10 canzoni dei Classici Disney da ascoltare almeno una volta nella vita

Le canzoni dei Classici Disney sono entrate di diritto nell'immaginario collettivo di almeno tre generazioni di spettatori. Pronti a (ri)scoprirle?

10 canzoni dei Classici Disney da ascoltare almeno una volta nella vita
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Dopo l'articolo dedicato ad alcune delle migliori sigle anime di sempre, vogliamo proporvi un nuovo elenco di canzoni che sono riuscite a imprimersi nell'immaginario collettivo, provando questa volta a focalizzarci sui Classici Disney. Quella che segue non è comunque da intendersi come una classifica in termini assoluti, quanto invece un semplice elenco di alcune tra le canzoni che hanno saputo emozionarci più di altre nel corso dei decenni. Siamo quindi pronti ad addentrarci nel magico mondo disneyano per scoprire (o riscoprire) tutti insieme il motivo per il quale ancora oggi, a oltre ottant'anni dalla sua istituzione, la Walt Disney Company è ancora in grado di catturare la nostra attenzione attraverso la potenza sconfinata della fantasia.

Il re leone - Il cerchio della vita

Non potevamo non iniziare questo elenco con una delle canzoni più famose, conosciute e apprezzate dei Classici Disney. Se è vero che in un'opera d'intrattenimento spesso i primi minuti sono fondamentali per catturare l'attenzione dello spettatore, in questo caso si è fatto ancora di più.
Nonostante la grande qualità a livello generale, la canzone iniziale (cantata da Ivana Spagna nella versione italiana) rappresenta probabilmente uno dei momenti più evocativi dell'opera.

Dalle sonorità tribali capaci in brevissimo tempo di trasportarci in una realtà ancestrale e a tratti metafisica, dove la natura svetta incontrastata su tutto e tutti, fino al momento di relativa calma atto a enfatizzare la consacrazione di Simba come legittimo erede di suo padre Mufasa, ogni elemento in campo risulta perfettamente in grado di coinvolgere pienamente lo spettatore all'interno degli eventi mostrati.

Hercules - Posso farcela

La canzone cantata dal compianto Alex Baroni nella versione italiana rappresenta uno dei momenti più toccanti della pellicola. La sequenza ci mostra un Hercules ancora adolescente e molto fragile, insicuro sul futuro e incapace di relazionarsi appieno con il mondo che lo circonda per la sua natura semi-divina (che però ancora non conosce e padroneggia del tutto) che lo porta di fatto a essere un emarginato.

Il dialogo iniziale con il proprio padre mortale si trasforma così in una profonda e a tratti commovente riflessione solitaria del protagonista, che decide di farsi forza per superare le numerose difficoltà che la vita gli ha messo davanti.
Lo scoprire le proprie origini diventa così per Hercules la spinta propulsiva per il suo nuovo percorso, che lo porta ad allontanarsi da casa attraverso un viaggio (anche metaforico) capace di farlo maturare e crescere tanto dal punto di vista fisico che emotivo.
La canzone, ancora oggi una delle più apprezzate di casa Disney, ha il grande merito di parlare a un pubblico trasversale combinando insieme sia momenti fortemente malinconici che sequenze in grado di infondere grande coraggio in chi ascolta, riuscendo in poco più di quattro minuti a racchiudere le gioie (e i dolori) di un'età tanto delicata quanto profonda come l'adolescenza.

Pocahontas - I colori del vento

La canzone che più di ogni altra è in grado di catturare la profonda anima ambientalista del cartone, capace di mettere a confronto due realtà agli antipodi come quelle in cui vivono Pocahontas e il capitano John Smith.
La protagonista spiega così all'interlocutore il rispetto reciproco e l'insensatezza dei pregiudizi, facendo così riscoprire allo stesso John Smith l'importanza della vita e della bellezza insita nella natura incontaminata.

La voce di Manuela Villa ci trasporta in un mondo magico, ricco di segreti da scoprire ma che purtroppo, spesso per avidità o semplice pigrizia, non siamo in grado di vedere e apprezzare appieno.
Una canzone profonda e toccante che, seppur non abbia ottenuto un successo di pubblico stratosferico (soprattutto nel nostro Paese), risulta probabilmente a oggi uno dei componimenti più profondi e ricchi di pathos di casa Disney, capace di aggiudicarsi anche l'Oscar per la miglior canzone nel 1996.

Tarzan - Figlio di un uomo

Phil Collins firma la colonna sonora del 37° Classico Disney, cantando le canzoni del cartone non solo in inglese ma anche in italiano, francese, tedesco e spagnolo.
Il brano musicale accompagna la crescita del protagonista Tarzan, che vediamo via via districarsi sempre più abilmente tra le varie insidie della giungla.
La canzone, dal forte piglio emozionale, punta su numerose tematiche, tra cui l'importanza di crescere (e quindi di maturare) sfruttando le proprie forze e capacità a fin di bene.

La connessione tra il mondo umano e quello animale trova la sua massima espressione proprio attraverso il protagonista, in grado di adattarsi alla natura diventando a tutti gli effetti parte integrante.
Un brano solare ed emozionante, capace tanto di far divertire con trovate visive spassose (come ad esempio durante la sequenza del serpente) quanto di far riflettere sul significato stesso di crescita, famiglia e amicizia.

