Women Talking Recensione: un film femminista poco incisivo

Arriva in Italia la pellicola di Sarah Polley candidata a due premi Oscar: una drammatica storia al femminile ispirata a un fatto realmente accaduto.

Women Talking Recensione: un film femminista poco incisivo
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Una comunità mennonita - appartenente alla più numerosa delle chiese anabattiste - è alle prese con una drastica resa dei conti che vede su opposti versanti uomini e donne. I primi infatti sono colpevoli di aver abusato ripetutamente nel corso degli anni delle loro compagne, dopo averle narcotizzate: spesso da quelle violenze hanno poi avuto luogo gravidanze indesiderate. Inoltre ad esse è assolutamente vietato andare a scuola, mantenendole di fatto in uno stato di perenne analfabetismo e costringendole a rimanere accanto ai loro mariti. Alcune di loro non sono mai riuscite a superare il trauma, tanto che una di loro si è tolta la vita.

All'inizio di Women Talking troviamo il gruppo di protagoniste intente a prendere una decisione dal quale dipenderà il loro intero futuro: perdonare gli aggressori, affrontarli a viso aperto oppure abbandonare quel luogo dove sono nate e cresciute per trasferirsi altrove. Tra diversità di vedute e drammi personali, questo ristretto cerchio di donne dovrà scegliere prima che sia troppo tardi e a dar loro una mano vi è August, ex insegnante dal cuore puro e disincantato, innamorato della bella Ona. Con il procedere del dibattito aumenta anche la tensione e mentre il momento della verità si avvicina sempre di più ognuna di loro dovrà fare i conti con la propria coscienza.

Women Talking: donne allo scoperto

Esce nei cinema italiani in occasione del giorno della festa della donna, oggi 8 marzo, e non è certo una data casuale. Ci troviamo infatti davanti ad un'opera dichiaratamente femminista nel suo approccio, ispirata inoltre ad una drammatica storia vera che ha dell'incredibile, soprattutto considerando che è successa nel 2011 in Bolivia, soltanto pochi anni fa e in un'epoca nella quale ormai certi diritti dovrebbero essere inalienabili.

Women Talking arriva nel nostro Paese con il vantaggio, almeno agli occhi del grande pubblico, di due candidature ai prossimi premi Oscar - lo stesso non si è potuto dire per la distribuzione Oltreoceano, coincisa con un inaspettato flop a botteghino. Miglior film e miglior sceneggiatura non originale sono le statuette per il quale è in corsa, anche se non è dato come favorito e nemmeno outsider per nessuna delle due (se volete sapere chi è in pole position tra gli interpreti leggete il nostro speciale sugli favoriti per l'Oscar, nonché quello sulle nomination agli Oscar 2023).

Ed effettivamente anche queste due nomination appaiono parzialmente generose, giacché per quanto ci troviamo davanti ad un film realizzato con tutti i crismi del caso, spesso nei cento minuti di visione si avverte una certa pesantezza, data non certo dalla drammatica tematica al centro del racconto ma da un approccio alla suddetta fin troppo didascalico, che vorrebbe guardare a ben più alti modelli senza la necessaria personalità.

Il momento di decidere

Per larga parte del racconto infatti abbiamo a che fare con il pedante dibattito tra le due correnti di pensiero, nel quale le protagoniste riflettono su quale sia la giusta decisione da prendere: perdonare o combattere, dovendo anche allo stesso tempo pensare al destino dei loro figli, proprio quei figli nati dai succitati soprusi. Ecco perciò che gli uomini sono assenti per tutta la visione, con la sola eccezione del personaggio redentore di Ben Whishaw, platonicamente innamorato e simbolo di speranza per il futuro della comunità.

Una sorta di atipica reiterazione di quelle dinamiche chiuse a La parola ai giurati (1957), con il fienile che fa da sfondo alle accese discussioni: un luogo non casuale, in quanto dalle larghe finestre aperte questo spazio chiuso si apre al mondo esterno - sulla scia di certo cinema fordiano - diventando al contempo metafora di una schiavitù conclamata ma anche di una libertà possibile che attende lì fuori, oltre l'orizzonte.

Sarah Polley, regista e sceneggiatrice, ha senza dubbio il merito di aver sfruttato al meglio i luoghi e gli spazi ma non si può dire altrettanto del tempo: spesso Women Talking appare come un film sospeso, anche volutamente, che rischia di cedere ad una ridondanza non necessaria nella reiterazione di pensieri e idee, al punto da sminuire quello stesso messaggio che andava invece snellito per essere effettivamente fortificato.

Alla base vi è il romanzo Donne che parlano, a sua volta ispirato alla drammatica storia vera che vi abbiamo accennato, ma ciò che su carta poteva funzionare in quell'incessante flusso di pensieri non ha la stessa intensità sullo schermo, anche per via di un cast poco omogeneo che, pur a dispetto di interpretazioni convincenti come quella di Rooney Mara, non convince in toto, cominciando proprio da Frances McDormand - anche produttrice - in un ruolo secondario mal gestito.

Women Talking - Il diritto di scegliere Una denuncia alla società patriarcale in un film fuori dal tempo, impegnato e comprensibilmente schierato. Women Talking è un titolo intenso ma non avaro di ridondanze ed eccessive sottolineature, con un climax sospeso che non giova ad una trama che per offrire spunti e suggestioni più incisive avrebbe avuto bisogno di uno slancio maggiore, nonché di personaggi più interessanti per lanciare il condivisibile messaggio di partenza.

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