Aspettando The Northman: il cinema di Robert Eggers

Manca poco all'uscita al cinema di The Northman. Nell'attesa vediamo quali sono le caratteristiche principali del cinema di Robert Eggers.

Aspettando The Northman: il cinema di Robert Eggers
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The Northman è tra i film più attesi di questa prima parte del 2022. Distribuito da Universal, l'uscita nelle sale italiane è fissata per il 21 aprile. Con soli due titoli, The Witch e The Lighthouse, Robert Eggers è riuscito ad imporsi come uno degli autori più talentuosi e consapevoli di sé. Classe 1983, dopo una discreta gavetta nel mondo dei corti esordisce nel lungometraggio con un opera decisamente atipico per l'horror attuale. Il genere soffre da tempo di stereotipi e manca di inventiva e creatività, ma negli ultimi anni diversi giovani registi, tra cui appunto Eggers, hanno offerto al pubblico la loro particolare visione della paura a discapito di jumpscares e facile violenza visiva. The Witch, uscito nelle sale italiane nel 2016, è un lungometraggio ben più stratificato di quanto possa apparire, perennemente in equilibrio tra realtà e soprannaturale e con una fortissima base storica e folkloristica (come abbiamo già scritto nella nostra recensione di The Witch).

Tra allegorie, simbolismi e arte, il regista mostra una chiara propensione alla ricerca e allo studio del contesto linguistico, storico-letterario e culturale delle storie che vuole narrare. Elementi questi che ritroviamo anche nella sua seconda opera, The Lighthouse, arrivata in Italia direttamente in streaming. Un film ben più complesso del precedente, spiazzante, ma tecnicamente e stilisticamente ancor più raffinato (per ulteriori approfondimenti leggete la nostra recensione di The Lighthouse). Vediamo dunque insieme le caratteristiche principali del cinema di Eggers, in attesa di osservarne l'evoluzione (o meno) in The Northman.

The Witch, ben più di una storia di folklore inglese

Buona parte del cinema horror moderno vive di sequel, remake, reboot e raramente irrompono delle "mosche bianche" che ci facciano ben sperare per il futuro del genere. The Witch è arrivato nel momento giusto, seguito a ruota da film di simile potenza e atipicità come It Follows.

Ambientato nel ‘600 in New England, racconta di una famiglia puritana allontanata dalla comunità in cui vive per l'estremismo religioso dimostrato da William, il capofamiglia. Con la moglie e i cinque figli si trasferisce in una casa nel cuore del bosco vivendo di agricoltura e allevamento. Un giorno il figlio più piccolo, Samuel, scompare mentre si trovava sotto la protezione della figlia maggiore Thomasin. Da quel momento disgrazie di ogni tipo si abbattono sulla fattoria e la famiglia va pian piano disgregandosi, poiché l'odio e il sospetto rompono il legame affettivo. Il film ha messo subito in risalto quanto il regista tenga sul piano tecnico all'eleganza e alla raffinatezza delle immagini; mostra una mano sicura dietro la macchina da presa e un'ispirazione per la composizione delle scene non indifferente, alcune di queste derivate da importanti opere pittoriche riguardanti la stregoneria e il soprannaturale come L'incubo di Heinrich Füssli e Il sabba delle streghe di Francisco Goya. Eggers, inoltre, fa suoi i primi piani descrittivi che catturano l'emozione del soggetto (in gergo head on shot) rendendoli tratti distintivi del suo stile tanto da riutilizzarli anche nel titolo successivo.

Un altro elemento riscontrabile poi anche in The Lighthouse è la caratterizzazione di luoghi che diventano dei veri e propri personaggi; nel caso di The Witch è la foresta a cui viene dato ampio spazio e da cui sembrano provenire lamenti quasi fosse dotata di una voce propria.

A livello linguistico e storico Eggers continua a stupire. Infatti, l'inglese utilizzato non è moderno, ma quello del Seicento. Arcaico, inusuale, un suono che noi spettatori non riconosciamo e che conferma la voglia di veridicità ricercata dal regista. Simbolismi e religione, poi, impregnano l'opera sin dall'inizio. Il carattere popolare della fiaba raccontata nasce da credenze antiche e folklore che un tempo dominavano la vita dei religiosi e timorati di Dio. Molti elementi, scene ed eventi si basano su vere cronache del tempo riguardanti le accuse di stregoneria non solo verso le donne, ma anche verso i bambini. È un prodotto affascinante, un esordio alla regia tra i migliori di sempre e, vista la cura per i dettagli e la volontà di rendere tutto il più naturale possibile (compresa la fotografia), era scontato che Robert Eggers non passasse inosservato.

