Speciale Amabili Resti - Intervista

Intervista a Peter Jackson e Saorsie Ronana

Speciale Amabili Resti - Intervista
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Roma, giovedì 26 novembre: in seguito all'anteprima stampa dell'ultimo lungometraggio di Peter Jackson, Amabili resti, incontriamo il regista e la giovanissima attrice protagonista del film, Saoirse Ronan, visibilmente emozionata e ben disposta verso i giornalisti italiani, pronti a tempestarli di appasionate domande. Nell'aria si avverte una bellissima aura di pura cinematografia, mista ad un aulico rispetto verso il regista che più di ogni altro, durante gli ultimi anni, è riuscito a rivoluzionare l'intera industria cinematografica.
Tra qualche mormorio e il ronzio delle telecamere, i due si fanno avanti e salutano i presenti, la loro semplicità mette immediatamente tutti a proprio agio: si può cominciare.

Sorge spontaneo un paragone con Creature del cielo, che nel 1994 le regalò una nomination all'oscar assieme alla fama internazionale. Quanto vi è stato di aiuto questo termine di paragone?

PJ:Creature del cielo è un film di quindici anni fa, le persone cercano modelli e punti di contatto tra i film di un regista. La verità è che noi facciamo film differenti, Amabili resti e Creature del cielo sono due film distinti e, per quanto mi riguarda, con pochi punti di contatto.

Come vi siete avvicinati al discorso dell'aldilà? Avete approfondito qualche particolare aspetto della vita oltre la morte? Magari riferimenti letterari

PJ: L'aldilà mi affascina, credo ci sia una qualche continuazione dopo la morte, il film però è puro intrattenimento. Tutti gli aspetti ed i riferimenti alla morte provengono direttamente dal libro.

Lei è molto legato alla Nuova Zelanda, com'è stato per lei lavorare ad Hollywood dopo averla rivoluzionato?

PJ: Prescindendo dalla produzione, Amabili resti non è un film americano. Quasi tutto è stato girato in nuova zelanda, eccetto i luoghi che Alice (Sebold, ndr) ha vissuto davvero nella sua gioventù visto che, seppur non autobriografico, il libro racconta luoghi realmente esistenti nella gioventù della scrittrice (il liceo, la discarica), quindi abbiamo deciso di girare davvero lì.
Per quanto riguarda Hollywood, io lì sono una specie di fantasma: non partecipo alle loro feste e mi tengo molto distante da quel mondo, sono uno straniero che non ha intenzione di integrarsi.

Cosa l'attraeva del romanzo?

PJ: L'idea di descrivere la vita dopo la morte. Parla di una quattordicenne assassinata e di ciò che viene dopo la sua morte, per se e per gli altri. Susie non muore mai e anche se viene uccisa sopravvive alla sua forma. Considero Amabili resti come una storia d'amore e di vita.

E' un film pensato sugli adolescenti?

PJ: Ho una figlia adolescente, volevo qualcosa che riuscisse a riunire questi due mondi, quello giovane e quello più maturo, permettendo ad entrambi di sognare.

Stanley Tucci è memorabile, la sua interpretazione è davvero eccellente, come avete lavorato assieme?

PJ:Stanley è stata la nostra prima scelta: per il personaggio di Harvey volevamo killer atipico, doveva essere anonimo, noioso e poco brillante, uno che passasse inosservato. Alice ci aveva dato un ritratto molto definito del personaggio, e Stanley ha saputo entrare perfettamente nel ruolo.
Inizialmente credo abbia trovato difficile entrare nella parte visto che è un amorevole padre, forse il fatto di cambiare completamente look deve averlo aiutato a dissociarsi da se stesso.


Saorsie, come ha vissuto il ruolo di Susie?

SR: Susie è un'adolescente come me, ho trovato significativo vivere una simile esperienza, credo che tutti, sul set, avessimo materializzato la ragazza e ci sentissimo molto vicini a lei

Come avete lavorato per la musica?

PJ: Tutti mi chiedono della musica ma nessuno mi parla di "suono". Il suono, la sua assenza, quei piccoli particolari sonori che danno il ritmo al film sono eccezionali. La casa di Harvey, ad esempio, ha un vero e proprio battito cardiaco, che lui conosce perfettamente, in ogni sua variante.
Per le musiche abbiamo chiesto la collaborazione di Brian Eno, un grande, pilastro della musica ambient; quando lo abbiamo per chiedergli il permesso di utilizzare alcuni suoi vecchi brani, lui si è proposto di creare una nuova colonna sonora, è stato davvero fantastico.

Come ha scelto Saorsie?

PJ: Abbiamo chiesto a Joe Wright, che all'epoca lavorava con lei, come fosse sul set (all'epoca stavamo provinando diverse ragazze ma non eravamo soddisfatti). Lui è stato estremamente disponibile e ci ha inviato un dvd con dei video dove lei recitava: era semplicemente eccezionale, lei ha un talento unico e tutti potete testimoniarlo.

Quanto è importante per lei il confronto con l'immaginario? In ogni suo film ci si immerge in un mondo a sè stante, in qualcosa di differente

PJ: Il cinema è un gioco, un contratto tra registi e spettatori. Per due ore si deve fingere che tutto sia vero, anche le scene fantastiche vanno girate in modo realistico, il film è un viaggio ed io aggiungo elementi di finta spontaneità per ingannare lo spettatore.

Per quanto riguarda la tecnologia 3d?
PJ: Mi piace, credo che non sia però il futuro. Si continueranno a girare film come li vediamo oggi e anzi, diverrà un accessorio molto calibrato, così come la scelta di girare in bianco e nero o a colori: a seconda delle necessità si deciderà se applicare il 3d, per ora è un'attrattiva che mette spesso in secondo piano il vero valore del film.

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