Benedict Cumberbatch, i 5 ruoli più iconici prima e dopo Doctor Strange

Hanno inventato anche un verbo per lui: i suoi fan sono "cumberbatchati". Teatrale, tagliente, lui è Benedict Cumberbatch ed ecco i suoi ruoli più iconici.

Benedict Cumberbatch, i 5 ruoli più iconici prima e dopo Doctor Strange
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Zigomi alti e affilati e uno sguardo più tagliente di una lama: molti hanno detto che l'aspetto di Benedict Cumberbatch è troppo severo per permettergli di interpretare ruoli che vadano più in là del cinico e affascinante inglese. Troppo austero, troppo particolare, troppo "felino". Di tutta risposta, un giorno Cumberbatch ha personificato sua altezza il re dei felini, Shere Khan la Tigre. Ma questo non è neppure uno tra i suoi ruoli più magistrali. E forse, a maggio, avremo modo di vederlo anche in un ruolo più "horror", o meglio, il primo, vero film horror della Marvel, stando a tutto ciò che sappiamo di Doctor Strange 2. Nel frattempo, ecco la nostra classifica dei 5 ruoli più iconici dell'attore che ha saputo rendere Doctor Strange più "magico" di quanto già non fosse.

Partiamo dall'inizio: nato a Londra da genitori entrambi attori, non si è mai limitato ad avere l'aspetto di un bravo attore. Benedict ne ha voluto avere l'essenza. Inizia la sua carriera sin da giovanissimo, partecipando a qualche recita per Harrow School, la scuola della sua adolescenza. Ma dichiara al The Guardian che la sua prima esperienza nella recitazione non sia stata delle migliori: per lui, recitare, è quasi un obbligo, gli piace e non gli piace. Ne apprezza, tuttavia, il senso di evasione che gli procura. Lo spettacolo gli permette di essere tutto ciò che vuole, anche un personaggio sovversivo.

I primi passi di Benedict Cumberbatch

Benedict, a quei tempi, è un ragazzo amante del brivido, per un buon periodo della sua vita è "drogato di adrenalina", pratica paracadutismo e frequenta gente "estrema". La sua voglia di audacia e di fare qualcosa di diverso, soprattutto di importante per gli altri, è tale che prima di finire l'università, si prende un anno sabbatico per insegnare l'inglese in un monastero tibetano.
Poi comincia la sua carriera teatrale: Benedict parte da qui,dall'Open Air Theatre di Regent's Park, dall'Almeida Theatre, dal Royal Court Theatre e dal Royal National Theatre. E oggi si può dire: in ogni ruolo che ha interpretato, si vede che un tempo ha vestito i panni di un grande attore di teatro.

I suoi primi lavori al di fuori dal palcoscenico, arrivano sul piccolo schermo nel 2002, ma è la sua performance come Stephen Hawking nel 2004 che dà inizio alla sua popolarità. Tuttavia, ciò che segna la sua vita è un evento del 2005, quando viene rapito in Sudafrica. Si trova a KwaZulu-Natal per le riprese della miniserie To the Ends of the Earth, quando un gruppo di criminali cattura lui e due suoi colleghi, Denise Black e Theo Landey. Si salvano per miracolo, stanno per essere giustiziati in mezzo alla strada, quando una macchina che passava di lì per caso, spaventa i rapitori. L'esperienza scioccante sazia buona parte della sua voglia di adrenalina e gli permette di focalizzarsi di più sul senso della sua vita. Dal 2005 inizia i primi passi nel mondo del cinema, come in Amazing Grace nel 2006 e L'altra donna del re nel 2008. Ma non sono di certo questi i personaggi più rappresentativi di Benedict Cumberbatch.

Sherlock Holmes

Era difficile, folle per essere precisi, affidare un nuovo volto all'investigatore di Sir Arthur Conan Doyle, dopo l'interpretazione di Robert Downey Jr. nel 2009. Eppure Steven Moffat e Mark Gatiss hanno accettato la sfida e, anzi, hanno osato ancora di più.

Hanno dato vita a un consulente investigativo squisitamente inglese, excuse me, londinese per essere precisi, scientifico, analitico, estremamente intuitivo e intelligente, con una pessima capacità relazionale e un ancor più traballante rapporto con la tossicodipendenza. Ma chi poteva interpretare uno Sherlock Holmes simile? La risposta è ricaduta proprio su Benedict. Perché? Secondo alcune interviste, i due autori, grandi fan delle opere di Conan Doyle nonché sceneggiatori di Doctor Who, avevano scelto sin da subito Benedict per pochi, semplici ma efficaci motivi: sapevano bene che Cumberbatch era un grande attore Shakespeariano a quel tempo, ma era altrettanto risaputo il suo talento nell'interpretare "inusuali nevrotici personaggi fuori dagli schemi". Ecco, dunque perché hanno cucito apposta per lui i panni da protagonista per la loro serie Sherlock, creando il ruolo più contemporaneo, dinamico e sfrontato del detective più famoso della storia. Il suo Sherlock Holmes ha vita propria, lo stesso attore ha rivelato che, durante la sua interpretazione, ha imparato molto dal suo personaggio, specialmente come studiare le altre persone.

