Avengers Secret Wars per salvare l'MCU: resettare tutto per tornare grandi?

Dopo anni privi di guizzi rilevanti, la soluzione per il grande progetto dei Marvel Studios potrebbe risiede nel suo riavvio totale

Avengers Secret Wars per salvare l'MCU: resettare tutto per tornare grandi?
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Il Marvel Cinematic Universe sta morendo, vittima di un declino cominciato da ormai qualche anno. Il 2019 segnava, parzialmente, la fine di un'era: lo straordinario successo di Avengers: Endgame sancì il culmine di undici anni di intelligenza produttiva, un evento cinematografico capace di scalzare, anche se per poco, Avatar dal trono di film con il più alto incasso di sempre (ricordiamolo con la nostra recensione di Avengers Endgame. I Marvel Studios hanno - e si può storcere il naso davanti a una tale affermazione - cambiato il cinema e la sua fruizione. Nessun altro franchise si era mai spinto fino a quel punto e, conti alla mano, sarebbe stato sciocco tirare il freno ad un ingranaggio così perfetto proprio in quel momento.

La fine della Fase 4 ha però confermato un cambio di rotta in termini qualitativi e contenutistici, mostrando un calo netto nel gradimento e negli incassi e portando in molti a chiedersi se non sia davvero arrivato il momento di resettare tutto. Perché in fondo, l'idea che il MCU stia davvero per finire non sembra poi così negativa.

Reset, Restart, Reboot?

Dopo gli ultimi due anni, tra i più noiosi e meno audaci della sua intera storia, l'universo cinematografico Marvel vede davanti a sé una piccola speranza, data da quel titolo che lascia presagire una potenziale fine, Secret Wars. Per quanto sia superficiale e poco avveduto dare per scontato un legame tra questa e la sua controparte fumettistica (in riferimento al maxi-evento del 2015, firmato Jonathan Hickman), l'idea che esso possa tramutarsi in una potenziale fine del MCU non solo non è da escludere ma, al netto di tutte le considerazioni sull'involuzione di serie e film, è forse da auspicare.

Attori, personaggi e contesti narrativi fanno ormai un enorme fatica ad incidere, e un addio di ciò che si è visto finora può essere l'arma da giocare, specie in ottica produttiva: i Marvel Studios, come tutti i grandi studi, hanno spesso messo il profitto davanti all'effettivo valore dei progetti (perché anche nell'Infinity Saga non era tutto oro, anzi) ma quando a mancare è proprio l'introito economico (il crollo al box office di Quantumania è il caso recente più eclatante) il meccanismo rischia seriamente di incepparsi.

Pur navigando nelle acque di un diverso medium, sia Marvel Comics che la Distinta Concorrenza hanno da sempre insegnato, in ambito fumettistico, che ricostruire porta vitalità:

Batman e Superman trovarono, ad opera di Miller e Byrne, alcune delle storie più iconiche della Dc Comics dopo il reboot post Crisi sulle terre infinite (Marvel Comics, in tal senso, è sempre stata più restia ad "azzerare"); la Casa delle Idee, dopo anni non così brillanti, trovò nuova linfa vitale dalla gestione Quesada, capace di osare, rigenerando personaggi in quel momento sottotono (si pensi a Daredevil e gli X-Men), spingendo verso contenuti più maturi (la linea MAX) che crearono una controparte alternativa per gli eroi più noti, aggiornata e, per un certo periodo, più apprezzata della versione principale - l'universo Ultimate, anch'esso poi distrutto con Secret Wars ma, nei ricordi dei lettori, tra i momenti migliori del fumetto Marvel del XXI secolo proprio per le fresche sperimentazioni degli autori, che potevano operare da zero su personaggi storici come Spider-Man e i Vendicatori; universo che fu, come è possibile notare dal personaggio di Nick Fury, di chiara ispirazione per l'inizio del MCU. Rigenerare ripartendo da capo, azzerando il proprio contesto cinematografico per innovarsi, sperimentare e provare a tornare ai vecchi fasti, quando ancora c'era poco da perdere e tutto da guadagnare. Una ripartenza che però non deve, per forza, implicare un dialogo serrato tra prodotti.

Tutto finisce per ricominciare

Ammettere che il Marvel Cinematic Universe stia morendo, obbliga una riflessione sulla sua esistenza che sembra essere arrivata ormai ad accartocciarsi su se stessa.

Dal primo, storico, Iron Man fino ad almeno a The Avengers , ogni film, nel bene e nel male, aveva il suo personale fascino ed intratteneva in quanto prodotto a sé stante, con un inizio e una fine. Era parte di qualcosa di più grande ma singolarmente funzionava quasi autonomamente. I sequel, quando c'erano, ripartivano dal precedente per innestare un nuovo evento altrettanto "indipendente". Lo spazio per il collegamento era lasciato alle scene post-credit, dando così possibilità di esaurire una narrazione completa per poi, successivamente, parlare delle conseguenze degli eventi narrati e di come ciò che si è visto potrebbe collegarsi al futuro di un universo condiviso. Arrivati alle porte della quinta fase, invece, nella maggior parte dei casi il lungometraggio (o la serie, da pochi anni a questa parte) serve più come pezzo di un puzzle, in cui raccontare frammenti sparsi di una vicenda e lasciando al singolo film poco da dire. Così facendo si perde anche il senso della post-credit, diventata sempre meno interessante e utile. Il MCU è come diventato, a discapito del titolo che si sta visionando, una caccia al tesoro, molto distante dall'intrattenimento conosciuto in passato, nel quale il prodotto audiovisivo è asciugato fino all'astrazione per esser farcito di easter egg e link che aumentano una cultura dell'hype più interessata all'apparizione di un volto noto (No Way Home è il tal senso un esempio chiave, fornendo più di un motivo per sussultare sulla poltrona della sala ma vacillando nella scrittura).

Non è così avventato sperare allora in uno stravolgimento e un ridimensionamento che possa far saltare le basi stesse dell'universo, riportando con il riavvio al piacere di vedere una singola pellicola, godere dello spettacolo cinematografico (se anche lo spettatore medio si tedia guardando questo genere di titoli, che altro può restare?) e sapere che, fuori da esso, c'è qualcosa di più grande che può abbracciare le singole entità coinvolte, non intaccando però lo svolgimento dello specifico atto. Perché, quando si ricorda con affetto la trilogia di Raimi su Spider-Man, bisognerebbe anche pensare che, pur con qualche leggero collegamento a futuri capitoli, quei tre film funzionavano perfettamente come singoli prodotti, con un inizio e una fine.

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