Avengers: Endgame, dove siamo rimasti con Infinity War?

In attesa dell'imminente uscita nelle sale di Avengers: Endgame, rivediamo insieme l'attuale situazione di tutti i Vendicatori del MCU.

Avengers: Endgame, dove siamo rimasti con Infinity War?
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A pochi giorni dall'uscita nelle sale italiane, torniamo a parlare del film evento Avengers: Endgame, la "pietra" posata sulla storia del cinema dei Marvel Studios. L'ennesima, a dire il vero, perché è impossibile scollegare la mente e dimenticarsi di punto in bianco del primo Iron Man o di Avengers, nel 2012, per poi tacere dell'Inizio della Fine con l'epico e sontuoso Avengers: Infinity War. Quello dell'Universo Cinematografico Marvel è stato finora un primo tratto di strada percorso come una maratona, risparmiando fiato per salvaguardare l'organismo e aumentando a metà corsa l'andatura. Lo scatto finale è arrivato con un'esplosione di poetica supereroistica dalla narrativa raffinata nella Guerra dell'Infinito, giocata interamente sulle dinamiche tra i protagonisti e su di un anti-eroe come Thanos, imponente e indomabile.
Kevin Feige e i fratelli Russo hanno cominciato a smussare questo gigantesco Menir cinematografico con cui chiudere una parte significativa di storia dell'intrattenimento, fino ad arrivare a oggi, periodo in cui questo immaginario artefatto sta per essere posto definitivamente sopra cinema, entertainment e cultura popolare tutta.
Undici anni dopo la storia d'origini di Tony Stark, siamo pronti a conoscere la fine del MCU per come eravamo abituati a fruirlo, ma prima di assistere alla rivincita degli Avengers e alla loro ultima, disperata missione, vogliamo in queste righe parlare del ruolo nel racconto dei vendicatori principali, dalla fine di Infinity War fino all'inizio di Endgame.

Iron Man, Captain America e Thor

Iniziamo dal trio di protagonisti che quasi sicuramente giocherà un ruolo più che centrale all'interno della Fine dei Giochi. Iron Man, Cap e Thor sono la Trinità dell'Universo Cinematografico Marvel, i super originali, gli apripista di questo grande mondo condiviso e unito da legacci narrativi indissolubili e in continuity tra loro. Ognuno di loro tre ha visto la sua più grande sconfitta proprio alla fine di Infinity War, tutti battuti - chi direttamente, chi meno - dal Titano Folle, incapaci di impedire al tiranno viola e alieno di portare a termine il suo piano verso la Decimazione.
Tony ci ha provato fino alla fine, anche quando tutto sembrava ormai finito su Titano, dopo la furia della perdita di Star-Lord e la sconfitta degli altri Avengers. Ha lottato con tutto se stesso, anima e corpo, sfruttando sino all'ultimo nonobot la sua armatura: una battaglia senza esclusione di colpi terminata però con una ferita in pieno ventre e la consegna della Gemma del Tempo a Thanos.
Una mossa studiata da Doctor Strange, quest'ultima, che come sappiamo ha anticipato di un anno il titolo ufficiale del capitolo conclusivo della saga, ma resta comunque un grande sacrificio in virtù del concretizzarsi dell'unico futuro vittorioso possibile per i Vendicatori. Passare attraverso la morte lottando per la vita: l'epos nella sua forma più sublime in ambito supereroistico, anche se per Tony Stark c'è un altro tipo di sacrificio, quello della sopravvivenza.

Vedere morire i propri compagni, stringere tra le braccia un corpo che presto diventerà polvere al vento e sentire addosso il peso del fallimento, l'impossibilità di tornare indietro. È così che troveremo Tony all'inizio di Endgame, disperso nell'anima e nella realtà, alla deriva nello Spazio, mentre sulla terra Captain America deve lottare con i propri demoni.
L'incontro tra Cap e Thanos è stato breve ma intenso, eppure inutile: la forza bruta del Titano Folle ha surclassato lo spirito del Primo Vendicatore, incapace di sostenere quella forza, di fermare la più grande minaccia mai affrontata.