Anche fuori dal set, spesso scherzava con la troupe dichiarando possibili deduzioni sulle loro vite private, studiando le cover dei cellulari, la pelle delle dita, la loro routine, proprio come fa Sherlock Holmes nella serie targata BBC. Il personaggio di Sherlock ha incoronato ufficialmente il successo di Benedict, fino al traguardo raggiunto qualche giorno fa, quando gli hanno dedicato la stella col suo nome sul celebre marciapiede di Hollywood, la Walk of Fame, proprio per i suoi numerosi premi e riconoscimenti.

Tra alti e bassi momenti al cardiopalma nel corso della serie, tra un continuo altalenarsi di imprevisti, per sette anni, quattro stagioni da tre episodi ciascuna, più uno speciale ambientato nell'epoca vittoriana, ci siamo sempre chiesti quanto di Benedict ci fosse in Sherlock e quanto di Sherlock in Benedict. Ci vuole un altro investigatore per svelare questo mistero. Peccato che Cumberbatch e Morgan Freeman hanno detto "addio" a Sherlock.

Alan Turing

Il fatto che Cumberbatch interpretasse i panni del genio matematico in The Imitation Game non è stato dettato dal caso, ma da un contorto calcolo di coincidenze che potremmo chiamare "destino": l'attore, infatti, è imparentato con il crittografo britannico.

Secondo il sito Ancestry, Turing e Cumberbatch sono cugini di 17º grado, le rispettive famiglie si sono intrecciate intorno al XIV secolo. Inoltre, il padre di Benedict, Timothy Carlton Cumberbatch, ha frequentato la stessa scuola di Turing, la Sherborne School, così come Benedict si è laureato all'Università di Manchester, proprio lo stesso istituto accademico dove il crittoanalista stava lavorando alla realizzazione di una macchina in grado di replicare la mente umana. Non si sa ancora per certo se questo "gioco di coincidenze" possa aver influito nella scelta del casting. All'inizio aleggiava nell'aria il nome di Leonardo DiCaprio tra i papabili attori che avrebbero potuto interpretare Alan Turing. Ma alla fine è stato scelto Benedict e - oltre alla curiosa analogia genetica - possiamo dire che la decisione si è rivelata più che azzeccata: la pellicola di Morten Tyldum non segue pedissequamente la biografia del matematico britannico, non approfondisce più di tanto la lotta protratta realmente da Turing in merito alla sua omosessualità e l'ingiustizia che ha subito fino alla fine.

Eppure l'interpretazione di Cumberbatch "imita" perfettamente lo spirito del suo tempo e del suo dramma: in questo ruolo abbiamo assistito a un'evoluzione del narcisistico e frammentario Sherlock, oltre a un'estensione dell'uomo razionale e pragmatico appena accennato nella sua parte in War Horse. Ciò che abbiamo potuto vedere è una tra le sue performance più toccanti, profonde e sfaccettate, un Alan Turing in grado di emozionare perché ci mostra finalmente quale fosse l'enigma più difficile per lui da risolvere: quello verso sé stesso.

Patrick Melrose

Se Sherlock non ha convinto i più sulla capacità espressiva di Benedict Cumberbatch, ci penserà il suo ruolo nella serie di Patrick Melrose: questa miniserie televisiva del 2018 è forse il più sporco, devastato, fragile e folle personaggio nell'attuale carriera dell'attore inglese. Si ispira all'omonimo protagonista del ciclo narrativo de I Melrose di Edward St Aubyn e annovera nel suo cast anche Jennifer Jason Leigh, Blythe Danner e Hugo Weaving.

Nel corso di cinque puntate assistiamo all'alienato viaggio di Patrick verso l'accettazione della morte di suo padre, una figura che ha devastato la sua vita. Una serie spietata, che non lascia spazio ai fraintendimenti, che indaga e analizza (anche più di uno Sherlock Holmes) le sfumature più nere e torbide che Benedict sia in grado di recitare. Non c'è il tacito eroismo di Turing, non c'è lo sguardo tagliente del Khan di Star Trek, niente eleganti vestiti del XVI secolo, niente medaglie d'onore o magici, "strani" superpoteri. Qui c'è un uomo che non riuscirà forse mai a liberarsi del suo passato. Forse è proprio grazie a questo difficile ruolo del 2018 che l'attore ha saputo prepararsi al meglio per un'altra sua grande, immensa, iconica interpretazione.

