Anthony Hopkins: i 10 migliori film dell'attore gallese

In occasione dei suoi 83 anni, le migliori 10 interpretazioni di Anthony Hopkins, uno dei più grandi attori del nostro tempo.

Anthony Hopkins: i 10 migliori film dell'attore gallese
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Quando cominciò a recitare era solo un ragazzino gallese affetto da dislessia, timido e introverso. Nessuno avrebbe immaginato che Philip Anthony Hopkins sarebbe diventato uno degli attori più famosi della storia britannica, né tantomeno che dopo decenni passati sui maggiori palcoscenici inglesi e in produzioni autoriali, avrebbe conosciuto il successo e vinto un Oscar grazie ad appena 16 minuti in un horror/thriller.
Anthony Hopkins ha interpretato alcuni dei personaggi più iconici della cinematografia, alternandosi tra grandi produzioni e quel cinema d'Oltremanica di cui è uno dei maggiori simboli di eleganza e classe.
Il 31 dicembre, in occasione del suo 83° compleanno, andiamo a riscoprire i suoi 10 migliori film.

Il Silenzio degli Innocenti

Impossibile non cominciare con uno degli horror più importanti di sempre. Il Silenzio degli Innocenti, a quasi trent'anni di distanza, ha mantenuto intatto il suo fascino, la sua capacità di stregare e inquietare, grazie a una regia di Jonathan Demme semplicemente perfetta e a uno script di Ted Tally che valorizzò ogni riga dell'omonimo romanzo di Thomas Harris.
Hannibal Lecter ancora oggi è uno dei cattivi più affascinanti e terrificanti che si siano mai visti, grazie a un approfondito studio sui serial killer da parte dell'attore, e il film di Demme fece sì che il suo rapporto con la Clarice Starling di una bravissima Jodie Foster diventasse qualcosa di unico e irripetibile.
Elegante, freddo, calcolatore, Lecter nelle mani di Hopkins diventò una sorta di rettile, un pericolosissimo serpente che, armato di una psicologia affilata come un rasoio e pianificazione, era in grado di dominare ogni situazione. Meritatissimo Oscar come Miglior Attore non Protagonista e un posto di tutto rispetto nella storia del cinema.

Quel che resta del giorno

Grandioso film di James Ivory, un sontuoso e malinconico ritratto di un'umanità sacrificata a obbedienza e tradizione, seguendo le linee dell'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro.
Quel che Resta del Giorno verteva sui ricordi della vita di James Stevens (Hopkins) e degli anni gloriosi passati presso la magione di Lord Darlington, in qualità di capo-maggiordomo. Qui Stevens si trovava a che fare con una nuova collaboratrice, l'altrettanto determinata ma ben più passionale Sally Kenton (Emma Thompson), che negli anni avrebbe sviluppato un forte sentimento mai pienamente corrisposto nei suoi confronti.
Film elegantissimo, dolente e sprezzante accusa all'orribile classismo dell'alta società british, Quel che Resta del Giorno permise a Hopkins di confezionare un personaggio tra i più intensi e importanti della sua carriera.
Solo apparentemente freddo, il suo Stevens in realtà era un uomo divenuto tutt'uno con la professione e la maschera che indossava, incapace di essere libero, di amare, schiavo di un mondo fatto di regole che egli aveva tramutato in una sorta di codice da samurai.

Titus

Film sottovalutato degli anni '90, Titus di Julie Taymor ha un posto di grande rilievo. Ispirato in modo davvero fedele alla "Titus Andronicus" di Shakespeare, dal punto di vista visivo e stilistico è un riuscito mix di antico e moderno, su cui troneggiano collegamenti all'Italia del regime fascista.
Hopkins era il valoroso e fedele Generale Andronico, diventato oggetto della vendetta della terribile regina dei Goti Tamora (una bravissima Jessica Lange) e costretto a vedere la propria famiglia distrutta, il proprio onore gettato nella polvere con la compliciticà del debole Imperatore Saturninus (Alan Cumming).
La sua vendetta e la sua falsa pazzia furono interpretate da Hopkins con un'intensità totale, e un'abilità nel dominare ogni scena di incredibile caratura.

