A Quiet Place II: le tre migliori scene dell'horror di John Krasinski

Riviviamo il nuovo horror di John Krasinski attraverso le sue tre migliori scene, tutte giocate sull'idea di un cinema muto ma col sonoro.

A Quiet Place II: le tre migliori scene dell'horror di John Krasinski
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Forte del grande e indiscutibile successo del primo capitolo, che con un budget di appena 22 milioni di dollari arrivò ad affacciarsi verso la soglia dei 400 d'incasso, John Krasinski con A Quiet Place II realizza probabilmente il fatidico e ambito sequel migliore del precedessore: e, alla base della riuscita del progetto, sembrerebbe esserci la "banalissima" idea di totale adesione alle regole del mondo che il film racconta.
Siamo ancora, in sostanza, in una storia in cui ci sono alieni che non vedono ma che sono in grado di cacciare seguendo il suono emesso dagli umani, che a loro volta devono imparare a vivere nel silenzio più assoluto, ma a differenza del primo episodio (che questa premessa la utilizzava quasi allo scopo di metterla in mostra, per poi abbandonarla all'occorrenza) in questo sequel l'autore pare finalmente libero dal freno a mano tirato dei produttori e, forse perché forte di un pubblico già consolidato, può immergersi totalmente e senza compromessi in quell'idea di cinema "muto ma col sonoro" alla George Miller che il film del 2018 lasciava soltanto tra le righe. E lo fa soprattutto in tre riuscitissime scene: riviviamole insieme.

Invasione

L'ambizione quasi coppoliana che John Krasinski ha messo nel sequel di A Quiet Place già si palesa tramite quel Parte 2 messo in bella mostra fin dal titolo originale del film, e che richiama esplicitamente i fasti della saga de Il padrino. E come fu per i capolavori di Coppola, allo stesso modo A Quiet Place II non si limita a ostentare dimensioni maggiori (in fatto di budget e cast) rispetto al predecessore, ma ne estremizza le idee alla base.
E, a ben vedere, che Coppola sia il punto di riferimento per Krasinski il film lo chiarisce fin da subito con la scena iniziale: ambientato prima del film originale, e dunque riallacciandosi direttamente alla concezione di sequel sulla quale si fondò la saga di Francis Ford,
il prologo riporta in scena John Krasinski nei panni di Lee Abbott, morto nel primo episodio, ma allo stesso tempo presenta al pubblico il suo "spirituale sostituto", il vicino di casa Emmett (Cillian Murphy).
Dopo aver spiegato con pochi gesti la vicinanza di quest'ultimo all'intera famiglia Abbott (in particolare alla figlia Regan, sordomuta, e infatti il gesto che li unisce sarà il fil rouge che legherà passato e presente), il film parte subito in quinta con una delle migliori scene di "primo contatto" dai tempi di Cloverfield.

Inoltre, Krasinski presenta qui tutte le peculiarità che caratterizzeranno la sua regia per il resto del film: pochissimi dialoghi, un uso accortissimo della macchina da presa e una grande attenzione al passaggio tra i vari punti di vista dei tanti personaggi, ognuno dei quali è in grado di arricchire il quadro complessivo della scena.

Oltre la sabbia

Se il gesto del tuffo presentato nel prologo sarà fondamentale nel bel mezzo del secondo atto, l'immagine più forte del primo atto è un letterale proseguo del film originale: A Quiet Place II riesce a catturare con grande efficacia tutte le fattezze di un mondo silente in cui il rumore è il peggior nemico dell'uomo, uno specchio post-apocalittico e allo stesso tempo più puro ed etereo della caotica società contemporanea.
A Krasinski basta il dettaglio di un piede nudo che lascia un ovattato sentiero di sabbia per calpestare lo scricchiolante tappeto di foglie secche e ramoscelli di legno per preannunciare tutto ciò che la narrazione mostrerà di lì a poco.
Il sentiero di sabbia, simbolo del passato e della sicurezza della fattoria di Lee (e dunque, per estensione, il primo film), lascia posto ai rumori di una strada finora mai battuta, che preannuncia un mondo da scoprire e irto di pericoli (il secondo film, più "grande" e di frontiera).
La cinepresa per qualche istante si ferma sul piede sporco e insanguinato di Emily Blunt (moglie del regista e interprete di un personaggio al quale Krasinski si dedicava con una cura pazzesca già nel primo episodio, permettendo all'attrice di rubare la scena), piede che rimane sospeso quasi per sottolineare l'incertezza del primo passo verso l'ignoto.

Seguirà un incontro/scontro a dir poco spiacevole che Krasinski, come già accaduto nel prologo, metterà in scena attraverso i diversi punti di vista dei vari personaggi coinvolti: la combattiva Evelyn, lo spaventato Marcus, il misterioso Emmett, che col suo fucile osserva dalla distanza come un regista con i suoi monitor intorno al set.

Escalation

L'altro esempio di grande cinema muto col sonoro di cui A Quiet Place II si può vantare giunge sul concludersi del secondo atto e gioca su quello sdoppiamento dei punti di vista che ha dominato tutto il film. Con un senso del montaggio altamente griffithiano - che oggi è spesso associato alla confluenza narrativa delle opere a incastro di Christopher Nolan, al punto che alcuni hanno definito Inception come l'Intolerance del XXI secolo - il film a un certo punto decide di portare verso una vera e propria escalation quella ripartizione dei punti di vista su cui Krasinski basa gran parte della sua regia.

Raccontando tre storie contemporaneamente (quella di Emily Blunt a caccia di ossigeno per la figlia appena nata, quella di Noah Jupe alle prese con un alieno che ha invaso il rifugio sicuro e quella di Cillian Murphy e Millicent Simmonds attaccati da altri sopravvissuti), A Quiet Place II riesce a dire tutto quello che ha bisogno di spiegare senza quasi mai aprire bocca.

Con una purezza e una chiarezza delle immagini che sembra davvero figlia del cinema muto, Krasinski dimostra una grande padronanza su tutti i punti di vista coinvolti nell'azione e attraverso ognuno di essi riesce ad aggiungere sempre qualcosa di nuovo alla maxi-sequenza, all'interno della quale due dei tre filoni narrativi finiranno addirittura per convergere uno dentro l'altro. Un vero e proprio trionfo di scrittura, direzione degli attori, coreografia dell'azione e montaggio.

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