Speciale 5 cose che (forse) non sapete su Ritorno al Futuro

Ogni occasione è buona per festeggiare una saga mitica come quella di Ritorno al Futuro: ma oggi c'è un motivo specifico e particolarissimo, ovvero la ricorrenza del giorno in cui Marty arriva nel futuro insieme a Doc Brown.

Speciale 5 cose che (forse) non sapete su Ritorno al Futuro
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Finalmente, dopo anni che su internet si susseguono meme su meme con date appositamente falsate sulla data in cui Marty McFly approda nel futuro (la più comune era quella che riportava il giorno del 27 giugno 2012) oggi, 21 ottobre 2015, ricorre il Back to the Future Day, giornata celebrativa dell'intera, mitica saga diretta da Robert Zemeckis, Ritorno al Futuro che ha segnato l'immaginario di innumerevoli ragazzi per tutti gli anni '80 e '90... e non solo! Ritorno al futuro torna dunque al cinema: è già successo negli ultimi anni ma la maratona, in questo caso, assume toni ancora più nostalgici e particolari, dato che da domani in poi il "futuro" di BTTF sarà sempre e comunque... passato, anche quello ambientato nel secondo capitolo, che tanto ci ha fatto sognare da piccoli con le sue bizzarre trovate. La saga, una delle poche a non subire flessioni qualitative nel corso della sua vita al cinema, è avvolta oramai nell'aura della leggenda e sono davvero centinaia le curiosità che la riguardano: per celebrarla insieme ai suoi fautori e ai suoi interpreti abbiamo però selezionato i cinque fun fact indispensabili che non potete non conoscere, se volete dirvi davvero fan. Per il resto, sedetevi comodi e godetevi il viaggio: la strada ve la indichiamo noi, anche se, chiaramente, "dove stiamo andando non abbiamo bisogno di strade!"

Ritorno... alle origini

L'idea base per Ritorno al Futuro venne a Bob Gale frugando in soffitta in casa dei suoi genitori. Quando trovò l'annuario scolastico del padre scoprì che era rappresentante di classe al liceo, ruolo che lui personalmente osteggiava a scuola, e si trovò a domandarsi se sarebbe mai andato d'accordo col padre se fosse andato a scuola insieme a lui. Parlandone con Robert Zemeckis venne fuori, in maniera assolutamente naturale, il fatto che dovesse essere un film sul viaggio nel tempo, ma caratterizzato da un tono diverso dal solito: familiare, oltre che ambientato nello stesso posto, visto da punti di vista diversi a seconda dell'epoca che cambia.

Un'atipica macchina del tempo

Un concetto che volevano esplorare, difatti, era quello che non era interessante tanto esplorare luoghi mitici della storia del mondo (violando inoltre un concetto di logica basilare: viaggiare nel tempo e contemporaneamente nello spazio come in tanti altri film è davvero poco sensato) quanto vedere come le persone e la società cambia nell'arco di pochi decenni, nello stesso posto, ma alcune cose invece non cambiano mai. Altrettanto atipica era la "forma" della macchina del tempo: all'inizio era una sorta di stanza di un autolavaggio, in cui Marty aveva idee suicide: naturalmente era un'idea bislacca e pericolosa che venne accantonata. Poi si è passati all'idea di un frigorifero (!!), idea scartata perché ritenuta a rischio emulazione da parte dei ragazzini (ma, insieme ad altre idee, recuperata da Steven Spielberg molti anni dopo per il quarto Indiana Jones) e, alla fine, si arrivò alla macchina (nel senso di veicolo) del tempo rappresentata dalla DeLorean, che forniva mille spunti interessanti e originali da sfruttare.

