Addio a Ennio Morricone: le sue dieci colonne sonore più famose

In omaggio al grande Ennio Morricone, scomparso a 91 anni, una lista delle sue dieci colonne sonore più iconiche di sempre.

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"Avete capito che Ennio Morricone è il mio compositore preferito? E quando dico il mio compositore preferito, non intendo compositore per il cinema. Sto parlando di Mozart, sto parlando di Beethoven, sto parlando di Schubert".
Con queste parole il 10 gennaio del 2016 Quentin Tarantino rendeva omaggio a Ennio Morricone, assente alla cerimonia, in vece del quale ritirava il Golden Globe assegnatogli per le musiche di The Hateful Eight.
Ed è oggettivamente un dato di fatto che il grande maestro, scomparso a 91 anni, sia stato uno dei più grandi compositori cinematografici di sempre, capace di stregare intere generazioni con le sue opere, e di vendere 70 milioni di dischi.
Davvero difficile scegliere tra le oltre 500 composizioni che Morricone ha creato in decenni di carriera, tuttavia queste dieci sono e rimangono, probabilmente, le più famose e le più iconiche.

C'era una volta in America

Secondo molti il suo capolavoro, l'apice della capacità da parte di Morricone di creare note che sapessero coniugarsi a un iter narrativo, esaltarne l'atmosfera, connettersi alla recitazione di attori protagonisti di uno dei più epici, malinconici e importanti gangster-movie di tutti i tempi.
Morricone compose molte delle musiche prima ancora che Sergio Leone avesse ultimato il film, ma ciò fu apprezzato dal regista, entusiasta del risultato ottenuto dal Maestro, tanto che sovente durante le riprese (per aiutare gli attori nella loro performance) queste erano messe di sottofondo.
E dire che Leone inizialmente non era convinto, lo trovava troppo somigliante al lavoro fatto per C'era una volta il West, ma cambiò idea quando si rese conto quanto efficacemente si sposasse con il suo film, che purtroppo fu apprezzato davvero solo quando ne uscì la Director's Cut.
Incredibile prova di adattabilità, sensibilità, di come Morricone trasmettesse con le sue note i drammi, i sentimenti, le atmosfere di un film che, anche grazie a lui, è di diritto nella storia della settima arte. E le cui musiche sono suonate in tutto il mondo da decenni.

Gli intoccabili

Western, stavolta però urbano, un gangster-movie che strizza l'occhio al racconto di frontiera, a Kurosawa e ai Magnifici sette, e che rende i tetti di Chicago, i ponti e i vicoli fumosi il corrispettivo delle polverose strade delle cittadine del Far West, per uno scontro romanzato ed epico tra legge e caos, bene e male.
Anche per questo, Gli intoccabili è sicuramente uno dei lavori migliori di Morricone, con un tema centrale tra i più esaltanti ed epici di sempre, che si sposa però con altre tracce, dove riuscì a dimostrare ancora una volta la sua incredibile versatilità, nonché la capacità di esprimere emozioni quali tensione, morte, dolore e rabbia.
Altra nomination agli Oscar non coronata dal successo, vinse però ai BAFTA e ai Grammy, in uno dei momenti della carriera in cui il compositore fu più occupato e dovette spingersi al limite delle proprie capacità.
Per stessa ammissione del regista, le musiche di Ennio, connesse alle sonorità jazz dell'era del Proibizionismo, donarono all'insieme un realismo e un'intensità incredibili, che stupiscono ancora oggi a trent'anni di distanza.

