007, Bourne, Kingsman: tre sfaccettature dell'agente segreto al cinema

La figura dell'agente segreto al cinema è stata affrontata in modi differenti nel corso degli anni. Scopriamone insieme le sfumature principali.

007, Bourne, Kingsman: tre sfaccettature dell'agente segreto al cinema
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La figura dell'agente segreto al cinema, nel corso di svariati decenni, ha via via assunto sfumature sempre diverse, dalla sua versione più famosa a livello mainstream - rappresentata dall'intramontabile 007 interpretato da Sean Connery - passando da una più votata alle atmosfere del thriller d'azione, come visto nei film dedicati a Jason Bourne per poi arrivare a una commistione postmoderna di numerose influenze stilistiche differenti attraverso la saga di Kingsman.
Nello speciale che segue ci concentreremo così sui punti cardine di questi tre franchise, nel tentativo di sviscerarne gli elementi maggiormente caratteristici in rapporto ai cambiamenti che la stessa figura dell'agente segreto al cinema ha subito con il passare dei decenni, così da rimanere sempre al passo con i tempi.

007: agitato, non mescolato

La saga di 007, basata sui romanzi dello scrittore Ian Fleming, ha avuto il grande merito di portare la figura dell'agente segreto a un livello di popolarità probabilmente mai raggiunto prima, puntando tutto sulla figura di Sean Connery che ha reso il suo 007 una vera e propria icona di stile, eleganza e savoir fare.
James Bond è un agente segreto capace di affrontare numerose missioni ad alto rischio in giro per il mondo, riuscendo a risolvere ogni volta le più disparate situazioni critiche senza dimenticarsi al tempo stesso di presentarsi agli altri nella maniera più impeccabile possibile.
Storici gli stessi abiti eleganti indossati da Bond, così come numerosi altri tratti distintivi tra cui i caratteristici modi di fare legati alla propria sicurezza d'animo, capaci di farlo svettare sempre e comunque rispetto a tutti gli altri personaggi presenti in scena, soprattutto per la sua straordinaria abilità nel riuscire ad adeguarsi perfettamente a ogni tipo di situazione, da quella più pericolosa a quella più mondana.

Un moderno eroe dell'action spionistico che proprio attraverso le varie interpretazioni di Sean Connery si è radicato nell'immaginario collettivo, anche grazie alla terribile organizzazione con cui si è spesso trovato a confrontarsi, la Spectre, un team di spietati criminali capace di assurgere a simbolo di vera e propria struttura segreta malvagia, il cui archetipo è stato spesso ripreso in numerose opere simili.
L'iconicità legata a Bond gli ha permesso di sopravvivere allo scorrere del tempo, rendendo il passaggio di testimone da un attore all'altro - legato all'interpretazione del personaggio - un caso mediatico ogni volta a sé stante, capace così di dare all'agente segreto un differente taglio stilistico, in modo da permettere agli spettatori di legarsi maggiormente al proprio Bond preferito.
Finora all'agente hanno prestato il volto e le movenze numerosi attori, quali il già citato Sean Connery, George Lazenby, Roger Moore, Timothy Dalton, Pierce Brosnan e Daniel Craig, quest'ultimo nel ruolo del personaggio dal 2006, con l'esordio nell'ottimo Casino Royale e che vedremo per l'ultima volta nei panni dell'agente segreto in No Time to Die.

Tantissimi ovviamente gli aspetti iconici che proprio la saga di Bond ha settato come uno standard da seguire, tra cui lo spostarsi freneticamente da un luogo all'altro del mondo così come i numerosi - quanto talvolta realmente sorprendenti - gadget tecnologici usati dalla spia al servizio segreto di Sua Maestà per uscire indenne dalle situazioni più problematiche.

Bourne: diventa l'arma perfetta

Un brand forte e consolidato come quello di 007, con oltre sessant'anni di onorata carriera sulle spalle, ha inevitabilmente accusato alcuni periodi di stanca, permettendo al tempo stesso anche ad altri eroi del genere spionistico di venire alla luce in maniera marcata.
Oltre infatti al celebre Ethan Hunt interpretato da Tom Cruise (protagonista di una serie di film sempre più votati all'action puro) un altro agente segreto è salito alla ribalta delle cronache, questa volta puntando però maggiormente su una dimensione molto vicina a quella del thriller, in cui non solo le situazioni action al cardiopalma, ma anche i doppi e i tripli giochi dell'intelligence diventano una costante fondamentale da tenere in considerazione.
Con l'esplosivo The Bourne Identity, il protagonista Jason Bourne (interpretato da Matt Damon) si ritrova a fare i conti con il suo passato nel tentativo di scoprirne i segreti più insondabili, costretto a fuggire senza sosta dalla sua stessa agenzia e dando vita a una delle delle trilogie spionistiche più interessanti degli ultimi anni.

Il contesto in cui si muove Bourne risulta comunque votato a un maggior realismo rispetto alla saga bondiana o ai più recenti Mission: Impossible, lasciando quindi da parte eventuali gadget tecnologici o villain particolarmente sopra le righe che lo stesso franchise di Bond ci ha presentato a più riprese, propendendo per un racconto maturo e intricato capace di tenere gli spettatori con il fiato sospeso dall'inizio alla fine.
Di grande impatto comunque anche le sequenze action della saga, specialmente quelle legate ai combattimenti corpo a corpo, diventate con il tempo uno dei tratti distintivi dell'intera serie di film.

Kingsman: i modi definiscono l'uomo

Provare a reimmaginare il contesto spionistico rendendolo adatto anche al pubblico delle nuove generazioni non era assolutamente un'impresa semplice, seppur in realtà - in maniera anche inaspettata - il regista Matthew Vaughn ci sia riuscito senza particolari problemi.

Con Kinsgman - Secret Service, pellicola del 2014 (tratta dalla serie a fumetti The Secret Service di Mark Millar e Dave Gibbons) capace di rivisitare la figura dell'agente segreto attraverso un'ottica postmoderna, vengono ripescate alcune istanze della mitologia bondiana, come l'importanza dell'estetica e dei modi di fare da gentiluomo uniti a sequenze fuori di testa inserite all'interno di un contesto ultra pop capace di spaziare con disinvoltura dalla commedia all'action, dal pulp al genere spionistico senza soluzione di continuità. Il giovane Gary Unwin, soprannominato Eggsy, si ritrova così a cambiare del tutto i propri modi di fare sotto la guida dell'impeccabile Harry Hart (interpretato da Colin Firth), diventando dopo un duro addestramento un agente segreto al servizio dell'agenzia Kingsman, attivandosi in prima persona per salvare il mondo da numerosi pericoli.

La figura della spia viene quindi rielaborata attraverso una dimensione altamente spettacolare e per certi versi scanzonata (nonostante non manchino i momenti drammatici all'interno dei film), puntando anche sul concetto di conflitto generazionale non presente nelle altre saghe, con lo stesso Gary impegnato a trovare il proprio posto nel mondo lottando contro tutto e tutti per guadagnarsi un ruolo di prestigio all'interno dell'agenzia. Il film, capace d'incontrare fin da subito i favori del pubblico, è stato oggetto anche del sequel Kingsman - Il cerchio d'oro, in cui ritroviamo i personaggi più iconici del primo capitolo questa volta impegnati nel fermare i piani di una folle Julianne Moore.
Il secondo film espande l'intera mitologia della serie, inserendo all'interno del calderone non solo l'agenzia dei Kingsman ma anche quella degli Statesman, attraverso un processo di world building interessante, che troverà probabilmente il suo compimento con il terzo capitolo della saga, in realtà un prequel, The King's Man.

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