Assassin's Creed e gli altri: quando il videogioco diventa un film

Mentre arriva al cinema il film con Michael Fassbender, riscopriamo insieme alcune delle pellicole dirette trasposizioni del panorama videoludico.

Assassin's Creed e gli altri: quando il videogioco diventa un film
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I videogiochi assomigliano sempre di più a dei veri e propri film interattivi, basti pensare a vere e proprie narrazioni epiche come quelle raccontate nelle saghe di The Witcher o di Mass Effect o alla struttura episodica di produzioni come Life is Strange e i titoli Telltale, veri e propri esempi di sceneggiature calibrate ad hoc. Non è perciò un caso che il rapporto tra cinema e videogame abbia inesorabilmente invertito la rotta e, dopo gli anni '80 in cui erano le pellicole a ricevere tie-in in forma di pixel, il processo è ora al contrario con il mondo di Hollywood pronto a saccheggiare quello di console e pc. Un fenomeno a dire il vero non nuovissimo ma che, negli ultimi tempi, ha subito una vera e propria escalation il cui ultimo risultato, il live-action di Assassin's Creed, è atteso proprio in questi giorni nelle sale italiane. L'arrivo al cinema del film con protagonista Michael Fassbender - le cui sequenze action soddisferanno pienamente anche i fan più scettici è un'occasione ghiotta per ripercorrere, non in maniera esaustiva ma citante alcuni cult / scult, la storia delle trasposizioni per il grande schermo.

Picchia che ti passa

Il primo film ad appartenere a questa, qualitativamente controversa, categoria è Super Mario Bros. (1993) e non poteva che essere per l'appunto il personaggio più famoso del mondo dei videogiochi a sdoganare questa nuova corrente. Un progetto sulla carta dotato di tutte le potenzialità per conquistare il pubblico, vedente nei panni del baffuto idraulico italiano il grande Bob Hoskins (indimenticato detective alcolizzato di Cartoonia) e John Leguizamo in quelli del fratello Luigi; un'operazione che ha declinato le atmosfere giocose della fonte originaria su lidi inaspettatamente dark e cyberpunk, ricolma di citazioni dei classici in 100 minuti in cui risate e cadute di stile si equilibrano. A conti fatti però l'impressione è che il giudizio critico sia stato troppo severo rispetto ai reali demeriti, sicuramente presenti ma non tali da impedirne una sorta di rivalutazione / riscoperta. Lo stesso non si può invece dire per il di appena un anno posteriore Street Fighter - Sfida finale (1994), scult senza se e senza ma che pur possedeva un certo hype di partenza per gli amanti degli action-movie: ad interpretare il qui protagonista Guile era infatti la star dell'action Jean-Claude Van Damme, nome di "peso" in un cast che contava anche ottimi caratteristi quale Wes Studi, la cantante Kilye Minogue e un attore di prima grandezza come Raul Julia (morto poco dopo le riprese per le conseguenze di un cancro allo stomaco) nei panni del villain. Una storia sgangherata pensata solo per mettere in scena un susseguirsi di esplosioni e combattimenti, dal vago sapore kitsch, e l'anonima regia dell'esordiente Steven E. Souza hanno però decretato un fallimento su tutti i fronti, relegando la pellicola nell'Olimpo trash anni '90. Di poco conto anche lo spin-off (nei piani originali, solo il primo di una serie) Street Fighter - La leggenda (2009) che nel nuovo millennio ha provato a riportare il franchise al cinema, con pessimi risultati sia di critica che di pubblico.

...e ti ripassa

Nel 1995 un altro storico picchiaduro ha fatto il suo esordio su celluloide, per la regia dello "specialista" Paul W. S. Anderson: Mortal Kombat (1995) fa a gara con il suo antecedente "collega" rivelandosi un'operazione di bassa qualità, anche se qui qualche spunto tendente ad un'ironia (involontaria?) fa più volte capolino, complice il ruolo scult riservato alla star Christopher Lambert, qui nei panni del maestro Raiden. Atmosfere fantasy / sci-fi, con la missione dei nostri nel mostruoso mondo di Outworld che potrebbe cambiare per sempre il destino dell'umanità, trainano comunque senza troppa fatica il filo degli eventi, consegnandoci un finale che apre le porte al più ancora improbabile sequel per un film che, pur con tutte le sue negligenze, possiede un morboso fascino trash. Restando nell'ambito anche lo storico rivale made in Bandai Namco ha ricevuto una versione live-action con Tekken (2010), produzione qualitativamente deficitaria ma non priva di discrete scene di combattimento; peccato che la trama, ma non poteva essere altrimenti, risulti estremamente dozzinale e si dimentichi ben presto di personaggi che entrano e spariscono in un battito di ciglia. Il torneo del Pugno di Ferro si offre così a palcoscenico per esibizioni di svariati tipi di arte marziali, ma l'ombra scult aleggia anche qui pericolosa in più occasioni, con tanto del villain Heihachi risultante involontariamente ridicolo.