C'era una volta il West

Uno dei più famosi western di Sergio Leone, un grande omaggio al classico americano, alla frontiera com'era stata descritta da John Ford, Stevens e Sturges, ma legato a una dimensione di malinconica sconfitta del cavaliere solitario, alla fine del mito, della libertà che la ferrovia e la civiltà avrebbero soffocato.
Revenge movie semplicemente perfetto nei personaggi, nei dialoghi, con alcune sequenze diventate mitologia cinematografica, ha nella soundtrack di Morricone, in tracce come L'uomo con l'armonica, Addio a Cheyenne e nel tema principale, qualcosa che ancora oggi ha pochissimi pari per epica, perfezione stilistica e capacità di coinvolgere, di legare ogni personaggio a una dimensione musicale specifica e riconoscibile.
Con 10 milioni di copie vendute, è una delle colonne sonore di maggior successo di tutti i tempi, e dal 1968 galoppa nelle grandi praterie della settima arte grazie alla straordinaria vocalità di Edda Dell'Orso. Ha influenzato artisti appartenenti a ogni genere musicale, nonché un numero sterminato di altre opere cinematografiche. A conti fatti, uno dei migliori esempi di come una colonna sonora possa fare la differenza tra un grande film e un capolavoro.

Mission

Un lavoro tecnicamente complesso, difficile, quello in cui sembrò sovente sconvolgere il suo stile, dove le note fusero la dimensione aulica e melodica europea con quella tribale, furono tutt'uno con il terribile e disperato racconto del massacro degli indios nelle Americhe di fine '700.
De Niro, Jeremy Irons, Liam Neeson e Aidan Quinn, protagonisti del film di Roland Joffé, si muovono all'interno di un mondo in cui la natura si contrappone alla crudeltà e avidità umane, in un iter narrativo che riassume quel sangue e quella sofferenza con cui è scritta la nostra Storia.
Anche per questo le note di Morricone, da Gabriel's Oboe a Falls, da On Earth As It Is In Heaven a The Mission, assumono un valore universale, eterno, la cui potenza è ancora oggi ineguagliata, così come la capacità di commuovere, di far sentire lo spettatore parte di un viaggio dentro quel tutto di cui poeti, artisti e naturalisti parlano da secoli.
Ignorata agli Oscar nonostante la nomination, vinse un Golden Globe. Ancora oggi ritenuta una delle più grandi colonne sonore di ogni tempo. E una di quelle che il Maestro amava eseguire in pubblico.

Il buono, il brutto, il cattivo

Il suo lavoro di maggior successo, quello più famoso e popolare, punto di riferimento per ogni genere, esempio perfetto e con ben pochi pari di una dimensione sonora che va oltre il canonico, diventa quasi un protagonista aggiunto.
Il buono, il brutto, il cattivo ebbe nella Trilogia del dollaro la colonna sonora più eterogenea grazie alla volontà da parte di Morricone di includere anche le sonorità di Alessandroni e Cammarota, unendo il tutto in una struttura dove trovavano spazio addirittura gli yodel, coerentemente con un west cinico, violento, selvaggio e dissacrante.
Ancora oggi questa soundtrack è tra le più influenti di ogni tempo, basti pensare al numero sterminato di gruppi rock, rap, punk, ad altri compositori che hanno ripreso il motivo principale.
Senza ombra di dubbio segnò un punto di svolta tecnico e tematico nella storia delle colonne sonore, rese il West un universo ancor più legato a una dimensione di sperimentazione cinematografica assoluta, che di lì a poco avrebbe visto il trionfo anche del western crepuscolare.
È difficile trovare un lavoro di Morricone altrettanto iconico e imperituro, la dimostrazione sonora per eccellenza di come si ottenga un climax, di come un compositore riesca a esprimere non solo un'emozione, ma l'animo umano in sé.

Per qualche dollaro in più

La soundtrack di Per qualche dollaro in più dimostrò quanto Morricone fosse in grado di evitare ridondanze, e dette un'immagine assolutamente nuova del western.
Perché in fin dei conti se il film precedente aveva ancora qualcosa delle tante fole sugli stranieri solitari e si collegava in modo palese a Kurosawa, il secondo capitolo della Trilogia del dollaro alternò stili e sonorità in modo unico.
La musica stessa diventò qualcosa che persino nell'iter narrativo, per i protagonisti, aveva un significato, ruppe completamente il rapporto fino ad allora esistente tra diegetico e non diegetico per ciò che si conosceva del suono.
La resa dei conti, Addio Colonnello, Carillon (soprattutto quest'ultimo) sono ancora oggi qualcosa che tutti ricordano, caratterizzati da un crescendo, un variare, un sorprendere lo spettatore che andava di pari passo con l'esaltazione del singolo personaggio e del singolo evento.
Un mix riuscitissimo di epica e sperimentazione, che contribuì in modo decisivo al successo del cosiddetto western all'italiana.

