opera ambiziosa e densa di cinema, la quale anche ad un anno dall'annuncio della post-produzione continuava a non venir mai rilasciata. La prima scelta per interpretare Marilyn Monroe fu Naomi Watts, la quale lasciò poi il passo alla Jessica Chastain premio Oscar per Gli occhi di Tammy Faye.

Ci sono state decisioni e rinunce, scelte e provvedimenti da prendere, che hanno portato anni dopo l'autore a condensare le mille e più pagine dell'omonimo libro da cui il film si ispira, edificandole attorno al viso e al corpo dell'interprete cubana. Ora che Blonde ha debuttato a Venezia 79, scopriamo se Ana De Armas è davvero la perfetta Marilyn Monroe.

Dal libro al volto di Norma/Marilyn

Una successione di eventi e di modifiche che, a opera fatta e finita, giustificavano la reticenza e il timore di approcciarsi alla visione di una diva iconica del panorama mondiale che già l'autrice del romanzo Joyce Carol Oates metteva con durezza in una posizione d'orrore, quella di una vita vissuta solamente attraverso un personaggio e mai traendo a piene mani dal reale.

Una protagonista la cui paura (l'ultima davvero si può affermare dopo aver visto il film) non risiedeva tanto nel trovare la somiglianza con una fisionomia indelebile nella mente di qualsiasi spettatore, bensì di doverla oltrepassare per attingere a una fragilità disturbata come quella che ha condizionato l'esistenza della portatrice sullo schermo di Marilyn Monroe, la vera Norma Jean (per avere una prima idea della Norma/Marilyn di Ana De Armas recuperate il trailer ufficiale di Blonde). Ana De Armas deve mettersi a nudo, metaforicamente e non, per intraprendere un tracollo che in Blonde si respira nell'istante esatto del suo inizio, quello in cui una madre e una figlia definita "maledetta" corrono in macchina verso delle fiamme che bruceranno per l'intera esistenza della futura attrice. Un genitore che la odiava, un altro che non l'ha mai riconosciuta, un bisogno di amore che la performer De Armas ha dovuto abbracciare per abbandonarcisi poi dentro, sperando di non annichilirsi. Di non lasciarsi sopraffare dall'angoscia di una personalità la cui tragicità è insita nel suo destino, di cui si conoscono talmente bene i fatti che Dominik si impegna a selezionare così da poterci costruire al di sopra la propria visione registica.

Alla frattura interna di Norma Jean l'attrice deve aggiungere il progressivo abbandono delle vesti che se rappresenta da prima la scoperta e l'accettazione di una carnalità da dover liberare e con cui potersi esprimere, ben presto diventa materia di depravazione e di uso e consumo di una medialità popolare e becera.

Una sessualizzazione di cui Norma sentiva non c'entrare affatto, quando a mostrarsi e ad alzare la gonna bianca era Marilyn, pronta a dare ciò che la gente voleva di lei. Ma la nudità arriva anche per l'esasperazione di una gabbia che la donna - quella vera - ha sentito cominciare a diventare sempre più soffocante, nonché immagine di una vulnerabilità totale che metteva continuamente in scena, venendo ferita e umiliata dal mondo.

Una sfida coraggiosa per Ana De Armas

Una prova ardua e da ammirare quella di Ana De Armas, che non si tira indietro nell'esplorazione di un'afflizione, quella vissuta fin dalla tenera età da Norma Jean, che ne ha condizionato il divenire e che l'ha messa di fronte alla volontà, seppur impossibile, di poter mettere su una famiglia. Di diventare madre, di poter crescere quei bambini che per un po' ha avuto nella sua pancia (e che in Blonde figurano per un'altra parte del corpo di Norma/Marilyn, quella interiore), ma a cui non ha saputo donare alcun mondo.

Il coraggio di un'attrice che, forse tranquilla per la somiglianza impressionante con l'originale, osa nel dramma di una storia che non lascia alcuno spiraglio di brillantezza, buttando protagonista e narrazione nell'agonia più cupa. È sofferente la Norma/Marilyn di Ana De Armas, è come non ha potuto permettersi di mostrarsi quando era in vita. È provata, tormentata, infelice, distrutta. Ma è anche un personaggio talmente parte di questo insieme di pennellate e inquadrature di Andrew Dominik che la sua interprete ne diventa l'insieme di una visione più grande e sublime. Brava e presente nella pellicola, l'attrice viene sormontata dalla quantità di cinema che l'autore ha da esprimere, diventando faro da seguire per condurre il pubblico nella potenza di una scrittura per immagini di cui è protagonista e Caronte itinerante (anche Brad Pitt elogia Ana De Armas in Blonde). Un esempio splendido di interprete al servizio dell'opera, dove le due si compenetrano diventando, semplicemente, cinema. È una pellicola grande quanto la sua artista, nel ritratto più dignitoso, pur nell'inevitabile dolore che se ne potesse fare.

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