Approvato il ddl Cinema: ecco cosa cambia per le sale, il cinema e la TV

La Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il nuovo ddl Cinema che cambia il regolamento del settore, scopriamo le novità di rilievo.

Approvato il ddl Cinema: ecco cosa cambia per le sale, il cinema e la TV
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Il cinema italiano è pronto cambiare per sempre volto e pagina, grazie all'approvazione in via definitiva del nuovo ddl Cinema da parte della Camera dei Deputati. Lo ha annunciato con fierezza il ministro dei beni culturali e del turismo Dario Franceschini, ma che punti va a scardinare la nuova legge che regola la settima arte nel nostro Paese? Si tratta di una riforma attesa (per certi versi) da più di cinquant'anni, che dà vita a un fondo completamente autonomo per il sostegno dell'industria cinematografica e audiovisiva. Ogni anno arriveranno 400 milioni da investire nel settore, un aumento del 60% rispetto alle norme attuali, verranno inoltre aiutati gli autori più giovani e quegli investitori che avranno voglia di aprire nuove sale cinematografiche in tutto il Paese.
Nel corpo dell'articolo andremo a conoscere più nel dettaglio le novità del ddl, sin da subito però possiamo affermare che finalmente il settore viene regolato a dovere, che il ruolo dell'industria cinematografica viene riconosciuto come fondamentale per la cultura e lo sviluppo della nostra Italia.

Un fondo comune

Iniziamo dal Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e l'audiovisivo, che attraverso incentivi fiscali e contributi automatici andranno a finanziare i progetti e le opere più meritevoli. In pratica le attuali risorse del Fus Cinema e le norme del Tax Credit vengono accorpate in un'unica entità, più snella e facile da gestire. Ma come come verrà alimentato il fondo? Esattamente come accade in Francia, dalle tasse ricavate dalla programmazione e trasmissione televisiva, dalla distribuzione e proiezione cinematografica, dall'erogazione di servizi di accesso ad internet da parte delle imprese telefoniche e di telecomunicazione. Dal 2017, l'11% del gettito Ires e Iva di questi settori costituirà la base di calcolo delle risorse statali destinate al finanziamento del Cinema e dell'audiovisivo. Non parliamo dunque di una nuova tassa da pagare, bensì di una forma funzionale di "autofinanziamento".
Un settore che produce guadagni e gettito fiscale contribuisce a migliorarsi da solo, il classico cane che si morde la coda, ma in senso positivo. Fino al 18% di questo fondo sarà poi dedicato in particolar modo, di anno in anno, al sostegno di opere prime e seconde, giovani autori, start-up del settore, piccole sale di proiezione, festival e rassegne di qualità, contributi per la Biennale di Venezia, l'Istituto Luce Cinecittà e il Centro Sperimentale di Cinematografia.

Addio censura

Oltre alle novità riservate al settore della produzione cinematografica, bisogna dire per sempre addio alla temuta censura, che tanto ha caratterizzato il settore negli ultimi decenni. Non sarà più una delega del governo a classificare i contenuti, saranno gli stessi operatori a definire le loro opere e a indirizzarle a un pubblico anziché un altro. Lo Stato può intervenire soltanto qualora vi fosse qualche abuso, ad esempio se si classifica come "Per tutti" un film horror e violento; in casi del genere lo Stato è chiamato a sanzionare l'operatore che ha commesso l'errore.
A proposito di classificazione, esattamente come avviene in molti Paesi occidentali ci saranno delle diciture molto precise, in pratica il codice etico cinematografico sarà molto simile al PEGI dei videogiochi. Che siano italiani o stranieri, i film in uscita dovranno essere "bollati" come opere per tutti, opere non adatte ai minori di 6 anni, opere vietate ai minori di 14 anni, opere vietate ai minori di 18 anni. Inoltre i distributori dovranno dire esplicitamente se un film mostra armi, violenza o sesso esplicito.


TV e streaming

Ci saranno modifiche anche per quanto riguarda la televisione via DVBT-2 e lo streaming. I servizi media audiovisivi, come li chiama il governo, dovranno garantire una soglia minima di prodotti italiani all'interno della loro programmazione generale. Vale per i palinsesti delle reti nazionali come per le piattaforme come Netflix, Infinity, Amazon Prime Video & Co. Chi non rispetta il minimo di legge, può incorrere a sanzioni statali, questo significa che vedremo sempre più film italiani in prima serata e nelle librerie online.
Il ddl mira anche a far nascere nuove sale a macchia di leopardo in tutta la penisola grazie a 120 milioni di euro da diffondere in cinque anni, soldi che potranno essere usati anche per riattivare sale che purtroppo hanno chiuso. Per il cinema italiano potrebbe dunque essere arrivata la spinta che attendeva da anni, il momento adatto per investire in nuove opere, nuovi artisti, soprattuto nuove sale da frequentare.