Annabelle 3: le tre migliori sequenze del film di Gary Dauberman

Studiamo insieme le tre migliori sequenze del nuovo film del Conjuring Universe, Annabelle 3, attualmente in programmazione nelle sale italiane.

Annabelle 3: le tre migliori sequenze del film di Gary Dauberman
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L'aspetto più interessante del nuovo Annabelle 3 di Gary Dauberman è il modo in cui, quasi in chiave revisionista, lo sceneggiatore, col film che segna il suo debutto alla regia, scelga di dar maggior rilevanza alla costruzione della suspense nelle scene d'atmosfera anziché che in quelle risolutive. Di conseguenza il nuovo capitolo del Conjuring Universe riesce ad affilare la tensione molto di più nelle sequenze che promettono uno spavento senza però consegnarlo (ovvero quelle classiche scene da horror che inquietano lo spettatore preparando il terreno per qualcosa che poi non accade) rispetto a quelle in cui poi effettivamente lo spavento arriva davvero.
La scelta, per la quale non siamo in grado di misurare la volontarietà, in qualche modo riesce a inquadrare alla perfezione la dimensione di un film che vuole essere molto più intimista che spaventoso, un'opera che, conoscendo alla perfezione tutti i meccanismi della materia dell'horror, sceglie - con grande coraggio - di usarli per parlare di altro.

A metà fra un Goonies del XXI secolo in chiave demoniaca e un giro turistico nella Fortezza della Solitudine, in compagnia di Jonathan Kent quando Clark è in giro a salvare il mondo, Dauberman (vero e proprio perno dell'horror moderno che ha sceneggiato i due Annabelle precedenti, The Nun, La Llorona, la serie tv Swamp Thing, i due nuovi It e sta attualmente scrivendo il prossimo adattamento kinghiano Le Notti di Salem), gioca con le aspettative del pubblico, alternando horror e dramma con la sapienza di chi vuole dimostrare di aver appreso in pieno la lezione di James Wan (che noi abbiamo studiato nel recente Everycult su The Conjuring). Vediamo insieme come nelle tre migliori sequenze di Annabelle 3.

Cimitero Vivente

Il film si apre esattamente come il primo The Conjuring, col faccione di Annabelle in primo piano e i coniugi Ed e Lorraine Warren che spiegano alle sue "vittime" perché è meglio che quella bambola venga presa in custodia da loro, che di occulto e infestazioni demoniache ne capiscono più di tutti. Non abbastanza, però, dato che lungo la strada di casa Annabelle, forse offesa per essere stata così sottovalutata, decide di mettere subito in chiaro di che pasta è fatta bloccando il motore dell'auto dei due demonologi.
Coincidenza, la vettura va in panne di fronte alle inferriate arrugginite di un campo santo particolarmente spettrale illuminato dalla notte: non è il cimitero per animali di Ludlow nascosto nei boschi visto pochi mesi fa in Pet Sematary di Kevin Kölsch e Dennis Widmyer, ma quasi ci si avvicina per come Dauberman lo annacqua coi fumi rasoterra tipici degli horror anni '80, che rimandano direttamente al nostro Everycult su Il Ritorno dei Morti Viventi.
Nella sequenza tutto, dal posizionamento della camera alla straordinaria interpretazione di Vera Farmiga, ci lascia intendere che sta per succedere qualcosa di terribile, con la carrellata lentissima che da un finestrino entra nell'abitacolo e punta in direzione dell'altro, coperto dalla cartina stradale che Lorraine sta studiando per ritrovare la strada di casa, mentre Ed è alle prese con la macchina che proprio non vuole saperne di ripartire. Annabelle è seduta comodamente sui sedili posteriori e osserva in silenzio come un'orribile bambina particolarmente ubbidiente. Poi qualcosa effettivamente succede, ma niente in confronto alle oscure premesse: il film può iniziare.

Confessioni

Nei teen horror c'è sempre il personaggio particolarmente antipatico che non fa altro che importunare tanto il protagonista quanto il pubblico, e al quale tendenzialmente si spera che accada subito qualcosa di terribile.
In Annabelle 3, che teen-horror lo è di certo, Dauberman quel personaggio ce lo presenta nella figura di Daniela (Katie Sarife) al solo scopo di trasformarla, in una sequenza magistrale, nel cuore emotivo del film. Vero e proprio yin in contrapposizione allo yang rappresentato da Mary Ellen (Madison Iseman), Daniela viene tratteggiata da subito come estroversa, piantagrane e strafottente, siamo immediatamente portati a credere che la sua attrazione per il sovrannaturale - e nel caso specifico per il museo dei Warren, al quale vuole accedere con ogni mezzo necessario - derivi dalla volontà di dimostrare che i genitori di Judy (Mckenna Grace) siano in realtà dei truffatori. Che l'aldilà e i fantasmi non esistano.

Nulla di più sbagliato: ribaltando completamente il personaggio descritto inizialmente come negativo, il regista-sceneggiatore sfrutta la scena del tour nel museo dei coniugi Warren per mostrarci la vera natura di Daniela, in un momento particolarmente toccante che giustifica sia il suo comportamento respingente nei confronti delle due amiche, sia la voglia irrefrenabile di accedere alla stanza occulta.

Tele-mania

Altro che paura degli spoiler: in un contesto in cui il cinema è sempre più social e l'intrattenimento piegato/piagato al terrore delle anticipazioni, ree di rovinare l'esperienza audiovisiva, Dauberman ha l'assoluto colpo di genio di riassumere questa particolare situazione in chiave "eternalista" mettendo in scena una sequenza gotico-surreale tutta impostata sull'auto-rivelazione.
Protagonista ancora una volta Daniela, rimasta intrappolata nel museo dei Warren fra pianoforti, abiti da sposa, segnaventi, braccialetti vittoriani, serpenti a sonagli impagliati, scimmie con fisarmoniche, carillon e armature da samurai, si ritrova davanti a un televisore Philco Predicta (scelta non casuale) che le mostra cosa sta per succedere cinque secondi nel futuro.

L'idea, che sembra spuntata fuori da una sceneggiatura per Ai Confini della Realtà, è particolarmente felice nella maniera in cui evolve la lezione hitchcockiana della costruzione della suspense: se nei film del Maestro questa viene raggiunta tramite una rottura tra ciò che lo spettatore conosce rispetto a ciò che il personaggio nello schermo non conosce, in Annabelle 3 Dauberman fa coincidere le due cose (Daniela diventa il pubblico che guarda Daniela nello schermo), e pian piano la tensione si trasforma in rassegnazione quando la ragazza capisce che ciò che sta guardando è in realtà ciò che le capiterà di lì a poco.

Per altri speciali, recuperate pure le tre migliori scene di Avengers: Endgame e le tre scene Madri di Suspiria.

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