6 Underground di Michael Bay: perché riguardarlo se avete amato Ambulance

A ridosso dell'uscita del nuovo film del King of Mayhem torniamo indietro al suo esordio su Netflix con un titolo tutto fracasso e spasso.

6 Underground di Michael Bay: perché riguardarlo se avete amato Ambulance
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Il potere attrattivo in seno a Michael Bay sembra essere drasticamente calato al mutare del modello blockbuster, specie con l'avvento dei cinecomic. Non è un caso che il regista di Bad Boys e Transformers sia stato eclissato nel panorama cinematografico più fracassone e distruttivo proprio dopo il 2012, con l'arrivo degli Avengers, primo apice importante raggiunto dai Marvel Studios. Dopo tre capitoli dei Transformers, prodotti con forsennata continuità tra il 2007 e il 2011, Bay tornava a un progetto più ridimensionato e differente solo con Pain & Gain nel 2013, riprendendo in mano le redini dei robottoni Hasbro l'anno successivo, guardando agli eroici soldati di Benghazi nel 2016 e chiudendo definitivamente i suoi rapporti con Autobot e Decepticon nel 2017, dieci anni dopo il primo film del franchise. A quanto pare Bay seguì un consiglio di Steven Spielberg: "Nei hai fatti troppi, è ora di smettere". E infatti smise.

Dal 2017 a oggi, Bay è tornato Bay, in purezza e con pregi e difetti evidenti. Il Re della Distruzione cinematografica, l'araldo del Bayhem, è però così, ed è un chiaro prendere o lasciare, un aut aut che non prevede sfumature. Di recente abbiamo avuto modo di parlarne nella recensione di Ambulance, sua ultima fatica con protagonisti Jake Gyllenhaal e Yahyah Adbul Mateen II, primo remake della carriera del regista americano e importante ritorno in sala dopo cinque anni da L'ultimo Cavaliere. Prima ancora di girare il suo lungometraggio in pandemia da Coronavirus, nel 2019 Michael Bay sperimentò però la libertà creativa post-Transformers con uno dei suoi titoli forse più esasperati, il 6 Undeground con Ryan Reynolds, tra i progetti in assoluto più costosi di Netflix e lo stesso che siamo qui oggi a consigliarvi nuovamente per riscoprire un King of Mayhem al massimo del suo divertimento.

Bay and Gain

Come analizzato nella recensione di 6 Undeground, la pellicola vive di un'esagerazione al cardiopalma interamente misurata sui massimali della cinematografia bayana.

In parole povere, è una follia action priva di contegno che non solo ripropone in chiave divertita e sfrenata alcune caratteristiche fondamentali dell'arte del Bayhem, ma lo fa con un budget stellare per un approdo in streaming scombussolante, ribaltando l'essenza stessa del blockbuster alla Bay, da godere in sala, sullo schermo più grande possibile. Di per sé, Ambulance non è tutto fracasso e spasso, vivendo in determinati punti una gravità tematica che si fa sentire, ponendo in diversi passaggi l'accento sul dramma e le relazioni importanti tra i protagonisti, cercando un punto d'evoluzione (o involuzione) nei rapporti in gioco, nello stesso concept. Insieme a The Island, forse, è il film in parte più "serioso" di Bay, che accetta meno il divertissement di genere senza compromessi, tentando di fare anche altro.

Forse la carriera del cineasta prenderà adesso questa piega, scrutinando progetti profondamente diversi l'uno dall'altro. Certo è che in Ambulance, quando e dove servono, azione e montaggio si fanno sentire, e se questo vi è piaciuto allora non potete non dare un'occasione a 6 Undeground, polarizzazione netta e ricercata di queste componenti. È un'opera corale capitanata da Reynolds, dove i dialoghi sono scritti come pretesto per adattarsi alla frenesia stilistica di Bay, che qui prende lezioni imparate (e impartite) in 24 anni di carriera per spingerle al livello successivo, quello del massimo Total Bayhem, senza interessarsi poi troppo delle conseguenze e con un piacere gore accentuato dal controllo creativo concessogli da Netflix.

Un tour de force senza compromessi

Non di rado si assiste infatti a uomini spappolati di peso sotto le ruote di una macchina, a decapitazioni, teste che esplodono o bulbi oculari penzolanti, il tutto inserito in un montaggio convulso ed esaltante, che lascia volentieri spaesati, quasi privi di conoscenza. Guardare in movimento 6 Undeground è un'esperienza tanto kitsch quanto entusiasmante, senza un attimo di respiro.

Si esagera con i close up e una fotografia "acida", i rallenty come escamotage visivo per entrare nell'azione e viverla insieme ai protagonisti, senza dare peso a stabilità delle inquadrature o dosaggio parsimonioso di esplosioni, contusioni, incidenti e tanto altro ancora. Eppure Bay è chiaro, ha una visione precisa della scena e sa renderla pulita e leggibile in ogni singolo istante anche agli occhi del grande pubblico, che è poi forse una delle sue virtù più importanti e non così scontate. Molto probabilmente, 6 Undeground è una delle esperienze che più di altre si avvicinano con prepotenza al sovraccarico adrenalinico provato con Mad Max: Fury Road, che rasta comunque inaccostabile, diverso, qualcosa di unico e irripetibile. Qui si parla di divertimento e intrattenimento allo stato grezzo in uno dei titoli più enfatici e rappresentativi della filmografia di Michael Bay. In pratica un tour de force che non accetta compromessi o strutturate amenità drammatiche che, per quanto discutibile, resta un più che mai emblematico esempio dell'ideale di cinema del Maestro della Distruzione.

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