Ant-Man 3: MODOK è efficace? Le differenze con i fumetti

M.O.D.O.K. è uno dei personaggi più bistrattati di Ant-Man and The Wasp: Quantumania: ecco cosa non ha funzionato nella sua caratterizzazione.

Ant-Man 3: MODOK è efficace? Le differenze con i fumetti
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Uno dei punti più spinosi della controversia che divide la critica su Ant-Man and The Wasp Quantumania riguarda sicuramente la pessima caratterizzazione di M.O.D.O.K.. Come tutti gli altri personaggi "minori" della pellicola, quali il Krylar di Bill Murray, la Jentorra di Katy O'Brian e persino la Cassie Lang-Stature di Kathryn Newton, anche M.O.D.O.K. viene infatti lasciato per larga parte del film in secondo piano, e "tirato fuori dal cilindro" solo nei momenti in cui la sua presenza è indispensabile alla narrazione. Anche in questi casi, peraltro, il villain (o eroe redento?) non è mai davvero indispensabile alla narrazione, risultando molto spesso fuori luogo nell'economia della pellicola e riuscendo persino nell'arduo compito di ridurre ad una macchietta uno dei nemici più amati della Casa delle Idee. Ma cosa è andato storto nella (non-)caratterizzazione di M.O.D.O.K. in Ant-Man and The Wasp: Quantumania?

Una macchietta senza speranza

Limitandoci per ora solo al girato di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, il problema principale della caratterizzazione di M.O.D.O.K. è che esso è stato quasi tenuto nascosto per tutta la campagna promozionale del film, debuttando solo nel trailer finale di Ant-Man 3, diffuso a metà gennaio.

Prima di allora, si era visto qualcosa del villain solo a porte chiuse e solo in grandi convention come il San Diego Comic-Con, ma sembrava che proprio M.O.D.O.K. sarebbe stato la grande sorpresa di Ant-Man 3, e che magari sarebbe stato destinato a tornare in futuro come grande villain per un'altra pellicola, visto lo spessore a fumetti del personaggio. Non solo: MODOK è comparso in una featurette di Ant-Man 3, insieme a Kang, a pochi giorni dal lancio del film, la quale però ci teneva nascosto il vero nome del nemico "minore" della pellicola. Solo i più attenti avevano scoperto, scandagliando il trailer finale di Ant-Man and The Wasp: Quantumania frame per frame, che in realtà M.O.D.O.K. altri non è che Darren Cross, l'ex-Calabrone, dato per morto quando si è rimpicciolito al punto da auto-disintegrarsi. Uno dei "grandi" plot twist di Ant-Man 3 doveva essere infatti il reveal del volto del M.O.D.O.K. dell'MCU, che avrebbe anche spiegato perché l'ibrido uomo-macchina ce l'aveva a morte con Scott Lang.

Ebbene, questa rivelazione non funziona: estremamente prevedibile e troppo affrettata, essa finisce per non essere affatto incisiva in un film che affronta temi ben più grandi, risultando poco più che una semplice nota di colore che si perde tra una scena e l'altra. Ancora peggio, il Darren Cross di Ant-Man 3 è caratterizzato in modo completamente diverso dal Calabrone del primo film della trilogia.

Addio all'executive senza scrupoli di una grande compagnia tecnologica, benvenuto il servo obbediente di Kang, che porta avanti la sua missione (almeno fino a poco prima del finale del film) senza un apparente motivo logico se non la riverenza verso l'uomo che lo ha salvato, trasformandolo in realtà in un discutibile ibrido uomo-macchina e uomo-arma che risponde all'acronimo "Mechanized Organism Designed Only for Killing. Il personaggio, nonostante sia letteralmente un'arma vivente, si lascia mettere i piedi in testa in ogni momento da Kang e persino da Ant-Man e Cassie Lang, che arrivano anche a farsi beffe del suo stesso nome. M.O.D.O.K. non è la grande minaccia che vediamo nei fumetti, ma una vera e propria macchietta che non fa veramente paura a nessuno dei personaggi di Ant-Man 3, debole e inutile ai fini della narrazione, inserita a forza nel film (peraltro in pochissime scene) giusto per dare una degna conclusione all'arco narrativo di Darren Cross, di cui peraltro nessuno sentiva la mancanza.