Cenerentola - I sogni son desideri

Uno dei Classici Disney più famosi in assoluto contiene al suo interno anche una delle canzoni forse maggiormente rappresentative del concetto di sense of wonder disneyano.
La protagonista del cartone canta un brano profondo e soave, perfettamente integrato al contesto fiabesco di cui è intrisa l'intera pellicola.
La canzone rappresenta se vogliamo un vero e proprio archetipo stilistico in grado di racchiudere in sé tutti gli elementi principali che hanno portato al successo le Principesse Disney di stampo classico.

Il momento in cui vediamo la protagonista cantare attorniata da numerosi animaletti in festa (riprendendo quanto visto anche in Biancaneve) è diventato con il tempo un vero e proprio simbolo tematico/stilistico di casa Disney, entrato in seguito nell'immaginario collettivo tanto da diventare oggetto di numerose parodie, come ad esempio nella scena di Shrek con protagonista Fiona. A testimonianza di quanto ancora oggi i Classici Disney siano in grado di radicarsi (anche in maniera indiretta) nella cultura pop.

Robin Hood - Urca urca tirulero

Cantagallo, uno dei personaggi della pellicola, nei primi minuti del lungometraggio ci introduce alla sua versione della leggenda di Robin Hood, l'eroe popolare inglese che nel corso dei decenni è sbarcato al cinema attraverso numerosi adattamenti, tra cui quello disneyano (in cui ha le fattezze di una volpe).

La canzone, che richiama sonorità tipiche delle ballate medievali, riesce in brevissimo tempo a descrivere molto bene il profondo legame d'amicizia che unisce Robin Hood e il suo fido alleato Little John, intenti a sfuggire dalle grinfie del subdolo sceriffo di Nottingham.
Il brano, solare e per certi versi scanzonato, racchiude molto bene lo spirito a tratti fanciullesco dei protagonisti. Davvero evocativa la voce di Gianni Marzocchi, in grado di aprire nel migliore dei modi il lungometraggio d'animazione.

Aladdin - Notti d'oriente

Un'altra canzone d'apertura, questa volta appartenente a uno dei Classici più amati del periodo noto come Rinascimento Disney, ci trasporta all'interno delle atmosfere magiche dell'opera Le mille e una notte.
Il brano, dalla forte impronta misteriosa quanto suggestiva, inizia in modo lento per poi esplodere nel famosissimo ritornello, ancora oggi uno dei più amati in assoluto dal grande pubblico.

Capace di giocare in maniera ottimale con l'esotismo, riesce a presentare in maniera impeccabile la città di Agrabah, fornendo allo spettatore tutti i dettagli necessari per fare un epico e maestoso viaggio dalla parte opposta del mondo.
Dalle meraviglie più grandi alle insidie più pericolose, ogni dettaglio presente nella canzone riesce a delineare perfettamente l'atmosfera esotica di cui è permeato l'intero scenario delle vicende.

Gli Aristogatti - Tutti quanti voglion fare il jazz

Non si può resistere al ritmo del jazz! Una semplice frase capace senza problemi di racchiudere l'essenza stessa della canzone.
Nell'iconica sequenza, i numerosi gatti in scena, spinti dalla frenesia della musica, si lasciano trasportare dalle note per ballare tutti insieme in allegria.

Il jazz diventa un vero e proprio collante universale capace di spingere tutti i protagonisti a danzare in maniera incontrollata, così da diffondere l'accattivante melodia per le strade della città.
Indimenticabile poi la voce di Renzo Montagnani, capace di rendere il gatto Romeo uno dei personaggi Disney più amati nel nostro Paese.

Il pianeta del tesoro - Ci sono anch'io

La canzone a firma degli 883, riproposta negli anni successivi anche come pezzo singolo slegato dal lungometraggio d'animazione, ha saputo intercettare molto bene l'animo indomito del protagonista Jim Hawkins, in grado (così come molti altri eroi disneyani) di lottare contro le difficoltà per raggiungere i propri obiettivi.
Purtroppo però, per una serie di numerosi fattori tra cui una storia forse leggermente focalizzata nel parlare a un pubblico young adult (rispetto ai giovanissimi) non ha permesso al cartone animato di ottenere il successo trasversale che invece avrebbe sicuramente meritato.

La stessa canzone degli 883 è infatti probabilmente uno degli elementi più conosciuti del cartone, inspiegabilmente trascurato dal pubblico di massa anche negli anni successivi alla sua uscita.
Il brano cantato da Max Pezzali rimane comunque ancora oggi una delle canzoni più suggestive ed emozionanti dei Classici Disney, profondamente intrisa di quel tipico sense of wonder.

Oliver & Company - C'era una volta a New York

Chiudiamo il nostro elenco con una delle canzoni probabilmente più struggenti del pantheon disneyano. Il brano d'apertura di Oliver & Company, profondamente ancorato a un mood malinconico, ci mette nei panni dell'omonimo protagonista, un gatto randagio di New York alle prese con la dura vita di città.
La canzone può definirsi un vero e proprio inno alla gigantesca metropoli, capace di dare a chiunque la possibilità di riscattarsi e di realizzare i propri sogni senza però regalare nulla a nessuno.

I primi minuti del lungometraggio d'animazione sono così in grado di testare perfettamente il nostro grado di sopportazione alla malinconia.
Ma nonostante la tristezza di fondo del componimento, il brano si prefigge anche l'obiettivo di lanciare un forte messaggio di speranza. Perché i sogni non sono un crimine... nelle favole di New York City.