Speciale All Is Lost: quando tutto è perduto

Quando lo scontro tra la natura e l'uomo è impari: ecco le più grandi storie del survival movie moderno

Speciale All Is Lost: quando tutto è perduto
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Tra uomo e natura si realizza un rapporto complicato che spesso sfocia in un conflitto e in autentica lotta per la sopravvivenza. Una “guerra” apparentemente impari dove ognuna delle parti in causa non si risparmia, provando a prevalere sull’altro. Eppure, quello tra il genere umano e l’ambiente naturale è un equilibrio necessario per la nostra vita e per la salvaguardia del pianeta terra. Un equilibrio che può raggiungere una dimensione intimista come nell'ottimo All Is Lost- Tutto è perduto del regista J. C. Chandor, con protagonista il Premio Oscar Robert Redford, che dal 4 giugno è disponibile per il mercato Home video in una imperdibile doppia edizione, in DVD e Blu-ray, distribuita dalla Universal Pictures Italia. All Is Lost - Tutto è perduto racconta dell’epopea vissuta da un uomo disperso nel mezzo dell’Oceano Indiano, vittima di un naufragio in seguito alla collisione della sua barca con un container abbandonato. Una vera e propria lotta per la sopravvivenza in precarie condizioni di salute e con una risicata scorta di viveri. Una storia affascinante premiata con una nomination agli Oscar del 2014 nella categoria Miglior montaggio sonoro e una avventura umana in un ambiente naturale ostile: una trama che per certi versi abbiamo già visto in diverse altre opere cinematografiche, e che ora andremo a scoprire insieme in un breve excursus tra le migliori pellicole incentrate sull’eterna lotta tra l’uomo e la natura.

Alive - Sopravvissuti

Alive - Sopravvissuti è un film del 1993, diretto da Frank Wilson Marshall e interpretato da Ethan Hawke. La pellicola, adattamento del libro Tabù - La vera storia dei sopravvissuti delle Ande, scritto da Piers Paul Read, si basa sulla vera storia del noto disastro aereo delle Ande, avvenuto nel 1972, che causò la morte di 29 persone mentre altre 16 riuscirono a sopravvivere, nonostante una condizione climatica difficile, grazie a degli atti di cannibalismo perpetrati verso i cadaveri dei loro stessi compagni di viaggio e amici. Una storia toccante a cui viene dato maggior valore grazie alla testimonianza diretta di uno dei superstiti, Fernando Parrado, che ha aiutato la produzione nella ricostruzione della storia, compresi i dettagli più cruenti. Alive racconta una storia di sopravvivenza di gruppo, eppure passò alla storia soprattutto l’impresa dello stesso Parrado e di Roberto Canessa che in un ultimo e disperato tentativo riuscirono ad attraversare le Ande a piedi, raggiungendo il Cile e potendo così chiedere soccorso. La sfida contro la natura viene vinta, infine, dall’uomo ma a caro prezzo, tra numerose perdite umane e macabri pasti a base di carne umana.

Into the Wild - Nelle terre selvagge

Into the Wild, trasposizione cinematografica del romanzo di Jon Krakauer Nelle terre estreme, racconta della vera storia di Christopher McCandless, che una volta laureato decise di intraprendere un lungo viaggio che lo avrebbe portato dopo pochi anni in Alaska, dove però venne successivamente ritrovato morto. Il film, diretto da Sean Penn, vede Emile Hirsch nei panni del giovane avventuroso, protagonista di un road movie atipico che trae forza soprattutto dalle splendide atmosfere del continente Nordamericano e dai suggestivi paesaggi sconfinati e desertici, dal Colorado all’Alaska stessa. Un film che racconta del rapporto tra uomo e natura e che nel tempo è diventato un simbolo del malessere giovanile e della voglia di ribellione e di libertà. Il protagonista del film non rinuncia, però, al contatto con lo stesso genere umano, sviluppando quindi nuove e insospettabili amicizie e, allo stesso tempo, imparando a conoscere e sfruttare le possibilità offerte dalla natura (anche in fatto di cibo) e finendo per perire per mano della stessa in una lotta impari: perché quando ci si spinge troppo in là, anche volontariamente, è difficile tornare indietro e la natura, seppur ammaliante, può trasformarsi nel più letale dei sicari.

