Speciale At the end of the day Intervista

At the end of the day e i segreti del soft air

Speciale At the end of the day Intervista
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Il 22 luglio arriva al cinema At the end of the day - Un giorno senza fine, il lungometraggio d'esordio di Cosimo Alemà, famoso regista di videclip musicali. Interpretato da un cast internazionale, At the end of the day racconta la vicenda di un gruppo di ragazzi che si inoltrano in un bosco per una partita di soft air: all'improvviso, però, il loro "gioco" innocente si trasforma in una guerriglia vera e propria quando degli avversari misteriosi si materializzano fra gli alberi e danno inizio ad una spaventosa caccia all'uomo all'ultimo sangue.
Il thriller di Alemà prende spunto da una pratica molto diffusa in tutto il mondo, il soft air. Per scoprire qualcosa in più su questa attività ludica decisamente particolare abbiamo intervistato Kadmillos, il direttore editoriali della rivista Soft Air Dynamics. Soft Air Dynamics (sito web: www.softairdynamics.it) è un mensile a diffusione nazionale, distribuito in edicola, fondato nel 2008 sulla base di una precedente esperienza editoriale; si tratta dell'unica testata professionale di settore.

Come e quando è nato il soft air e quali sono i motivi che lo hanno reso un gioco così popolare presso il pubblico?
Il soft air, come esperienza ludica, nasce sul finire degli anni '80 in Giappone. In quella nazione, a seguito di una serie di imposizione legislative volute dagli alleati dopo la seconda guerra mondiale, possedere un'arma per i singoli cittadini era divenuto impossibile, così avvenne che un gruppo di appassionati cominciò a produrre giocattoli che progressivamente divennero sempre più precisi nel replicare armi vere. In un primo momento questi giocattoli erano inerti, poi i loro creatori pensarono a dotarli di un congegno che permettesse di "sparare" un qualche tipo di proiettile, nella fattispecie un pallino di plastica, e da lì nacquero le ASG (airsoft gun), cioè le repliche utilizzate nel soft air. Trent'anni di sviluppo costante, una diffusione ormai planetaria, eventi internazionali con cadenza annuale e diversi milioni di appassionati e giocatori in tutto il mondo... questo è oggi il soft air.

Secondo la vostra esperienza, esiste un identikit del "giocatore-tipo" di soft air? Quali sono le caratteristiche ideali, fisiche e psichiche, richieste per diventare un bravo giocatore di soft air?
Di fatto, non esiste un "giocatore-tipo"; sul campo possiamo trovare dal semplice appassionato del gioco puro, magari molto giovane e atletico, all'attempato reenactor, ma anche il padre che si diverte insieme al figlio, la mamma casalinga che scappa per una mattina da casa per prendersi qualche momento di riposo, il professionista di alto profilo con esperienze internazionali o lo studente. Tutti, però, con un'unica grande passione: il soft air. Per essere un buon giocatore, non sono necessarie grandi doti fisiche, ma piuttosto grandi doti morali: è un gioco che basa la propria essenza sul fair play, e per essere un buon giocatore bisogna prima di tutto essere onesti, con se stessi e con gli altri. Non esistendo un sistema di marcatura certa (tipo macchia di vernice come nel "cugino" paintball), è il giocatore che viene colpito che deve dichiararsi: per questa ragione, senza una chiara dote morale - l'onestà - non esiste il softgunner, cioè il giocatore di soft air. Poi, chiaramente, a seconda del tipo di game a cui si vuole partecipare, si può curare più o meno la preparazione tecnico-tattica e atletica, ma tutto questo comunque non può prescindere da un'adeguata forma mentis.

È vero che molte aziende utilizzano il soft air all'interno delle pratiche di team building? In che modo il soft-air aiuta a cementare il "gioco di squadra"?
Sì, sono molte le imprese che hanno utilizzato e utilizzano questo gioco per migliorare le prestazioni, la comunicazione e i risultati dei loro team aziendali, specialmente per quanto riguarda l'area commerciale / vendite. Non dimentichiamoci, d'altronde, che il soft air, per come viene oggi praticato, è considerato il gioco di squadra per antonomasia, il che presuppone una fortissima collaborazione, un grande affiatamento e una perfetta sincronia tra i componenti di un team per realizzare i propri obiettivi. Nell'ottica del team building, quindi, il soft air possiede praticamente tutti i requisiti. Non esistono "Rambo", o per lo meno, se esistono, hanno vita abbastanza breve; esistono invece gruppi di persone, squadre, che allenandosi insieme raggiungono ottimi risultati e fanno grandi performance. L'ideale, quindi, per chi cerca una chiave ludica per affiatare un team.

Il soft air può costituire una valvola di sfogo per lo stress o la rabbia repressa o è piuttosto un semplice passatempo che ha unicamente una funzione ludica?
In parte, può essere anche visto come valvola di sfogo, ma solitamente i veri appassionati, quelli che lo praticano da anni e anni, non covano rabbie represse, problemi di autostima o cose del genere, semplicemente hanno scelto un'attività dove il coinvolgimento mentale e fisico sono totali e che li appaga profondamente. Insomma, direi che qualcuno può anche avvicinarsi a questa pratica allo scopo di sfogare lo stress della vita quotidiana, ma poi, se negli anni continua a giocare, è evidente che in lui prevale un'autentica passione.

Il soft air può diventare in alcuni casi una pratica pericolosa? Esistono dei possibili rischi legati a questa attività?
Fondamentalmente no, è una pratica che si svolge all'aria aperta, in ambienti boschivi, i rischi sono quelli normali connessi a qualsiasi attività outdoor. Si può cadere, certo, ci si può far male scivolando, ma dopotutto anche il calcio a cinque è pericoloso e, confrontando l'entità e la quantità d'infortuni, direi che presenta molti più rischi giocare a calcetto nel campo dell'oratorio che trascorrere un anno giocando sui campi di soft air italiani.

Quali consigli pratici vorreste dare a chi non ha mai giocato a soft air e sarebbe curioso di provare per la prima volta un'esperienza del genere?
I consigli che do sono sempre gli stessi: informartevi prima di avvicinarvi a questa pratica; provate il gioco, ma solo con associazioni serie, che diano garanzie di affidabilità; toglietevi dalla testa "Rambo" o cose simili, ma pensate piuttosto che il soft air è una forma più evoluta, complessa e impegnativa dei giochi di guerra con cerbottana e freccette di carta che praticavano i nostri padri da bambini o dell'immortale guardie e ladri; diffidate dei gruppi con l'aria un po' troppo esaltata o troppo "militarizzati": in genere, sono quelli che in campo dimostrano i limiti maggiori, sia dal punto di vista delle performance che della correttezza. Possibilmente, rivolgetevi ad un ente di promozione sportiva riconosciuto per farvi fornire i contatti delle ASD (associazioni sportive dilettantistiche) ad esso affiliate che praticano il soft air.

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