La parte più problematica della parabola di M.O.D.O.K. è però il suo micro-arco di redenzione nella battaglia finale, che trasforma improvvisamente il personaggio da un apparentemente nemico a tutto tondo che desidera solo la morte di Ant-Man e della sua famiglia in un anti-eroe redento, che arriva a sacrificarsi dopo aver ascoltato un banale discorso motivazionale di Cassie Lang, che di fatto lo fa auto-convincere di essere lo "scemo" del grande villaggio che è il Regno Quantico.

Una fine doppiamente ingloriosa, dunque: M.O.D.O.K. perisce abbracciando la sua stessa secondarietà come personaggio, mentre la sua fine non è nemmeno così importante ai fini della trama e si tramuta nell'ennesimo momento comico connesso al personaggio, che non riceve nemmeno un degno commiato. Persino il design di M.O.D.O.K. è totalmente demenziale, tanto (volutamente) mal realizzato da risultare comico: la faccia di Darren Cross viene ingigantita e "stretchata" fino a entrare in una sorta di "cubo" che rende goffo e buffo un personaggio che, come dice il nome, è stato pensato "solo per uccidere". Eppure le basi per realizzare un M.O.D.O.K. convincente c'erano, sia in termini narrativi che di design.

Tantissimo potenziale sprecato

È ovvio che il M.O.D.O.K. dell'MCU non sia lo stesso dei fumetti: se sul grande schermo il personaggio è la versione miniaturizzata di Calabrone, nelle tavole Marvel egli è George Tarleton, un impiegato della Advanced Idea Mechanics (AIM) che viene sottoposto ad un esperimento che ne accresce enormemente le facoltà mentali, risultando in un cranio di dimensioni ingigantite rispetto al resto del corpo.

In Ant-Man 3, invece, la testa enorme di M.O.D.O.K. è in realtà una parte del corpo "meno rimpicciolita" delle altre, mentre si perde completamente la super-intelligenza, rendendo così il villain poco più che una mitragliatrice con una testa enorme e una sedia volante. D'altro canto, Tarleton non usa quasi mai la sua forza bruta per combattere, ma preferisce operare da dietro le quinte e intavolare piani complessi per abbattere gli Avengers: non è un caso che proprio M.O.D.O.K. sia riuscito a prendere il controllo della stessa AIM e a renderla un'istituzione centrale nei fumetti Marvel della Silver Age.

Molto fedele ai fumetti è, per esempio, il MODOK di Marvel's Avengers, sfortunato videogioco targato Square Enix e Crystal Dynamics che, nonostante le enormi pecche a livello di gameplay, aveva il pregio di azzeccare perfettamente la caratterizzazione del villain, dando anche qualche lezione di design ai Marvel Studios.

Sembra quasi che questi ultimi, più che ai fumetti o ai videogiochi, si siano ispirati alla serie comedy animata su M.O.D.O.K. di Disney+, completamente slegata dall'MCU e che peraltro è stata cancellata da Disney nel corso del 2022 (ma rimane la nostra recensione di MODOK). L'impressione è dunque che i Marvel Studios abbiano ancora una volta sprecato una cartuccia con un villain mediocre, poco interessante e male caratterizzato. Certo, M.O.D.O.K. paga lo scotto di essere stato introdotto al fianco di un "pezzo da novanta" come Kang il Conquistatore, che gli ha chiaramente rubato spazio a schermo, ma le pecche della sua caratterizzazione sono intrinseche, non strettamente legate agli altri protagonisti del film.

Allora la domanda diventa un'altra: perché sprecare un personaggio così importante riducendolo ad una semplice macchietta? Perché non tenerlo da parte per un altro film? Non stiamo parlando di comparse come Krylar o Jentorra: M.O.D.O.K. è uno dei villain più amati dei fumetti Marvel.

Certo, qualcuno potrà dire che nel Marvel Cinematic Universe nessuno muore mai davvero e che, se effettivamente Disney volesse riportare il personaggio sul grande e piccolo schermo basterebbe poco a creare un altro M.O.D.O.K., questa volta basandosi sulla storia di George Tarleton e non su quella di Darren Cross. Ma per farlo ci vorrà molto: l'AIM non esiste nell'MCU, mentre le critiche ricevute dal M.O.D.O.K. di Ant-Man 3 potrebbero convincere i Marvel Studios a mettere precocemente la parola "fine" in fondo alla triste parabola dell'iconico villain.

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