World War Z, la recensione: Brad Pitt contro l'invasione zombie

Brad Pitt alla ricerca di una via d'uscita dall'apocalisse epidemica: la recensione di World War Z.

World War Z, la recensione: Brad Pitt contro l'invasione zombie
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Il cinema è fatto di contaminazioni. Un film può essere contemporaneamente drammatico, fantastico, d'azione e anche 'romantico'. Tutto sta nell'equilibrare ritmi e temi. Anche perché ce ne sono alcuni che vanno inequivocabilmente a braccetto. Ad esempio l'horror e la fantascienza, come in molte pellicole di Cronenberg, Scott o Cameron. E, al confine tra horror e fantascienza, spesso troviamo il sottogenere dei cosiddetti Epidemic movies, che narrano le conseguenze di una deflagrante e con ogni probabilità inarrestabile epidemia presso una comunità (cittadina o mondiale che sia). Proprio Cronenberg ha scavato nel genere con i suoi Il demone sotto la pelle (1975) e Rabid Sete di sangue (1977), ma davvero molti sono gli esempi possibili, tutti con diverse conseguenze: proprio per la tendenza del cinema ad estremizzare, difatti, solitamente non ci si limita ad una realistica pandemia come nel Contagion di Steven Soderbergh (2011) o nel recente The Bay, ma il virus muta qualcosa nell'organismo umano, fino a renderlo 'altro' come in Io sono leggenda (2007). Un espediente come un altro per creare un background realistico per creature fantastiche come vampiri, licantropi o zombi: lo abbiamo visto innumerevoli volte. Certo, questo porta a derive decisamente particolari: dal regno della magia e delle maledizioni passiamo a quello della (fanta)biologia, con tutte le conseguenze del caso. Questo, tuttavia, non rende uno zombie di Resident Evil meno spaventoso di uno di Romero, anche se cambiano le implicazioni sociologiche e morali. Naturalmente questo discorso non vale solo per il cinema ma per la narrativa tutta, scritta, filmata o disegnata: e così, nel 2006, lo scrittore e sceneggiatore Max Brooks da alle stampe un divertente, ma assennato, manuale di “emergenza” contro un'eventuale invasione di zombi derivati da contaminazione: Manuale per sopravvivere agli zombi, che tre anni più tardi avrebbe portato alla pubblicazione di un romanzo, dai toni molto più seri, dal titolo World War Z (An oral history of the zombie war), in italiano World War Z. La guerra mondiale degli zombi.

È guerra.

Un testo avvincente e originale che unisce all'horror e al catastrofismo tipici del genere ancora più inquietanti scenari (fanta)geo-politici, tutti verosimili e ricercatissimi. Un'opera interessante e chiaramente appetibile dall'industria cinematografica, sempre affamata (proprio come uno zombi!) di 'carne fresca' da mettere sulla griglia hollywoodiana per servirla al suo pubblico, cotta a puntino. Il progetto, che ha piantato le sue radici già poco dopo l'uscita del libro, ha avuto bisogno di un lungo periodo per sbocciare ma infine, nel 2013, è l'ora di fronteggiare questa nuova “guerra mondiale”.

Gerry Lane (Brad Pitt) una volta lavorava per le Nazioni Unite. Era un agente speciale, altamente addestrato per missioni nei luoghi più remoti e pericolosi della Terra. Per amore della sua famiglia, però, un giorno ha deciso di abbandonare la professione dedicandosi ad attività più “sicure”. Ma, una mattina come tante altre, accompagnando per strada moglie e figlie, rimane coinvolto nell'outbreak di una assurda epidemia, che sembra mutare chi la contrae in esseri senza raziocinio alla continua ricerca di esseri viventi da azzannare. Durante la fuga, Gerry rientra in contatto con i suoi vecchi colleghi, che hanno una missione per lui: guidare un commando di soldati scelti alla ricerca del come e del perché di questa catastrofe di dimensioni globali, e soprattutto trovare un modo per sopravvivere a quest'Apocalisse. Il tempo stringe e i mezzi sono pochi, ma non c'è alternativa: inizia così un folle e ardimentoso viaggio in giro per il mondo alla ricerca di un'ancora di salvezza per il genere umano.

Ogni essere umano che salviamo è un nemico in meno da combattere

Parlando della versione cinematografica di World War Z è abbastanza doveroso mettere un paio di cose in chiaro: non è il 'solito' film di zombi e, col libro, prende le distanze praticamente subito, traendone solo ispirazione. La pellicola diretta dall'altalenante Marc Forster (Monster's Ball, Neverland - Un sogno per la vita ma anche 007 - Quantum of Solace), difatti, non sottintende nessun sottotesto sociopolitico nella condizione degli zombi, come nella scuola romeriana, né è interessato a mostrarci l'orrore del decadimento del corpo e dello spirito, focalizzandosi su storie di infetti in particolare. Qui tutto ha una dimensione macroscopica, e come più volte ribadito anche nel film, più che il singolo caso conta la visione generale degli avvenimenti, per venire a capo di qualcosa. Gli infetti, che si muovono lentamente e a scatti solo in assenza di stimoli/rumori esterni, sono altrimenti scattanti e letali, e l'elemento spaventoso deriva proprio dall'essere meramente parte di una massa, di un insieme numerico indefinito e indefinibile, che ti travolge con la sua furia inarrestabile.
Quello che di meglio ha da offrire World War Z, senza dubbio, sono difatti le magne scene corali, con decine di migliaia di corpi che si avventano verso una (o più) prede non infette, fino a giungere a spettacoli raccapriccianti come la fiumana di esseri non-morti che, correndo l'uno sull'altro, arriva a creare una vera muraglia semi-umana in grado di superare qualsiasi ostacolo.
In questo scenario da incubo, Brad Pitt si muove con intensità, praticamente unico protagonista ed eroe di una storia tragica e senza apparente via d'uscita.

World War Z Pur snellendo le interessantissime dinamiche fantapolitiche del romanzo originale, World War Z non si dimostra un pop-corn movie senz'anima, restituendo sì un mero prodotto d'intrattenimento, ma con diversi spunti intelligenti e ben realizzati. Il cast (che tra gli altri vede tra i protagonisti anche il nostro Pierfrancesco Favino) è in parte e Pitt se la cava più che bene in questo tipico ruolo da eroe americano. Forster dirige diligentemente, anche se unici guizzi registici possono essere ammirati solo nelle ottime sequenze panoramiche, di grande impatto spettacolare. La sceneggiatura, passata di mano in mano da M.M. Carnahan e Michael Straczynski a Lindelof e Drew Goddard (il regista di Quella casa nel bosco) punta più che altro sull'atmosfera e sulla tensione, che per almeno tre quarti del film è realmente angosciante e funzionale. Forse giusto il finale è tirato via un po' in fretta, ma non rovina il gusto dell'esperienza, che pur non essendo imperdibile è piuttosto appagante se si è alla ricerca di un'avventura dal retrogusto horror.

7

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