Cast Away

Nel 1719 Daniel Defoe, ispirandosi a un fatto realmente accaduto a un marinaio inglese, scrisse il romanzo Robinson Crusoe, un classico d’avventura con “protagonisti” assoluti la solitudine e la natura. Le stesse emozioni umane vengono raccontate anche in Cast Away, il film di Robert Zemeckis con protagonista Tom Hanks nei panni - pochi, per la verità - di un agente di una nota agenzia americana, in procinto di sposarsi, che si ritroverà naufrago su di un'isola deserta in seguito a un drammatico incidente aereo. Completamente solo troverà conforto solo in un pallone che chiamerà Wilson e sul quale disegnerà un volto approssimativo, realizzato con lo stesso sangue della sua mano ferita. La natura può far paura ma nella lotta per la sopravvivenza è necessario mostrare spirito di adattamento, arrivando a cibarsi di quello che offre il luogo che ci ospita, come noci di cocco e granchi, e tornando ai primordi dell’umanità accendendo il fuoco con mezzi di fortuna. Ancora una volta sembra che la natura possa rimanere impassibile di fronte alla sofferenza umana ma, come in una sorta di sfida estrema, dona “generosamente” all’uomo i mezzi necessari per combatterla.

127 ore

127 ore racconta la lunga agonia di Aron Ralston che, nel 2003, durante una giornata di trekking e biking in un parco dello Utah, rimase intrappolato per cinque lunghi giorni sotto un pesante masso che gli paralizzò completamente il braccio. Convinto di non poter sopravvivere, iniziò a pensare a quella che era stata la sua vita e decise di lasciare in lascito alcuni video, realizzati con la sua videocamera. Senza cibo, e ormai disidratato, provò comunque, in un ultimo disperato gesto, ad amputarsi il braccio con un piccolo coltellino, al fine di liberarsi in modo estremo dalla morsa che lo teneva prigioniero. La sua storia viene raccontata da Danny Boyle in questo capolavoro candidato a sei Premi Oscar nel 2011, e sul grande schermo Ralston viene interpretato da James Franco, in quella che viene ricordata come una delle migliori performance dell’attore californiano. Nella pellicola del regista inglese si racconta un dramma umano, e il dolore e la vicinanza con la morte del protagonista viene messa in antitesi con i suggestivi paesaggi dello stato americano, con i suoi colori e la rassicurante, ma solo apparente, calma del landscape dello Utah.

2012

Nonostante le ovvie smentite di geofisici e astronomi, una delle profezie che più ha terrorizzato il mondo è stata quella legata al 2012, data che andava a coincidere con la fine di un ciclo del calendario Maya e, soprattutto, con la (presunta) fine dell’umanità. La profezia non si è poi avverata ma è diventata materia per diverse trasposizioni cinematografiche, tra cui la più famosa è sicuramente, per l'appunto, 2012, realizzata dal Roland Emmerich grande esperto del genere catastrofico. Terremoti, eruzioni vulcaniche, dislocamento della crosta terrestre e giganteschi tsunami: nel film viene mostrato il lato violento della natura, quella che si ribella e dichiara guerra all'uomo, inerme davanti alla violenza di eventi naturali irripetibili con intere città e nazioni inondate e continenti ormai irriconoscibili. Anche in questo caso l’ingegno può, però, garantire, anche se in minima parte, la sopravvivenza del genere umano grazie alla costruzione di moderne “arche di Noè” con le quali portare in salvo l'élite della Terra. Perché la natura non fa distinzioni di razza e condizione sociale... ma l’uomo si. Pur rimanendo un film corale, in 2012 viene raccontata anche una storia personale: quella dello scrittore di fantascienza Jackson Curtis, interpretato da John Cusack, nelle vesti di un uomo che riesce a trovare risorse insospettabili per mettere in salvo la propria famiglia.

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