Everycult: Il Cacciatore di Michael Cimino

L'Everycult della settimana è Il cacciatore, scritto e diretto da Michael Cimino e interpretato da Robert De Niro e Christopher Walken.

Everycult: Il Cacciatore di Michael Cimino
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Il cacciatore non sarebbe dovuto essere il secondo lungometraggio di Michael Cimino: dopo il successo ottenuto con Una calibro 20 per lo specialista, infatti, il regista instant-cult fu sommerso da proposte di lavoro che arrivavano da qualsiasi direzione e da qualsiasi major.
La Paramount gli affidò Perfect Strangers, la cui sceneggiatura gli prese quasi un anno prima che il progetto - metà politichese e metà sentimentale con protagonisti Roy Scheider, Romy Schneider e l'Oskar Werner di Jules e Jim - si interrompesse dopo circa due settimane.
Per la 20th Century Fox iniziò a lavorare al gangster movie The life and dreams of Frank Costello, ma anche per questo film sarebbe giunto l'oblio. In mezzo a tante altre false partenze però Cimino vide il riaffacciarsi del Vietnam a Hollywood, le truppe americane erano tornate a casa nel '73 dopo gli accordi di Parigi e film come Taxi Driver di Martin Scorsese avevano iniziato a raccontare i loro drammi.
Curiosamente però, proprio mentre finiva il conflitto nel sud-est asiatico, al cinema negli Stati Uniti era uscito Magnum Force, conosciuto in Italia come Una 44 Magnum per l'Ispettore Callaghan: la sceneggiatura, firmata da Cimino (insieme a John Milius), includeva un episodio in cui si faceva menzione del gioco della roulette russa, dalla quale in chiave metaforica il giovane regista partì per associarne l'immagine al suicidio collettivo di una generazione con Il cacciatore.

Un colpo solo

Nel 1978 Il cacciatore diventa il più grande successo della carriera di Michael Cimino, regista maledetto che ritrovatosi improvvisamente sul tetto di una Nuova Hollywood in fase di ristrutturazione si auto-recluderà sotto il peso insostenibile della propria ambizione con il seguente I cancelli del cielo, che sarebbe arrivato due anni dopo nel 1980 segnando la sua fine.
A metà tra i due lavori, però, nel 1979, Cimino passò per il climax personale alla cerimonia degli Oscar, quando Il cacciatore conquistò 11 nomination e 5 statuette, tra le quali miglior regia e miglior film.
Spesso descritto erroneamente come film di guerra e di conseguenza considerato come "rivale" di Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, uscito proprio nel '79, Il cacciatore è un film sulla guerra, e su come questa sconvolga le fondamenta della quotidianità, dai rapporti sentimentali all'amicizia.
Riprende l'impostazione di "narrazione a blocchi" totalmente anti-Hollywood classica già sperimentata - ma non così enfatizzata - in Una calibro 20 per lo specialista, esasperandola quasi in preparazione a I cancelli del cielo (anche in questo caso il montaggio originale supera le quattro ore) e legata insieme dalla metafora del "one shot", il colpo solo, vero e proprio fil rouge che percorrerà l'intera opera.

Fulcro della vicenda i personaggi che la popolano, una costante nel cinema di Cimino nel quale la storia viene sempre fatta dai protagonisti: emblematico il rapporto di riflessi e reciprocità che lega Michael (Robert De Niro) e Nick (Christopher Walken), in realtà forse un unico personaggio a due teste che tende in direzioni opposte e al cui centro batte lo stesso cuore (la Linda di Meryl Streep di cui entrambi sono innamorati).
Simboli di due Americhe divise ma legate per sempre, che vivono l'assenza reciproca attraverso la presenza di altri ("Non andrei a caccia con loro se non ci fossi tu" dirà De Niro a Walken), Cimino trova entrambi attraverso tre macroscopiche ellissi spazio-temporali che sottolineano il gusto per quelle strutture narrative ampie che sarebbero tornate ne I cancelli del cielo ma che Hollywood avrebbe rigettato perché troppo libere, anti-mitizzanti, estreme e anti-classiche.

Dio benedica l'America

Con tre film in uno (il primo da sessantotto minuti, il secondo da quarantadue e il terzo da settanta), Il cacciatore gioca a dialogare con se stesso tra simmetrie, rime interne, prodromi, rimandi e azioni speculari/ricorrenti, componendo un affresco gigantesco sulla fine di un'era e sulla rinuncia a un'innocenza che quasi ci si dimentica di aver mai avuto.
Collegato a temi profondamente americani (ma tutti i film di Cimino parleranno sempre della stessa cosa) come Una calibro 20 per lo specialista, nel quale gli USA hanno perso la loro identità, e I cancelli del cielo, nel quale quell'identità nasce nel sangue degli immigrati, Il cacciatore descrive gli ultimi atti di una società in cupio dissolvi, un cervo colpito a morte e rappresentato agonizzante, colto dal regista nell'atto di dimenarsi per l'ultima volta prima di spegnersi per sempre.

È un momento lungo, di grande sofferenza, che però accade all'improvviso: come improvviso è l'arrivo in Vietnam, che interrompe con uno stacco brutale una nottata al pub passata a bere e a suonare al pianoforte, un episodio/spaccato di vita che arriva a stroncare qualcosa per far nascere qualcos'altro.
Tutto Il cacciatore si sviluppa su un prima e su un dopo: scene di simmetria che si rispecchiano dalla prima parte alla terza, con il segmento narrativo del Vietnam a separare i momenti e a increspare le differenze.
Più di ogni altra scena in tal senso è emblematica quella del canto di gruppo, quando il gioioso Can't take my eyes off you della prima parte nella terza diventa il funereo God Bless America, ma potremmo citare anche tante situazioni il cui ripetersi in senso inverso sottolinea l'abissale mutamento dei personaggi.

Pensiamo agli incontri tra Mike e Nick in Vietnam, quando nella giungla è Robert De Niro a non riconoscere Christopher Walken e successivamente nella bisca clandestina accadrà l'esatto contrario, oppure quando nel finale la voce rotta di De Niro implorerà all'amico di non premere il grilletto mentre nel campo di prigionia lo avevano spronato a farlo.
Cimino imbastisce una metamorfosi uguale e contraria per i due protagonisti, l'uno si riverserà progressivamente nell'altro (anche grazie alla figura di Linda: sia Nick che Mike, in due momenti opposti del film, terranno stretta la sua foto tra le dita) fino a quando diventeranno simbolicamente una cosa sola.
L'immagine raddoppiata di Mike riflesso nel lago, andato a caccia senza Nick nonostante la sua promessa, resta a testimonianza di un'innocenza ormai intangibile, l'ombra di qualcosa che è stato e che adesso non è più, e che l'uomo è destinato a trascinarsi dietro per sempre.

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