10 film italiani da vedere subito in streaming

Il recente scetticismo nei confronti del cinema italiano è stato quasi del tutto debellato e molte produzioni importanti sono disponibili in streaming.

10 film italiani da vedere subito in streaming
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Senza quasi accorgercene siamo passati da uno sfrenato scetticismo nei confronti del cinema italiano a un'esaltazione dello stesso, anche grazie all'aumento di produzioni molto più introspettive, ragionate, illuminate, a discapito di quel genere che aveva lentamente conquistato la penisola: il cinepanettone che banalizzava, in molti casi, l'arte cinematografica. Eppure il cinema italiano è sempre stato di grandissimo valore, riuscendo a offrire dei contenuti in alcuni casi davvero affascinanti, oltre che di grande ispirazione per il resto del mondo, portando a casa anche un Oscar nel 2014 con La grande bellezza di Paolo Sorrentino.
Quello che vogliamo proporvi oggi, quindi, è una lista di dieci film recenti che riteniamo essere imprescindibili nella vostra cultura cinematografica, per poter apprezzare al meglio il cinema italiano e godervelo comodamente in streaming da casa, in qualsiasi momento.

Perfetti sconosciuti

Uno dei film che meglio parla alla generazione attuale lo firma Paolo Genovese, che parte da un'idea molto semplice: girato praticamente in un solo luogo, molto in stile Carnage di Polanski o Nodo alla gola di Hitchcock, il regista italiano inscena un incontro tra vari amici a cena costretti a mettere in stand-by i loro rapporti con lo smartphone, ma anche ad aprirsi ai numerosi segreti che il device nasconde.

Una vera e propria scatola nera, all'interno della quale poter riversare i peggiori errori della loro vita, tra tradimenti e sotterfugi. Genovese produce una commedia brillante, che viaggia in maniera rischiosamente vicina al dramma.
Con un cast che annovera Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Giuseppe Battiston ed Edoardo Leo da un lato, Anna Foglietta, Kasia Smutniak e Alba Rohrwacher dall'altro, siamo dinanzi a una delle migliori commedie italiane realizzate negli ultimi dieci anni, intrisa di tanta filosofia di vita, soprattutto nel famoso discorso di Giallini sul saper disinnescare. Disponibile su Amazon Prime Video e Infinity.

Suburra

L'Italia sta continuando il proprio percorso verso l'affermazione delle produzioni in grado di raccontare la criminalità, che si tratti di quella da strada o di quella organizzata. Si è fatto in maniera leggiadra, con le commedie di Pif, in maniera esasperata con Gomorra, ma c'è stato anche chi ha voluto raccontare una città diversa, non in Sicilia e non in Campania.

Stefano Sollima parla di Roma, la capitale che deve inchinarsi alla corruzione e sottostare a quel suo essere cupa e dolorosa, protagonista dello squallore della vita umana. Lontani dalla violenza di Gomorra, siamo in un ambiente molto più ragionato rispetto alla criminalità scontata e gratuita. Tra le pellicole italiane più illuminate nel trattare l'argomento. Disponibile su Netflix.

Lo chiamavano Jeeg Robot

Quello che mancava al cinema italiano era un tentativo, timido anche, di affacciarsi sul mondo dei supereroi. Ci aveva provato Salvatores con Il ragazzo invisibile, con risultati non proprio esaltanti, c'è riuscito invece Gabriele Mainetti, che dopo aver raccontato il Lupin italiano in Basette, cortometraggio con Valerio Mastandrea, arriva alla origin story di un eroe interpretato da Claudio Santamaria.

Calato nella realtà della moderna Roma, Lo chiamavano Jeeg Robot è una storia ad alto tasso di drammaticità e azione, conturbante per quanto surreale.
L'abilità del regista sta anche nel creare un antagonista totalmente sopra le righe, squinternato e obnubilato dalla sete di potere, abilmente inscenato da Luca Marinelli, che dà vita allo Zingaro, un personaggio dimenticato dalla televisione trash italiana che prova a riprendersi quello che gli spetta a suon di accordi sottobanco, rapine e traffici nella malavita romana. Disponibile su Sky e su Rai Play.

La prima cosa bella

Compie dieci anni il film di Paolo Virzì, per tanto tempo il vero mattatore della commedia italiana impegnata, decisa a intrattenere, ma lasciando dentro di noi un vuoto cosmico causato dall'eccessivo riempirci di sentimenti contrastanti.
Il nono film del regista livornese è ambientato interamente nella città amaranto e l'ANICA lo scelse anche come candidato italiano all'Oscar del 2011.

La prima cosa bella racconta in maniera straziante, ma spesso anche divertita, il rapporto turbolento di due fratelli, Valerio Mastandrea e Claudia Pandolfi, con la madre, Micaela Ramazzotti da giovane, Stefania Sandrelli da adulta.
Un percorso dilaniante nella vita dei protagonisti, sballottati da una parte all'altra per vivere alla giornata e seguire i capricci del genitore, accompagnati dall'omonima canzone di Nicola Di Bari scritta da Mogol e, in chiusura, Eternità dei Camaleonti, per un viaggio nell'Italia degli anni '70. Disponibile su Netflix, Infinity e Sky.