Le vie del terrore

Spostandoci sul versante horror si ottengono invece risultati più lieti, con le saghe di Resident Evil e Silent Hill ad aver ottenuto ottimi / buoni riconoscimenti da parte soprattutto del pubblico. Il primo film della saga diretto nel 2002 dall'ormai "abbonato" Paul W.S. Anderson (ma in origine, e con molti rimpianti, avrebbe dovuto dirigerlo il maestro George A. Romero) si discosta parzialmente dal videogioco Capcom, rivelandosi un film sorprendentemente solido con buoni istinti di genere e un sacco di citazioni dai capisaldi del filone, ricco di efficaci effetti speciali e con una protagonista bella e cazzuta al punto giusto quale Mila Jovocich. I numerosi seguiti (il sesto, pensato come capitolo conclusivo) non hanno purtroppo mantenuto tutte le aspettative, ma l'originale ancor oggi si rivela tra i migliori titoli di questa lista qui oggetto di discussione. Convincente, seppur con qualche mancanza dovuta ad un eccessivo fan-service, è anche il live-action di Silent Hill firmato nel 2006 da Cristophe Gans, che riprende mostri e atmosfere dallo spaventoso videogame nonché elementi base della narrazione del primo e secondo episodio. La bella fotografia, scelte registiche azzeccate e la presenza di Radha Mitchell e Sean Bean nel cast aggiungono valore ad una trasposizione interessante quanto basta non solo per i fan della fonte originaria.

Fantasie e avventuriere

Altre due saghe storiche, appartenenti a due generi diversi come i JRPG e l'action adventure, hanno fatto il balzo su grande schermo all'inizio del nuovo millennio, entrambe con grandi ambizioni poi non supportate dai fatti. Final Fantasy (2001) ha addirittura avuto il primato per essere stato il film più costoso mai allora tratto da un videogioco, rivelandosi però un clamoroso flop al botteghino. Eppure, pur con tutti i suoi limiti strutturali, la visione di Hironobu Sakaguchi e Moto Sakakibara mantiene un suo particolare fascino nella realizzazione di questo mondo in computer grafica (primo esempio di lungometraggio fotorealistico così realizzato), con una storia dal forte sapore ecologista non priva di passaggi epici e suggestivi, interpretata tramite motion-capture da un nutrito stuolo di interpreti del calibro di Donald Sutherland, James Woods, Alec Baldwin, Steve Buscemi e Ving Rhames. Poco difendibile è invece la prima (di due e con un reboot in arrivo) pellicola incentrata sulle peripezie di Lara Croft: Lara Croft: Tomb Raider (2001), pur potendo contare sulle sensuali grazie della protagonista Angelina Jolie (ai tempi ancora in forma fisica perfetta) e su atmosfere narrative riportanti alle peripezie di Indiana Jones, si rivela un inutilmente roboante spettacolone action con poco o nulla da dire.

Top of the flops

Altro eroe del mondo videoludico a diventare presenza in carne e ossa grazie all'interpretazione di Mark Wahlberg è stato Max Payne, protagonista dell'omonimo film diretto nel 2008 da John Moore. Se la base narrativa della fonte originaria era potenzialmente perfetta per dar vita ad un noir poliziesco con tutti i crismi del caso, purtroppo la trasposizione si perde in un'estetica gratuitamente kitsch e in soluzioni di trama poco credibili tali da rendere il percorso vendicativo del Nostro (interpretato svogliatamente dal pur bravo attore) poco appassionante e involontariamente trash, con tanto di improbabile sequenza "trasfigurata" dopo l'assunzione della droga Valkiria. Un'operazione che, pur baciata da un buon riscontro al botteghino, si rivela, con tutte le differenze del caso, una sorta di controparte ad alto budget delle più misere e spesso ridicole produzioni a tema firmate da Uwe Boll, vero e proprio "killer" di trasposizioni videoludiche. Una lunga lista comprendente veri e propri scult quali House of the Dead (2003), Alone in the Dark (2005), Bloodrayne (2005), In the name of the King (2005) (quest'ultima tratta dal gdr Dungeon Siege), Far Cry (2008) ma anche un titolo più che discreto come il dissacrante Postal (2007). Non che sia andata meglio alle mega produzioni hollywoodiane: da Prince of Persia (2010) a Need for Speed (2014): videogioco, al cinema, ha fatto quasi sempre rima con flop. Ad Assassin's Creed il compito di cambiare il destino.

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