Nuovo Cinema Paradiso

Giuseppe Tornatore ha significato moltissimo nel percorso artistico di Ennio Morricone. Nuovo Cinema Paradiso (Premio Oscar al Miglior Film Straniero nel 1990) rappresenta non solo l'apice del regista originario di Bagheria in quanto a sentimento, equilibrio e capacità di commuovere, ma anche uno dei punti più alti della carriera artistica di Morricone.
La colonna sonora (scritta assieme al figlio Andrea) è tra le più struggenti, romantiche e toccanti di sempre, ma fu incredibilmente ignorata agli Oscar.
Eppure ancora oggi la sua melodia (in particolare Tema d'amore) è legata a una delle scene più toccanti e commoventi della cinematografia: quella in cui Salvatore scopre che la bobina datagli dal vecchio mentore Alfredo conteneva un montaggio di tutti i baci censurati quando il Cinema Paradiso era controllato dal bigotto Don Adelfio. Un vero e proprio inno alla vita e all'amore, nonché all'arte.

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto

Gian Maria Volonté, uno dei più grandi attori di tutti i tempi, si muove in questo thriller grottesco e feroce sulle note di uno dei temi più suggestivi, incisivi e famosi del nostro cinema, che pare quasi condensare su di sé l'imprevedibilità, la mancanza di logica e l'alienazione degli Anni di piombo.
Morricone creò una trasfigurazione sonora di ciò che il cinema in quegli anni donava al pubblico con le storie di mafia, incrociando il tutto con elementi che parevano estrapolati da atmosfere ora thriller, ora grottesche, quasi comiche.
L'effetto fu quello di rendere i 115 minuti di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto un caleidoscopio ancor più allucinante, straniante, una sintesi degli orrori e misteri di quell'Italia che si dibatteva tra stragi di Stato, omicidi misteriosi, mafia, eversione strisciante e ingiustizie.

La battaglia di Algeri

La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo rimane il perfetto esempio di come va concepito, creato e infine realizzato un film sulla Storia, su un preciso periodo o evento.
La terrificante battaglia che contrappose l'FLN alle forze di polizia e armate francesi venne ricreata in virtù di un cinema per molti versi sperimentale, con moltissimi attori non professionisti e una fotografia in bianco e nero che fece apparire il tutto una sorta di documentario o di cinegiornale.
Ennio Morricone creò per il film (Leone d'Oro a Venezia e nominato a due Oscar) una delle sue colonne sonore che più si sono fermate nell'immaginario collettivo, unendo la dimensione tribale e la musicalità nord-africana con lo stile classico europeo.
Il risultato finale conobbe una fama a dir poco incredibile, tanto da essere ripreso da Quentin Tarantino per il suo Bastardi senza gloria.

Giù la testa

Giù la testa era ambientato ai tempi della rivoluzione messicana del primo decennio del '900, e vedeva Juan Miranda (Rod Steiger), bandito a capo di una gang abbastanza squattrinata, trovarsi suo malgrado invischiato nelle rivolte capeggiate da Pancho Villa ed Emiliano Zapata, a causa del misterioso e astuto ex membro dell'IRA John Mallory (James Coburn).
Film dominato dall'analisi storica sulla rivoluzione, sulle ragioni, i pro e i contro, nonché da un bellissimo rapporto tra natura e intelletto, ha però nell'amicizia virile, nella lealtà e nell'elogio degli sconfitti fedeli a sé stessi il vero cuore.
Ed è pensando a tutto questo che Morricone creò una colonna sonora di incredibile bellezza e originalità, che fu salutata come un vero gioiello, quasi una sintesi del suo stile, così riconoscibile eppure così sorprendente.
Incredibile per varietà, per come seppe elevare ancora una pellicola di Sergio Leone, rendendo il tutto infinitamente poetico, struggente e vero.

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