Phil Burbank

The Imitation Game aveva ottenuto otto nomination agli Oscar nel 2015, vincendo la statuetta per la Miglior sceneggiatura non originale. Quella volta Benedict ottenne la sua prima nomination agli Oscar come miglior attore protagonista. Con Il Potere del cane ha fatto il bis. Peccato che, tra le dieci nomination e la statuetta vinta da Jane Campion come miglior regista, anche stavolta Benedict non abbia portato a casa l'Oscar. Un'occasione sprecata, proprio come ne abbiamo parlato nel nostro articolo su Il Potere del Cane agli Oscar 2022. In questa pellicola, Benedict ha sfoderato un'interpretazione fuori ogni confine, in bilico tra antagonista e protagonista.

La pellicola mostra un western meno "pistolero" e più psicologico, un lato del selvaggio West che, a quanto pare, potrebbe trovare soltanto il favore di un pubblico di nicchia, ma che la critica ha apprezzato di gran lunga. Molto probabilmente perché in questo ruolo, forse ancor di più che in altri, Cumberbatch ha modo di sfruttare le sue enormi doti teatrali ancor prima di quelle recitative: gli sguardi, i dialoghi non detti, i gesti fanno parte di quella narrazione che supera la narrativa, Il Potere del cane ha il "potere" della prossemica, di tutto ciò che viene comunicato con la sola presenza fisica e l'interazione con gli spazi.

Nessuno vede ciò che vede il Phil Burbank di Benedict, lì, in mezzo a quelle sconfinate vallate del Montana. Tranne ovviamente un effeminato e oscuro ragazzino. La grandezza di Cumberbatch è nell'aver dunque (finalmente?) superato sé stesso con questo ruolo: tutta la sua aria spietata, fredda e carismatica, nasconde molto di più.

Doctor Strange

La lista dei candidati nel ruolo di Doctor Strange era lunga e problematica: tra i nomi spiccavano Tom Hardy, Jared Leto, Ethan Hawke, Oscar Isaac, Ewan McGregor, Matthew McConaughey, Jake Gyllenhaal, Colin Farrell e Keanu Reeves. Ma oggi possiamo serenamente affermare che Robert Downey Jr sta a Iron Man come Benedict Cumberbatch sta a Doctor Strange.

Lo stesso presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha dichiarato di aver spostato la produzione del film per adeguarsi agli impegni lavorativi di Cumberbatch, pur di averlo come protagonista.
Benedict, con il suo Doctor Strange, supera l'eroismo di Capitan America, il sensazionalismo di Iron Man, i colpi di scena e i muscoli di Thor: per la prima volta, con la sua interpretazione del 2016, si apre l'universo Marvel a un'infinità di possibilità, tra cui una recitazione che sa usare effetti speciali e nuove sfumature recitative. Se Black Panther del compianto Chadwick Boseman ha segnato un'epoca di film sui supereroi che vestono panni sempre più etici, drammatici e filosofici, con il Doctor Strange di Cumberbatch si raggiungono altri nuovi orizzonti, fatti di psicologia, esoterismo, magnetismo. Un personaggio che apre la nostra mente a nuovi orizzonti, senza riserve: secondo le ultime notizie, dovremmo "temere" questo imminente, intrigante Stregone Supremo. Infatti, la stessa Elizabeth Olsen ha dichiarato che per Doctor Strange nel Multiverso della Follia ci dobbiamo aspettare anche jumpscare .

Le aspettative, dunque, aumentano per la prossima pellicola con Cumberbatch, ma anche se il film parrebbe durare poco per quello che ci aspettiamo di vedere, sembra che non tutti siano in fremente attesa per assistere al multiverso (di follia ma non solo) che Sam Raimi ha condensato. Fioccano già alcune censure per Doctor strange 2 in alcuni paesi e non tanto per le sue scene horror, quanto per le sue scene esplicitamente pro-LGBTQ+. Controverso, elegante, complesso, "magico", il Doctor Strange interpretato da Benedict Cumberbatch rappresenta, forse, non tanto il suo ruolo migliore, ma sicuramente il suo più rappresentativo. Su questo, non possiamo patteggiare.

Menzione d'onore: Smaug

Menzione d'onore per L'Immenso, il temuto drago che infestava le Terre di Mezzo di J.R.R.Tolkien: dopo la trionfante performance di Andy Serkis per Il Signore degli Anelli, anche Benedict Cumberbatch "interpreta" Smaug grazie alla motion capture (che utilizzerà successivamente anche in Doctor Strange per Dormammu).

I video che documentano la sua interpretazione sono semplicemente da manuale, dalla mimica alla postura, ai movimenti e infine all'espressività. Non possiamo annoverarlo tra i suoi ruoli più iconici per ovvi motivi biologici, ma possiamo affermare che se Benedict avesse le scaglie, sarebbe di sicuro un ottimo attore. Anche come drago.

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