Addio a James Caan: da Il Padrino a Elf, un attore poliedrico

Una carriera versatile e piena di sorprese: James Caan ha saputo mostrarci il suo talento a 360 gradi prima di salutarci all'età di 82 anni.

Addio a James Caan: da Il Padrino a Elf, un attore poliedrico
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Un pezzo di cinema se ne va. James Caan, classe 1940, muore il 6 luglio a Los Angeles all'età di ottantadue anni. Notizia che scuote l'olimpo di Hollywood, quello dei veterani che hanno stravolto la maniera di fare e realizzare cinema col sopraggiungere degli anni Settanta, momento culturale fremente per la società e la cultura, come ci hanno dimostrato tante delle pellicole a cui l'attore ha preso parte. Non poteva essere altrimenti in fondo, lui che con Francis Ford Coppola era cresciuto tra i banchi di scuola (in queste ore Coppola ha ricordato il suo amico James Caan) facendo parte del circolo di creativi che hanno poi rivoluzionato insieme il panorama dell'industria dell'intrattenimento.

Dagli inizi alla rivoluzione

Ma è la varietà che ha contraddistinto un attore che non è rimasto mai statico nel corso della propria carriera, cambiando continuamente direzione e tenendosi così sempre pronto a nuove sfide interpretative, che queste andassero dalla tragicità di un cinema profondo e drammatico alla leggerezza di alcuni dei suoi titoli rappresentativi diventati anche quest'ultimi dei veri cult.

Come i registi con cui ha lavorato, dai veri pilastri della Hollywood classica come Howard Hawks in Linea rossa 7000 (1965), ma soprattutto per El Dorado del 1966, in cui si contendeva la scena assieme ai due protagonisti John Wayne e Robert Mitchum nel ruolo di Alan Bourdillion Traherne "Mississippi".

A riprenderlo dietro la macchina da presa si sono succeduti poi grandi rivoluzionari come Robert Altman per Conto alla rovescia (1968), Alan J. Pakula per Arriva un cavaliere libero e selvaggio (1978) e Michael Mann per Strade violente (1981). Fino al sopraggiungere della contemporaneità, che ha visto Caan dare fiducia a un novello Wes Anderson partecipando al suo film d'esordio Un colpo da dilettanti (1996), arrivando fino a James Gray con The Yards (2000) e Lars Von Trier con Dogville (2003). Ma è senza ombra di dubbio la partnership proprio con quel suo amico di scuola che ha contribuito ad esaltare le doti e la presenza scenica dell'interprete di New York. La prima collaborazione tra James Caan e Francis Ford Coppola risale al 1969 per Non torno a casa stasera. Possente eppure di un'innocenza estrema, l'attore affianca la protagonista Shirley Knight nella parte di Killer per una pellicola dall'animo disperato come tante delle opere a cavallo con i grandi cambiamenti dei 70s. Una prestanza che Caan controbilancia con un trauma che si ripercuote nel suo personaggio, in questo giovane a cui un incidente ha tolto tutto e sarà ancora una volta la vita a presentargli un conto salatissimo.

Ma è qualche anno dopo che per l'attore e il suo regista arriva la consacrazione. Nel 1972 James Caan prende parte a Il padrino di Francis Ford Coppola nella parte di Santino Corleone, primogenito del Vito Corleone che ha portato al premio Oscar il suo interprete Marlon Brando. Ancora una volta un destino funesto per il personaggio interpretato da Caan, ma che valse all'attore la sua prima - nonché unica - nomination agli Academy e un ruolo che ne esalterà il talento per il resto della sua carriera.

Un viaggio nei generi

Ma se la strada di James Caan è stata costellata di prove drammatiche eccelse, nella commedia l'attore ha saputo esprimersi altrettanto e con gli stessi ottimi risultati.

Dopo aver preso parte nel ruolo di se stesso nel film L'ultima follia di Mel Brooks del 1976, l'interprete si è ritrovato nel 1996 al fianco di Adam Sandler in Bulletproof, ma la sua prova migliore arriva soltanto nel 2003 grazie ad una delizia del cinema comico di qualità quale Elf, in cui vestiva i panni del padre dell'"elfo" Will Ferrell. Un classico del periodo natalizio e della comicità mainstream, divertente ed acuto anche grazie alla sua partecipazione. Un padre dunque esemplare, come quello che doppierà nel 2009 sempre nell'ironicissimo e nonsense Piovono polpette, con tanto di sequel annesso. Una personalità che ha saputo arricchire la sua carriera con ruoli sempre diversi e ha potuto così intrattenere ogni volta con trovate e storie differenti i suoi fan e tutti gli amanti del cinema mondiale. Un attore che ha raggiunto il proprio riconoscimento grazie alla scrittura di alcuni dei lavori di cui è stato protagonista o alla regia di coloro che lo dirigevano, ma che prima di tutto si avvalevano di un talento poliedrico e catalizzante da poter esaltare, tanto in variante leggera, quanto drammatica.

Un connubio che si può trovare perfettamente in una delle pellicole più rappresentative del genere horror popolare come il Misery non deve morire del 1990 tratto dal romanzo omonimo di Stephen King. Con la mano del regista Rob Reiner, la pellicola è uno dei migliori adattamenti di una delle opere del romanziere dell'orrore ed uno dei cult rappresentati degli anni Novanta. Due attori, James Caan e Kathy Bates, che si sfidano a colpi performativi rubandosi vicendevolmente la scena. Una carriera in cui, nella sua interezza, l'interprete ha sperimentato di tutto ed è per questo che ricorderemo sempre questo grande attore (e, per completezza, vi invitiamo a recuperare i film più importanti con James Caan).

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