Cupo, sanguinolento, Titus rimane un film imperfetto ma di grande impatto, coerenza e con un cast di prim'ordine, sui quali però svettò Hopkins, capace di rendere omaggio alla penna del grande autore inglese come pochi altri attori prima di lui.

The Elephant Man

Senza ombra di dubbio tra i più bei film degli anni '80, e uno dei più amati del grande David Lynch. Adattamento tratto da due testi dedicati alla tragica sorte di Joseph Merrick, uomo affetto dalla Sindrome di Proteo e usato per anni come attrazione, The Elephant Man è uno dei più potenti film sull'accettazione del diverso e la bontà mai fatti.
Hopkins fu chiamato a intepretare il personaggio del nobile Dottor Frederick Treves, che più di tutti lottò per ridare dignità a Merrick, così come per far comprendere la terribile ingiustizia di cui era stato vittima, il regno dell'orrore e dell'odio immotivato che ne aveva abitato l'esistenza.
Appassionato, idealista, dotato di grande coraggio, curiosità e umanità, il suo Treves è uno dei personaggi più nobili che si siano mai visti in un film, e la chimica tra Hopkins e il bravissimo John Hurt nei panni di Merrick fu solo uno dei tanti elementi che ne fecero una pietra miliare.

Nixon - Gli intrighi del potere

Nixon - Gli Intrighi del Potere è uno dei migliori film di sempre di Stone, un'opera di grande profondità, intelligenza, che assieme al bellissimo JFK e a W. costituisce la sua trilogia del potere.
Nonostante il grande insuccesso al botteghino, Nixon fu giustamente lodato dalla critica, che apprezzò lo straordinario lavoro di scrittura e regia, la colonna sonora, l'energia e l'intensità di un cast in cui Hopkins fu mattatore di incredibile fascino.
Il suo Nixon appare come una creatura serva e strumento di un potere che non ha un volto, non ha un vero padrone, ha solo servitori come lui, come il Kissinger di John Goodman, l'Hoover di Bob Hoskins, l'Haldeman di James Woods o il Mao di Rick Young.
Hopkins fu sensazionale nel dipingere un uomo ricco di luci e ombre, durissimo, perfezionista, dotato di una forza d'animo e una determinazione a dir poco mostruose, quasi quanto la sua sete di potere, desiderio di vendetta e ipocrisia.

Viaggio in Inghilterra

Uscito nello stesso anno di Quel che Resta del Giorno, Viaggio in Inghilterra è un vero e proprio gioiello firmato da Richard Attenborough.
Ambientato a metà del '900, era un biopic incentrato sul grande scrittore C.S. Lewis a cui Hopkins donò carisma, energia, ma anche molta fragilità, e un sopito desiderio di cambiamento, rivelatosi grazie all'incontro con l'imprevedibile Joy Davidman di una bravissima Debra Winger.
A poco a poco, Lewis sarebbe uscito dal suo torpore, avrebbe messo in discussione la visione machista e sterile della vita, avrebbe scoperto il piacere della condivisione e di un rapporto amoroso.
Hopkins fu straordinario nel rendere la dimensione tragica ma anche meravigliosa di quella storia d'amore, andando così a spezzare la sua immagine di attore "freddo" e controllato.

Amistad

Altro ruolo in apparenza minore, per uno Steven Spielberg che affrontò il tema della schiavitù in modo alquanto coraggioso e appassionato, per quanto Amistad non sia ricordato tra i capolavori del regista americano.
Anthony Hopkins fu scelto per interpretare il burbero, corrucciato ma carismatico John Quincy Adams, 6° presidente degli Stati Uniti e asso nella manica del collegio difensivo capitanato dall'avvocato Baldwin (Matthew McConaughey) e Theodore Joadson (Morgan Freeman), che puntava a far liberare degli schiavi africani arrivati per puro caso sulle coste americane.
Il suo rapporto con il coraggioso Cinque (Djimon Hounsou) fu qualcosa di grandioso in Amistad, una lenta scoperta del diverso e dell'altro, a cui Hopkins si prestò con incredibile sensibilità, per poi riversare tutta la sua energia in un monologo finale di incredibile potenza e bellezza, che gli fruttò l'ennesima candidatura agli Oscar come Non Protagonista.

