Recensione Zoolander 2

Ben Stiller & Owen Wilson vestono nuovamente i 'fashionissimi' panni dei supermodelli Derek e Hansel in Zoolander 2, divertente seguito della commedia cult d'inizio millennio che giocava con gli eccessi dell'alta moda.

Recensione Zoolander 2
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Appena qualche anno prima, erano i supermodelli più amati al mondo. Erano anche due delle persone più idiote e ottuse che avessero mai calcato una passerella, sì, ma vogliamo mettere con la celebrità, il lusso, il glamour? Derek Zoolander e Hansel rappresentavano il sogno di vivere il fashion ai massimi livelli. E, incidentalmente, riuscirono anche a sventare un bieco attentato contro un Primo Ministro, condannando l'eccentrico stilista Jacobean Mugatu all'oblio. Ma il tempo passa e quello che aveva rappresentato un nuovo inizio, Il Centro Derek Zoolander per Ragazzini che Non Riescono a Leggere Bene e Vogliono Imparare Anche Altra Roba, li riduce in miseria per un banale errore di calcolo, che finisce per gravare sulle loro vite in maniera molto pesante costringendoli all'esilio. Ma è tempo per un ritorno sulle scene, che guarda caso coincide con un nuovo super complotto da sventare...

Belli, belli in modo assurdo

Sono tornati. Più svampiti che mai! Di cose ne ha realizzate tante Ben Stiller, da quando ha inventato il personaggio di Derek Zoolander sul finire degli anni '90 e lo ha poi portato al cinema quindici anni fa: tanti altri ruoli comici ma anche interpretazioni solennemente drammatiche. Ma se c'è una cosa a cui pensiamo per riflesso, quando salta fuori il suo nome, è lui che si scatena in qualche buffa espressione facciale, dalla celebre Magnum all'altrettanto nota (benché fondamentalmente uguale) Blue Steel. Icona pop assurta a summa dei più contraddittori e bizzarri stilemi dell'alta moda, esagerata parodia amata dai fautori della stessa, la figura di Zoolander è sempre rimasta sulla mensola di Stiller, pronta a essere riesumata alla prima buona occasione. Senza fretta, con le giuste dosi di (auto)ironia, tanta inventiva e gusto per l'assurdo. Zoolander 2 è un sequel tardivo ma non stanco, anzi: il pretesto narrativo è, se possibile, ancora più esile del primo episodio, e il tutto non si regge in piedi se visto con occhio "serio".

Ma la demenzialità di fondo della storia è imbrigliata magistralmente, e non si ha mai l'impressione di assistere a una serie di sketch slegati fra loro e sciorinati in fila semplicemente sparandola sempre più grossa. Si tratta, anzi, di un film fatto di dettagli, in cui la visione d'insieme restituisce qualcosa di più della semplice somma delle parti. La tendenza all'esagerazione, all'overacting, al voler letteralmente vivere la parodia ha del maniacale per la cura estrema profusa sottilmente eppure percettibilmente: da una Roma da cartolina (nel vero senso della parola, e non vi diciamo di più) a una lussureggiante Penélope Cruz, sempre perfetta e sexy anche sporca di fango e con un neo volutamente ballerino nel contorno bocca, fino ad arrivare al ruolo sempre più esasperato di camei e comparse, in più punti da applausi. Basti citare un Justin Bieber emulo di un altro JB... Jason Bourne! O Benedict Cumberbatch nel ruolo dell'imperturbabile modello/a pansessuale All, o ancora l'ironica presenza di gente come Billy Zane, Sting, supermodelli e superstilisti nelle parti di loro stessi.

Zoolander 2 Appare quasi superfluo dire che se non amate il cinema demenziale e citazionista Zoolander 2 non fa per voi, perché tutto quello che fa è ridersi addosso con nonchalance inanellando una serie infinita di riferimenti al mondo della moda e dello spettacolo, spesso autoreferenziali e puntando all' "over the top" della sospensione dell'incredulità. Se per voi la commedia si basa su altri presupposti, quella di Ben Stiller non ha apparentemente nulla da offrirvi, anche se, sotto alla patina glitterata e sovraesposta, Stiller sfodera tutta la sua maestria registica e la consumata vis comica che lo contraddistingue: tutto è al posto giusto e, anche quando si esagera, non si è mai realmente offensivi ma solo schiettamente ridanciani. Il tutto sta nello stare al gioco, godendosi un film volutamente ridicolo, ma che lo è nel modo migliore possibile.

7

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