Recensione X-Men L'Inizio

Vaughn e Singer fanno rinascere gli X-Men

Recensione X-Men L'Inizio
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Il successo e la popolarità dei superhero movies, dall'inizio del nuovo millennio, è in gran parte dovuta alla visione di un particolare regista: Bryan Singer.
Il suo X-men, nel 2000, ha contribuito a far passare i film tratti da fumetti da "simpatiche eccezioni" a blockbuster universali, realizzati anche in serie, con ampi sforzi produttivi e una crossmedialità accentuata. Il film è tratto dal fumetto, torna ad esso e lo contamina, si incrocia con serial animati e videogiochi. Bryan Singer ha dato il via, insomma, a una operazione di portata più ampia di quanto inizialmente si potesse pensare con i primi due (riusciti) film.
La mancanza della "singer way to do" si è fatta però sentire, portando a una terza pellicola auto fagocitante e a uno spin-off tutt'altro che convincente.
Come fare a tornare sui propri passi? Ci prova ora Matthew Vaughn, tentando la via del prequel. L'idea è quella di mostrare l'incontro/scontro originale tra Charles Xavier ed Erik Lehnsherr, con la costituzione della prima formazione di X-Men. Il tutto rifacendosi alle primissime storie della serie a fumetti e alla più recente serie "First Class", che di fatto le prosegue. Per quanto provenienti da esperienze diverse e con diverse visioni, spesso diametricamente opposte, su alcuni punti della cosiddetta "questione mutante", il Prof. X e il futuro Magneto sono infatti stati amici e alleati, in gioventù

Sull'orlo del conflitto

Stati Uniti d'America, 1962. Siamo in un periodo delicatissimo per l'equilibrio geopolitico, in piena guerra fredda, sull'orlo del conflitto termo-nucleare globale. La paura e la diffidenza regnano sovrane. Charles Xavier (James McAvoy) è un giovane neolaureato in scienze biologiche e genetiche, la cui spiccata intelligenza, tuttavia, non è il tratto più peculiare; possiede infatti poteri telepatici, che gli permettono di leggere e dominare pensieri e memorie altrui. In parole povere, è un mutante, uno dei rari esempi di essere umano evoluto da homo sapiens in qualcosa di potenzialmente più elevato. Come del resto lo è la mutaforma Raven (Jennifer Lawrence), da anni ormai riconosciuta come una vera e propria sorella. Erik Lehnsherr (Michael Fassbender), invece, è un sopravvissuto dei campi di concentramento polacchi, in virtù dei suoi straordinari poteri di controllo sui metalli, ed è in cerca di vendetta verso gli aguzzini nazisti che hanno torturato lui e la sua famiglia. Il loro incontro fortuito segnerà l'inizio di una fruttuosa collaborazione, volta al radunamento di consimili al fine di fronteggiare la minaccia rappresentata da Sebastian Shaw (Kevin Bacon), potentissimo mutante, e la sua pericolosa organizzazione: l'Hellfire Club.

Continuity

Nei fumetti la formazione originaria degli X-Men è rappresentata da Ciclope, Jean Grey, Uomo ghiaccio, Bestia e Angelo, tutti già ampiamente sfruttati nelle prime tre pellicole. Essendo questo film in ampia continuity con le precedenti opere dirette da Singer, lo stesso (qui in veste di produttore e sceneggiatore) e Vaughn si sono ritrovati con un grosso problema da risolvere: che personaggi inserire per rendere il film al contempo interessante per un pubblico trasversale e coerente con la mitologia cinematografica degli uomini X? Ebbene, hanno fatto di necessità virtù, recuperando il recuperabile (come Mistica e Bestia), scegliendo un villain plausibile e che si porta dietro un background (quello dell'Hellfire Club) che ben si sposa con l'ambientazione e, soprattutto, permette di introdurre ottimamente il personaggio di Emma Frost. Infine, hanno riempito il roaster di personaggi con una equa selezione di X-Men ‘classici' non ancora apparsi e di mutanti più recenti, poco conosciuti ma grandemente utilizzabili.
È chiaro che la presa sul pubblico che possono avere Banshee o Havok non è minimamente paragonabile a quella di Wolverine o Tempesta, ma gli allievi di Xavier sono tutti assai ben caratterizzati e quindi riescono a stimolare una certa empatia nel pubblico. Non altrettanto si può dire invece dei villain ‘minori' Azazel e Riptide, che ben figurano su schermo ma dei quali nulla ci viene svelato.

Ottimo lavoro, Matt

Quello che vale davvero la pena considerare, in questo film, è il contesto storico nel quale è ambientato. L'idea di inserire il tutto in un mondo realistico e altamente drammatico, come quello dell'apice della guerra fredda, unito a un look decisamente bondiano, avevano inizialmente stranito lo zoccolo duro dei fan del fumetto. Allarme rientrato: funziona tutto alla perfezione, permettendosi giochi citazionistici da altri generi ma restando grandemente coerenti con il fumetto, in particolare con le dinamiche di quelli anni' 70, un po' naive ma dalla radicata umanità.
Tecnicamente il film non fa gridare al miracolo: Vaughn non è certo un estrose e qui calca i passi di Singer, tanto che certe scene sembrano girate da lui in persona. Il regista di Stardust e Kick-ass, in sostanza, ha preferito scene dal giusto impatto drammatico a ciak ultraspettacolari, riuscendo inoltre in questo modo a contenere i costi di un budget sostanzialmente piccolo per una produzione del genere. C'è da dire che non tutti gli interpreti se la cavano allo stesso modo: alcuni (tra cui un gigionesco Kevin Bacon e un McAvoy solitamente più convincente) sono forse un po' troppo sopra le righe. Il migliore risulta, a conti fatti, Fassbender, che ben proietta un'immagine ringiovanita del Magneto di Ian McKellen. Un plauso inoltre è dovuto a January Jones e Jennifer Lawrence, non solo belle ma anche bene in parte.

X-Men - L'Inizio Il nuovo corso dei Figli dell’Atomo sembra ben incanalato, grazie a un Vaughn sapientemente indirizzato da un sempre ispirato Bryan Singer. Due ore e dieci di puro fumetto su schermo. Ben orchestrato e abbastanza coeso, a livello di continuity, coi primi episodi della serie cinematografica. E il tutto senza neanche stravolgere troppo il materiale di riferimento. I due piccoli camei presenti nella pellicola, infine, sono forse i migliori tra quelli a cui i Marvel Movies ci hanno abituato negli anni.

7.5

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