Recensione Zona d'ombra

Zona d'ombra è la storia del dott. Bennet Omalu, che nel 2002 scopre la gravità dei traumi cerebrali nelle partite di rugby e la malattia degenerativa a cui conducono: la sua scoperta crea grandi fastidi alla NFL, che farà di tutto per insabbiare il caso.

Recensione Zona d'ombra
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Quanto può essere violenta la potenza di un'idea? Quanto uno scontro animale fra due giocatori di rugby, testa contro testa, applauditi fragorosamente da uno stadio in ovazione, moderni gladiatori in un Colosseo della contemporaneità? Deve averlo capito bene il neuropatologo Bennet Omalu, che nel 2002 finì per aprire il vaso (o meglio, il "casco") di Pandora del rugby e creare fastidi addirittura ai piani alti della NFL. E deve averlo capito Jeanne Marie Laskas, la giornalista di GQ che ha raccontato la sua storia nell'articolo Game Brain. E senz'altro lo ha capito Peter Landesman, sceneggiatore talvolta prestato alla regia, che ne ha curato il riadattamento per il grande schermo. Prodotto fra gli altri da Ridley Scott, che originariamente avrebbe dovuto dirigerlo, Zona d'ombra è la storia di un piccolo Davide contro un gigante Golia: è così che si scatena questo affascinante e appassionato medical drama con sottili venature thriller, giocando bene sulle caratterizzazioni dei personaggi e costruendo un racconto fluido e coinvolgente.

COME UNA MARTELLATA ALLA TESTA

Settembre 2002. Bennet Omalu (Will Smith) è un anatomopatologo forense nigeriano a Pittsburgh. Tipo fuori dal comune, con le tasche piene di master e diplomi, e l'eccentrica abitudine di parlare con i morti sul lavoro e tentare di stabilire con loro una sorta di rispettoso contatto prima di procedere con l'autopsia. Bennet è una persona buona, quasi ingenua, è un credente cattolico convinto e non ha la cittadinanza americana - una delle cose che più brama in assoluto. Un giorno di settembre 2002 sul suo tavolo autoptico c'è Mike Webster (David Morse), leggenda del football americano, morto a soli 50 anni dopo aver trascorso un lungo periodo di follia e insanità inspiegabili. La verità che Bennet arriva a scoprire è tremenda: i ripetuti colpi alla testa ricevuti da Webster nell'arco della sua vita equivalgono a circa 25mila traumi cranici. Una condizione che ha portato Webster ad una malattia degenerativa cerebrale, che Omalu chiama CTE: Encefalopatia traumatica cronica. Ma la NFL (National Football League) non ha intenzione di riconoscere la ricerca di Omalu. Potente corporate americana, la NFL farà di tutto per insabbiare il caso. Contro di loro, solo Bennet Omalu e il Dr. Julian Bailes (Alec Baldwin), in una partita difficile e pericolosa.

CORPO A CORPO

«Tu diventerai un eroe americano»
«Non sono nemmeno americano»
«Meglio, questo è davvero americano!»
La storia di Bennet Omalu ha tutte le caratteristiche per costruire un film di successo: impossibile non empatizzare con il protagonista, con la sua ricerca della verità, con la fidanzata Prema Mutiso e con il simpatico Dr. Cyril Wecht, in una disperata ed estenuante lotta contro la gigante corporation del football. Il regista Peter Landesman ha dimostrato una certa inclinazione al medical drama già con Parkland, sui retroscena ospedalieri successivi all'attentato a Kennedy, presentato a Venezia nel 2013. Laddove non era riuscito con Parkland, riesce invece con Zona d'ombra (titolo originale Concussion, letteralmente "trauma cerebrale", ma che ad occhi italiani fa pensare a "concussione", corruzione, all'omertà e all'insabbiamento della verità nella logica della divinità pecuniaria): il racconto scorre senza intoppi, costruito come un ottovolante su un saliscendi di climax crescenti e picchi di tensione. Will Smith sembra qua recuperare qualcosa della sua prova ne La ricerca della felicità: è un vero viaggio dell'eroe di vogleriana memoria, una testarda ricerca della verità in nome della scienza, osteggiato da tutti e deriso dai più. La vera forza del film è focalizzarsi sulla battaglia fra Bennet e la NFL concentrandosi però sui singoli personaggi: ad ogni parte viene dato un volto, e ad ogni volto viene associato un profilo e una caratterizzazione che arricchiscono la storia. Persino personaggi più marginali, come Dave Duerson e il dottor Joseph Maroon, attirano l'attenzione e la partecipazione dello spettatore.

Zona d'ombra Zona d’ombra è la storia americana, dove la volontà e la dedizione prevalgono, e dove il medico nigeriano senza cittadinanza può mettere sotto scacco una corporation multimilionaria. Un racconto senza confini e senza barriere, un medical drama con alcuni picchi tendenti al thriller, in cui tutti, da Will Smith al personaggio più secondario, contribuiscono ad animare un film appassionante ed ispiratore, tratto da una storia poco conosciuta. Da vedere.

7.5

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