La grande bellezza

Uno dei migliori film italiani dell'ultimo decennio lo firma Paolo Sorrentino, un autore dalla penna sopraffina, dalle idee disturbanti e dai contenuti illuminati.
Oscar al miglior film straniero nel 2014, oltre ad aver vinto il Golden Globe e il BATFA nella stessa categoria, il regista napoletano racconta la vita di Jep Gambardella, un giornalista arricchitosi grazie a un romanzo giovanile e votato a una vita di sfizi e sfarzi, ma impregnata di tantissima filosofia.

Jep diventa uno zoroastro dei giorni nostri, pronto a vivere la mondanità da re, ma allo stesso tempo guardarla con sprezzo. Lui era destinato alla sensibilità, che Sorrentino racconta mostrandoci la Roma che lui vede, quella che dà vita ai trenini che non portano da nessuna parte. Disponibile su Netflix e Infinity.

Smetto quando voglio

All'uscita del primo capitolo della trilogia firmata da Sydney Sibilia tutti siamo stati eccessivamente sbrigativi nel bollarlo come il Breaking Bad italiano.
Un errore del quale abbiamo saputo pentirci, perché Smetto quando voglio è tra le commedie più valide che l'Italia abbia saputo offrire negli ultimi dieci anni, in una lettera d'amore al precariato e alla capacità di risollevarsi dopo essere aspramente caduti.

Un'irriverente panoramica di quello che ci offre il mondo di oggi, grazie a un cast eccezionale che vede nei panni di laureati reinventatisi manovali della vita quotidiana Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Edoardo Leo, Stefano Fresi e tanti altri.
Visto il primo dovrete guardare a ruota anche gli altri due, per godere di una trilogia che speriamo possa non dare a Sibilia un senso di appagamento e spingerlo quanto prima a tornare sul grande schermo. Disponibile su Rai Play.

Mine

Un'idea vincente già di base: un soldato resta bloccato su una mina antiuomo per tutta la durata della pellicola. Fabio Guaglione e Fabio Resinaro danno vita a un film pieno di tensione, mettendoci dinanzi a un uomo nel mezzo del deserto, da solo, sotto il sole cocente, fisso su una mina antiuomo: alzare il piede significherà esplodere, rimanere lì morire dalla siccità e dal caldo.

Non c'è scampo alla morte per Armie Hammer, che dà vita a un'interpretazione straziante e che gli permette di viaggiare indietro nel tempo con la testa, alla scoperta del proprio passato e di ciò che è stata la sua vita, nella vana speranza di poter essere salvato da qualcuno del suo stesso esercito venuto a recuperarlo dalla mina che ha calpestato. Disponibile su Infinity.

Veloce come il vento

Al suo terzo lungometraggio, prima di spiccare il volo con Il primo re, Matteo Rovere racconta di Giulia, una ragazza costretta ad approcciare subito la vita adulta e mettersi sulle spalle la propria carriera nelle gare automobilistiche, un'ossessione di famiglia che la sta spingendo a un'esistenza che forse non le va proprio a genio.

L'incontro con Loris, uno Stefano Accorsi caduto in rovina ma reduce da grandi successi nelle corse, cambia la sua vita, nonché quella dell'astro decaduto.
Un film sportivo che abbraccia anche tematiche molto più forti, supportate da un'interpretazione sopra le righe di Accorsi, inedito nel personaggio del reietto della società. Disponibile su Netflix.

Chiamami col tuo nome

Chiamami col tuo nome è il quinto film di Luca Guadagnino, regista palermitano che dopo aver lavorato al remake di Suspiria sta anche preparando quello di Scarface. Adattamento dell'omonimo romanzo di André Aciman, il film racconta la storia d'amore di Elio e Oliver, che si incontrano durante l'estate e vedono nascere un'intesa spontanea, ma destinata al dolore della quotidianità.

Un film che non può non essere preso in considerazione, per la sua forza delicata e allo stesso tempo per il prezioso contributo portato all'amore nel suo senso più assoluto. Disponibile su Netflix.

Il traditore

Dopo averci regalato la trasposizione cinematografica dell'infanzia di Gramellini con Fai bei sogni, Marco Bellocchio all'età di 80 anni si porta a casa il David di Donatello numero cinque della sua carriera.
Il traditore racconta la storia di Tommaso Buscetta, mafioso e collaboratore di giustizia, membro di Cosa Nostra, già in diverse occasioni al centro della produzione cinematografica italiana.
Ricordato come il primo grande pentito della mafia, Buscetta permise allo Stato di avvicinarsi alla Piovra, andando a cambiare le sorti del rapporto tra le forze dell'ordine e la criminalità organizzata.

Uno specchio degli anni '80, con Bellocchio che mette in scena tutta la sua esperienza e trascina lo spettatore in un vortice di emozioni che uniscono i momenti migliori del nostro cinema.
Una pellicola accessibile tanto a chi insegue con avidità le tematiche mafiose così come a chi invece ama l'introspezione storica, soprattutto se di uno dei capitoli della nostra storia più recente. Disponibile su Sky.

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