Zero Days, la terza guerra mondiale si combatte sulla rete? Recensione

L'apprezzato documentarista Alex Gibney ci porta alla scoperta di Stuxnet, un malware che potrebbe decidere l'esito di una guerra cibernetica globale.

Zero Days, la terza guerra mondiale si combatte sulla rete? Recensione
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Natanz, capoluogo della provincia omonima, nella regione di Esfahan in Iran, è stato tra i luoghi simbolo della nuova, potenzialmente devastante, cyberwar che stiamo inconsapevolmente vivendo ai giorni nostri. Una guerra di virus che influenza in maniera, più o meno evidente per l'opinione pubblica mondiale, gli attuali rapporti tra le nazioni del Mondo, con un concentramento particolare in fazioni in guerra più che fredda, quali Israele e lo stesso Iran, e le grandi superpotenze come Cina, Russia e, naturalmente, gli Stati Uniti. Naturalmente non solo per il peso centrale che il Paese di zio Sam gioca nel fragile equilibrio diplomatico globale, ma soprattutto per il fatto che il virus Stuxnet, implacabile cavallo di Troia cibernetico, è stato creato proprio dalle forze di intelligence americane. Con meno risalto mediatico rispetto alle contemporanee rivelazioni di Wikileaks prima ed Edward Snowden poi, questa pagina inerente un nuovo tipo di conflitto, più pericoloso e subdolo di quanto si possa credere, trova su grande schermo la meritata attenzione tramite Zero Days, ultimo lavoro dell'apprezzato documentarista newyorkese Alex Gibney, non nuovo all'argomento avendo già diretto in tempi recenti We Steal Secrets: The Story of WikiLeaks (2013).

Le verità nascoste

Che non si tacci questo interessante sguardo a più volti di gratuito complottismo, dato che Zero Days offre domande interessanti e parziali risposte sulla genesi di un conflitto in atto, nascosto agli occhi della gente comune solo per via della sua stessa essenza: non è un caso che uno degli intervistati definisca l'informatica come la quarta dimensione della guerra. Gibney ci trasposta in questo mondo arduo ai più, fatto di termini tecnici poco conosciuti e intrighi di potere, con una naturalezza che conquista e inquieta nelle sue due ore di visione offrendoci un disegno inquietante delle armi di distruzione nel nuovo millennio. Lo fa con un procedere calibrato che, dopo averci portato alla scoperta delle origini del virus e ad un breve resoconto sui fatti avvenuti nella centrale nucleare iraniana, si addentra in un interessante alternarsi di interviste a diverse parti in causa: da membri del Mossad israeliano a funzionari governativi americani, da dipendenti di società antivirus quali Kaspersky e Symantec a responsabili della sicurezza iraniana, da giornalisti di varie nazionalità fino ad una presunta talpa che ha contribuito alla creazione del virus, minuto dopo minuto veniamo trascinati nei loschi giochi di potere politici, con passati accordi sottobanco tra Israele e gli States pronti a tutto pur di fermare il nemico prossimo a sviluppare energia nucleare. Una storia che parte da lontano, partendo dalla presidenza Nixon per arrivare a quelle di W. Bush e Obama e che svela la diffusione senza controllo di un virus che per errori dati dall'arroganza di alcune parti in causa si è ribellato al proprio creatore, rappresentando allo stato dei fatti una vera e propria spada di Damocle che oggi penderebbe sul Mondo intero. Quanti e quali danni/morti potrebbe infatti causare un malware capace di controllare a proprio piacimento qualsiasi dispositivo energetico, non necessariamente collegato alla rete, in ogni angolo del globo? La risposta è assai più spaventosa della domanda.

Zero Days Documentario tecnico ma fruibile anche da un pubblico più ampio, Zero Days ci porta allo scoperta di un argomento parzialmente legato ai vari scandali Wikileaks e Snowden e inerente i pericoli del virus conosciuto come Stuxnet, un malware capace di prendere possesso di qualsiasi dispositivo elettronico e ormai in mano, per errori di valutazione dei servizi americani / israeliani, a diverse superpotenze mondiali. Una vera e propria guerra fredda cibernetica nascosta all'opinione pubblica da cui sarebbero dipese molte decisioni cardine della recente politica internazionale qui ripercorsa attraverso interviste a figure chiave dei diversi Paesi, con rivelazioni scottanti che si elevano dalle mere teorie complottiste per tratteggiare un ritratto più che verosimile (e comprovato da alcuni dei fatti qui esposti) di come i potenziali nuovi conflitti siano fragilmente legati all'ubiquità della rete.

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