Se non ci fosse stato Michael J. Fox

Michael J. Fox è sempre stato la prima scelta per Robert Zemeckis, ma c'era un grosso problema: Fox era giornalmente impegnato nelle riprese del popolare serial Casa Keaton, e non aveva modo di partecipare anche ad un film impegnativo come Ritorno al Futuro. A malincuore, Zemeckis dovette provinare molti altri aspiranti: tra questi Ralph Macchio, C Thomas Howell ed Eric Stoltz, che infine vinse l'audizione anche grazie al parere positivo dell'allora capo della Universal Sid Sheinberg. Ma dopo ben quattro settimane di riprese, riguardando i quarantacinque minuti di girato fino ad allora completati, Zemeckis non si sentiva soddisfatto dalla (fondamentale) alchimia tra i personaggi di Doc Brown e Marty. Stoltz era un bravo attore, ma lo sentiva distante dalla verve del personaggio. Parlandone con Spielberg, si convenne di tagliare tutte le scene che vedevano direttamente protagonista Stoltz (buttando dalla finestra moltissime inquadrature e tre milioni di dollari) e riprovare ad ingaggiare Michael J Fox, che potè partecipare ma a costo di grandi sacrifici, dovendo girare la maggior parte delle scene in notturna, dopo aver recitato durante il giorno per Casa Keaton, o durante i week end. Il footage con Stoltz non è mai stato diffuso: sono disponibili solo poche foto, anche se c'è una scena, nella rissa alla tavola calda degli anni '50, in cui si possono vedere mani e braccia di Stoltz, oltre che il viso, per pochi frame. Indistinguibile a occhio nudo, ma alla moviola non sfugge nulla!

Future: expectations vs reality

Una delle cose più difficili nel realizzare film ambientati in un futuro molto prossimo è azzeccare la tecnologia e l'impronta che ha sulla società. Alcune cose Bob&Bob le hanno azzeccate, altre no, altre ancora non potevano neanche immaginarle. Facciamo qualche esempio. Tra le previsioni avveratesi c'è la sovraccomunicazione, con pubblicità invasiva, messaggeria petulante e la possibilità di stare sempre in contatto con gli altri tramite anche videotelefoni. La chiamata tra Marty e il suo superiore non è molto dissimile da una videoconferenza su Skype... anche se il fax in casa, a pensarlo ora, suona ridicolo. Ma del resto Facebook non ce lo immaginavamo neanche dieci anni fa, figuriamoci più di 25 anni fa. Da un certo punto di vista era anche azzeccata l'espansione economica dell'estremo oriente, anche se più che il Giappone al momento è la Cina a segnare l'espansione maggiore sui mercati internazionali. E, sempre parlando di mezzi di comunicazione, la multi tv non è più fantascienza, così come molte trovate della domotica. Ancora non è usuale utilizzare le impronte digitali o i comandi vocali nella case, ma è qualcosa di estremamente possibile. E ancora: la società dell'immagine ha fatto sì che la chirurgia plastica abbia assunto un ruolo più prominente che in passato, e non solo Doc si è fatto dare una "stiratina" alle rughe.
Zemeckis e Gale, poi, hanno azzeccato, anche se un po' alla lontana, anche il futuro di cinema e videogiochi: se per i secondi il revival 8 bit è di gran moda (e in diversi casi abbiamo detto addio ai controller tradizionali per certi nuovi titoli) per il cinema non abbiamo Lo squalo 19, ma oggi come oggi si producono molti più serial che in passato, senza contare che per ora gli squali vanno di gran moda, contando gli Sharknado ed emuli vari...
Ma Ritorno al Futuro ha anche toppato su alcune previsioni, e alcune di queste ci fanno rimanere male. Certo, è un bene che non ci si vesta come quelli della banda di Griff Tannen, ma spenderemmo volentieri stipendi interi per piumini autoasciuganti, Nike autoallaccianti e, soprattutto, mitici Hoverboard volanti, sogno proibito di tutti i nati in Occidente negli anni '80. Nonostante i vari annunci (rivelatisi poi a più riprese e per vari motivi dei fake) e le diverse leggende metropolitane al riguardo, infatti, Mattel non ha mai realizzato un vero prototipo di skateboard volante e chissà se mai saremo in grado di vederlo. Possiamo consolarci con una frizzante Pepsi Perfect, effettivamente realizzata dalla Pepsi per questo particolare anniversario. Del resto non abbiamo neanche automobili volanti o previsioni del tempo che spaccano il secondo, ma ce ne faremo una ragione. Ma non smetteremo mai, mai e poi mai di desiderare un hoverboard.

Ci sarà mai un quarto episodio?

Sebbene Michael J Fox ci abbia recentemente scherzato su e detto che se ne potrebbe parlare a fronte di un bell'assegno, e Christopher Lloyd si sia invece detto possibilista (anche se la vede come un'idea utopistica, soprattutto perché accetterebbe solo con Fox, Zemeckis e Gale a bordo, e con una storia magari ambientata nell'antica Roma) "Mai e poi mai..." è l'ultima parola di Robert Zemeckis: "...finché io è Bob (Gale) saremo vivi non se ne parla!". In un'intervista del 2010, il regista ha affermato che tre è un numero perfetto, mentre non dovrebbe esistere un quarto episodio... di nessun film.

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