Recensione Zombie Ass - Toilet of the Dead

Dal Giappone gli zombi più puzzolenti di sempre!

Recensione Zombie Ass - Toilet of the Dead
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Noboru Iguchi è un nome assai caro agli amanti di quel cinema folle ed eccessivo di marchio strettamente nipponico. E' infatti a lui che negli anni recenti dobbiamo il merito di aver realizzato due titoli di culto quali The Machine Girl e Robogeisha, veri e propri concentrati di nonsense e divertimento esagerato che hanno ottenuto imperituro alloggio nel Valhalla dei trash movie. Ma se una ragazza "meccanica" intenta a vendicarsi per la morte della propria famiglia e una geisha "robotizzata" alle prese con la sua personale e particolare ribellione, potevano apparire già come personaggi assurdi inseriti in contesti ancora più ironicamente surreali, la protagonista e l'ambientazione di Zombie Ass - Toilet of the Dead (che già dal titolo annuncia la sua più "pura essenza"...) varcano un nuovo limite del buon gusto, andando a rivoluzionare in chiave farsesca un filone sempre sulla cresta dell'onda come quello dei film di zombi.

La toilet dei morti viventi

L'inizio è sui generis per le produzioni sui morti viventi. Un gruppo di amici -tre ragazze e due ragazzi- si perdono in una foresta. Tra di loro vi è Megumi (Arisa Nakamura), studentessa di karate, che nasconde un drammatico segreto nel suo passato scolastico. All'improvviso i giovani vengono attaccati da uno zombi, e si avviano in una precipitosa fuga, soltanto per ritrovarsi accerchiati da altre orde di non morti. Quest'ultimi hanno però una differenza dai classici topoi del genere, e come arma per stordire le loro vittime hanno dei potentissimi... peti (!!), nonché dei lunghi vermi che escono dai loro orifizi pronti ad aggredire i malcapitati di turno. Megumi e i suoi compagni pensano di aver trovato un alleato in un mite professore e sua figlia, ma in realtà coloro che apparivano come salvatori si rivelano dei sadici assassini, loro stessi creatori del morbo zombificante.

Zombie Ass

Gli oltranzisti del buon gusto, del cinema impegnato o d'autore e dei blockbuster hollywoodiani possono tranquillamente smettere qui di leggere: il film è indubbiamente fuori dai loro canoni. Per tutti gli altri, nonostante un'iniziale perplessità dovuta ad alcune scene disgustanti (ma sempre sorrette da una marcata e riuscita dose di ironia), il divertimento è assicurato ai massimi livelli. Il regista fonde i punti cardine del suo stile (violenza splatterosa ma cartoonesca, influenze gore, un erotismo soft), con un atto d'amore per i classici dello zombie movie, creando un mix strampalato ed avvincente che regala oltre a una sana dose di risate, specialmente negli ultimi minuti (esilarante lo scontro finale tra Megumi e il super-boss mostruoso), anche un'avvincente dose di azione, impreziosita da effetti speciali più che discreti e avvantaggiati da una sana dose d'inventiva visionaria, dove il corpo diviene vera e propria tela per smembramenti o penetrazioni di sorta. Più che per lo scorrere del sangue e le mutilazioni varie, rappresentate come detto con una dose comica che stempera anche le scene più estreme, a spaventare (ma sempre con un mezzo sorriso dietro) sono più che altro alcune sequenze nella parte iniziale, con morti viventi letteralmente ricoperti di feci che rincorrono gli sfortunati protagonisti. E se il coinvolgimento nelle scene più action è aumentato da una colonna sonora dalle reminiscenze a tratti gobliniane, anche il cast svolge bene il proprio compito, con una nota di merito per la protagonista principale Arisa Nakamura (già nell'interessante Bug's House di Kiyoshi Kurosawa), vera e propria star giovanile in Giappone che qui non disdegna nemmeno, come le sue colleghe, di mostrare le proprie grazie.

Zombie Ass - Toilet of the Dead Zombi che escono dai wc, flautolenze pericolose, vermi lunghissimi che si infilano nei vari orifizi: Noboru Iguchi realizza un nuovo cult della sua già fortunata carriera, con uno splatter movie in cui gore e risate convivono alla perfezione. Una versione unica e irresistibile della classica storia dei morti viventi, tecnicamente più che discreta e sorretta da un cast ottimamente in parte. Non per tutti i palati, ma potenzialmente irresistibile per chi è avvezzo alle follie di matrice nipponica.

7

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