The Lighthouse, la mitologia nell'horror

Per il suo secondo lungometraggio Robert Eggers sceglie una storia di mare e leggende, un racconto che disorienta, complesso da carpire in una sola visione. Ambientato nel New England di fine ‘800, la storia riguarda Thomas Wake e il giovane Ephraim Winslow; il primo è il guardiano stagionale di un faro, mentre il secondo ha deciso volontariamente di partire verso quest'isola sperduta in mezzo al mare per imparare il mestiere.

I due uomini, a causa di una tempesta, si ritroveranno bloccati lì ben oltre le quattro settimane previste di lavoro e la convivenza forzata farà emergere demoni interiori fino ad allora sopiti, timori e pulsioni di ogni tipo in un crescendo di follia sempre più incontrollabile. Con The Lighthouse Robert Eggers estremizza le sue fonti d'ispirazione, inserendo un numero significativo di contenuti, riferimenti e citazioni al mondo della cultura. Il titolo rimanda al racconto Il faro di Edgar Allan Poe, rimasto incompiuto per la prematura morte dell'autore, ma non è l'unico elemento letterario; infatti vi sono rimandi alla filosofia di Ralph Waldo Emerson, al Moby Dick di Melville, ma anche a Lovecraft. Sul piano pittorico Eggers fa riferimento esplicitamente all'opera Hypnosis di Sascha Schneider, mentre trae libera ispirazione anche da Watching the Breakers di Winslow Homer e Lighthouse Hill di Edward Hopper. A differenza del contesto storico adoperato nel film precedente, qui è la mitologia greca ad offrire una chiave di lettura esaustiva. Eggers associa ai protagonisti le figure di Proteo e Prometeo, il primo identificato in Wake, il secondo in Winslow. Proteo era una divinità del mare e oracolo, custode della conoscenza e mutaforma; Prometeo, figura certamente più conosciuta, nel mito è colpevole d'aver rubato il fuoco agli dei per donarlo agli uomini.

I protagonisti bramano la conoscenza (rappresentata dalla luce del faro) come se fosse un tramite col divino, ma l'approccio dei due è differente: il primo la protegge gelosamente, il secondo vuole impossessarsene. Ciò comporta tensione sessuale, affermazione della propria identità e di supremazia sull'altro dettata dall'oggetto del potere.

Tecnicamente The Lighthouse conferma la cura per i dettagli e la ricercatezza di Eggers dietro la macchina da presa. La pellicola è in bianco e nero, girata con in 35mm e con un aspect ratio di 1.19:1, elementi che concorrono a ricreare un'atmosfera decisamente suggestiva e claustrofobica. Luce e fotografia sono di chiara derivazione espressionista così come l'utilizzo delle lenti Baltar, tipiche del cinema horror gotico. Il regista, inoltre, ha la nomea di essere molto esigente e severo, tanto da rendere estenuante la prova del cast durante le riprese; tuttavia, viste le eccellenti performance ottenute da Willem Dafoe e Robert Pattinson, si può affermare che sia capace di tirar fuori sempre il meglio dai suoi attori.

Cosa aspettarci da The Northman?

A questo punto le aspettative per The Northman si fanno decisamente alte. Ambientato in epoca vichinga, racconta la storia di Amleth, figlio del re Aurvandil. Fjölnir, fratello del re, lo uccide per rubargli il regno prendendo in ostaggio anche la regina Gudrùn. Il ragazzo è costretto a scappare per salvarsi la vita, ma non dimenticherà mai il torto subìto, tanto da votare la sua intera vita alla ricerca della vendetta.

Ritornerà da adulto nella sua terra natìa per uccidere lo zio trovando una fidata alleata in Olga, una ragazza conosciuta durante il viaggio. The Northman si prospetta decisamente epico, pieno d'azione e battaglie all'ultimo sangue. Se qualcosa di Eggers abbiamo imparato è che non lascia mai niente al caso, quindi vedremo se saprà riconfermarsi ancora una volta.

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