I Due Papi

I Due Papi è stato tra i grandi protagonisti dell'anno cinematografico scorso. Diretto da Fernando Meirelles, è un biopic gustoso e un po' fantasioso sul passagio di testimone tra Papa Benedetto XVI e Papa Francesco, e ha permesso ad Anthony Hopkins di calarsi nei panni di uno dei grandi protagonisti della storia recente.
Se Jonathan Pryce ebbe in fin dei conti un compito abbastanza semplice (Bergoglio è sempre stato un personaggio originale e accattivante di suo), Hopkins invece fu chiamato a confrontarsi con un uomo molto più controverso e difficile da far apprezzare al grande pubblico.
Eppure non si può dire che non abbia avuto grande successo nel rendere il suo Ratzinger un simbolo della vecchia Chiesa, con tutti i suoi contro ma anche i suoi pro.
Solo apparentemente sotto le righe, ma in realtà attraversato da una profonda tensione e rabbia, il suo Benedetto XVI è un uomo colto, determinato, energico e rigido. Ma in ultima analisi anche incredibilmente perspicace, severo con se stesso e sorprendente nell'intima umiltà e altruismo verso il papato che lo animava.
La maestria con cui riuscì a rendere la trasformazione e l'evoluzione di questo personaggio così dogmatico gli fruttò l'ennesima candidatura agli Oscar come Miglior Attore Non Protagonista.

Casa Howard

Altro film di James Ivory, tratto dal romanzo di Edward Foster, Casa Howard è un'opera cinematografica di enorme caratura stilistica e formale, con un cast stellare, che oltre ad Anthony Hopkins annoverava anche Emma Thompson, Helena Bonham Carter e Vanessa Redgrave, portando il concetto di scontro di classe a un livello totalmente inedito.
Gradevolissimo e struggente labirinto fatto di sospetti, misteri e miserie umane, Casa Howard ruotava attorno a un testamento, e allo scontro tra tre famiglie (la Wilcox, la Schlegel e la Bast) per decidere il destino di una magione lasciata teoricamente ai borghesi Schlegel.
Anthony Hopkins interpretava l'egoista, prepotente e altezzoso Sir Henry Wilcox, nobile sprezzante di ogni regola e moralità, che solo l'amore per Margaret Schlegel (Emma Thompson) sul finale portava a ravvedere.

L'attore gallese fu straordinario nel rendere il suo personaggio assolutamente diviso a metà, combattuto dalle due anime che ne popolavano il cuore, così come nel ricreare con la Thompson una chimica assolutamente straordinaria, che fu solo uno dei tanti elementi che decretarono il successo di un film assolutamente perfetto.

Il Caso Thomas Crawford

La grande abilità da parte di Anthony Hopkins di rendere affascinante e carismatico anche un personaggio profondamente malvagio e perfido ha avuto conferma in uno dei thriller più sottovalutati dello scorso decennio come Il Caso Thomas Crawford.
Diretto da Gregory Hoblit, il film aveva come protagonista il giovane e rampante assistente del procuratore Willy Beachum (Ryan Gosling) chiamato a dirigere il processo a carico del ricco Thomas Crawford (Anthony Hopkins), accusato di aver tentato di uccidere la moglie infedele.
Quello che sembra un caso facile, quasi elementare, in breve diventerà un incubo per il giovane Beachum, costretto a districarsi in una ragnatela di false piste, vicoli ciechi e misteri tessuta da un Crafword a cui Hopkins donò sagacia, astuzia e una fredda ferocia.
L'attore gallese dominò ogni scena, e ci donò un villain per il quale alla fin fine ci ritrovavamo quasi a tifare, a dispetto della sua crudeltà ed egocentrismo.

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