Per l'uomo indistruttibile, simbolo personificato del patriottismo americano, della volontà che domina il proprio destino, significa sprofondare in un abisso depressivo decisamente profondo, nonostante questo tenterà di affrontare in solitaria e anche attraverso i gruppi di sostegno il Titano all'inizio di Endgame.
Lo abbiamo lasciato indomito e deciso, lo ritroviamo profondamente fragile, sulla strada di una totale consapevolezza di sé, più marcata, umana, comprensiva di pregi e difetti.

Vale lo stesso per Thor che, accecato dalla vendetta e dalla rabbia, imbracciando la sua Stormbreaker, ha scelto di vedere la vita abbandonare gli occhi di Thanos anziché troncargli di netto la testa e risolvere velocemente la situazione.
Il suo arrivo sul campo di battaglia del Wakanda resta clamoroso, così come quello che in molti definiscono il suo "epic fail", nonostante in quella scena e in quella scelta venga fuori tutta l'umanità del Dio del Tuono, tutta la sua emozione, la sua grinta, la sua passione.
Ed è sofferto e inconsolabile, infatti, consapevole del suo errore e alla disperata ricerca del luogo di riposo di Thanos, deciso a mettere fine all'esistenza di chi ha scelto di decimarla - l'esistenza stessa.

Occhio di Falco, Vedova Nera e Hulk

Gli altri tre Avengers originali vivono invece la situazione in modo drasticamente diverso. Occhio di Falco ha perso la sua intera famiglia, evento non mostrato alla fine di Infinity War ma scritto off-screen, tanto che in Endgame lo troveremo con una nuova identità a uccidere cattivi in Giappone. Un nuovo inizio come Ronin, spogliato delle sue vesti da eroe, perché a suo avviso non meritevole di quell'onere e di quel ruolo, ma non per gli altri suoi compagni. Fisicamente parlando, è il più umano del gruppo ma anche tra i più intelligenti strateghi dei Vendicatori, un soldato inarrestabile in lotta per il bene.
In Endgame avrà l'occasione di vendicare la sua famiglia e salvare l'Universo, e secondo noi giocherà un ruolo essenziale ai fini della conclusione, anche affiancato dalla Vedova Nera di Scarlett Johansson, che pure non ha subito la perdita di persone a lei emotivamente care (oltre ai compagni di squadra, si intende). Bruce Banner è ancora vivo e anche Clint Barton - suo grande amico - è sopravvissuto alla Decimazione, entrambi ottimi sproni per continuare a lottare insieme per la salvezza dalla vita stessa.

Alla fine di Captain Marvel vediamo Natasha Romanoff intenzionata a scoprire la verità dietro al cerca-persone abbandonato a terra da Nick Fury, sintomo di stizza e di un dolore incontenibile, anche per chi come lei è stata addestrata negli anni a trattenere le emozioni, all'atarassia.
Eppure è in situazioni come questa che è impossibile non essere passionali e furenti, pronti al tutto per tutto pur di riequilibrare l'Universo e infondergli nuovamente metà dell'esistenza toltagli - con anche Banner che giocherà in questo scenario il suo importante ruolo.

Come già spiegato nello speciale dedicato a Hulk in Endgame, l'intera storyline del personaggio di Mark Ruffalo in Infinity War era focalizzata sul rendere uno scienziato un guerriero, a lasciarlo entrare senza trasformazione sul campo di battaglia per affinarne lo spirito battagliero, la concentrazione e la tecnica.
E gli sceneggiatori ci sono riusciti, vista anche la conclusione vincente contro il colossale Astro Nero, un risultato molto importante anche per una questione di imposizione e dialogo con l'alter-ego Hulk che, presosi la sua pausa, sicuramente spronato anche dallo stesso Bruce, alla Fine dei Giochi riemergerà con tutti i suoi muscoli e la sua rabbia incontenibile per fare la sua parte nella battaglia conclusiva contro Thanos.

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