Wolverine: L'Immortale, la recensione del film con Hugh Jackman

Hugh Jackman tira fuori gli artigli per la sesta volta in Wolverine: L'Immortale, nuovo cinecomic ispirato al mondo degli X-Men.

Wolverine: L'Immortale, la recensione del film con Hugh Jackman
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“Figli dell'atomo”. Uno degli appellativi più noti degli X-Men, il gruppo di supereroi mutanti guidati dal Prof. Charles Xavier che lotta per proteggere un mondo che spesso li odia, e sicuramente li teme. Veri apripista del cinema supereroico “moderno”, hanno finora visto, dal 2000 ad oggi, ben sei incarnazioni filmiche, alcune delle quali di grande successo. Ora, mentre siamo in attesa del settimo film a loro dedicato (Days of future past, che probabilmente arriverà dalle nostre parti col titolo di Giorni di un futuro passato) previsto per il prossimo anno, abbiamo ora la possibilità di vivere una nuova avventura con l'uomo-X probabilmente più amato in assoluto, Wolverine. Che se già era un personaggio molto amato ancor prima degli exploit cinematografici (a differenza del Tony Stark di Robert Downey Jr.) grazie all'interpretazione di Hugh Jackman è diventato un vero e proprio idolo delle folle (proprio come il Tony Stark di Robert Downey Jr.!). Tanto da essere presente in ogni singolo film della controversa saga, compreso un cameo in X-Men - L'inizio e una pellicola stand-alone dedicata unicamente a lui. Seguendo l'intricata (e più volte contraddittoria) continuity cinematografica, questo L'immortale è da considerarsi come sequel di X-Men - Conflitto finale, mentre il rapporto col precedente film solitario e il prossimo Days è ancora da verificare in modo chiaro (ma, senza spoilerarvi nulla, possiamo dirvi che c'è: restate fino alla fine dei titoli di coda, non ve ne pentirete). Ma di cosa parla esattamente Wolverine - L'Immortale?

Eternity can be a curse

Figli dell'atomo, dicevamo. La diffusione vera e propria dei mutanti, secondo varie teorie marveliane, è stata accelerata dalle radiazioni atomiche e dall'utilizzo dell'energia nucleare. E dell'utilizzo più spaventoso e famigerato di sempre di questa è testimone proprio Wolverine, che in quel maledetto 9 agosto 1945 si trovava proprio a Nagasaki, molto vicino al luogo di sgancio (e successiva esplosione) della seconda bomba atomica lanciata dagli americani, quella che mise la parola “fine” al più grande conflitto di sempre. Proprio in quell'occasione Logan salvò la vita ad un giovane militare, Ichirō Yashida, che da allora è rimasto sinceramente impressionato dalle incredibili capacità del canadese, allora ancora all'oscuro dell'esistenza di altri mutanti, decenni prima di entrare nel progetto Arma-X. Ai giorni nostri, un ormai vecchio e malato Ichirō richiede al suo capezzale proprio il suo improvvisato amico di sventura, per un ultimo saluto e una bizzarra proposta, che se Logan accetterà, porrà fine a tutti i suoi tormenti e gli permetterà di ricominciare, per davvero, una nuova vita...

Logan forever

E siamo a sei. Oramai li ha battuti tutti, i suoi colleghi, e non sembra avere alcuna intenzione di mollare il titolo. Stiamo parlando, ovviamente, delle volte in cui Hugh Jackman ha interpretato il mutante irascibile e artigliato: neppure Samuel L. Jackson e Robert Downey Jr., con le loro cinque interpretazioni di Nick Fury e Tony Stark, possono competere, soprattutto parlando di screen time. Anzi, Jackman sembra più carico che mai e pronto per chissà quante altre avventure in canotta, per la gioia delle signore: e chissà se riusciremo mai a vederlo in una tuta gialla striata a contrasto. Improbabile ma... mai dire mai.
Comunque, è davvero innegabile che, nonostante la mancanza del 'costume d'ordinanza' il Wolverine proposto nel film di James Mangold sia quello, fisicamente, più somigliante a quello dei fumetti finora proposto (anche se ci piace ripeterlo: Jackman è un po' troppo alto e bello per interpretare James “Logan” Howlett, ma oramai noi 'puristi' ci abbiamo fatto il callo). Questione di definizione muscolare, questione di pose plastiche... sarà che il buon Hugh oramai “vive” il personaggio come una seconda pelle: il risultato è comunque molto apprezzabile. Un po' come l'estetica e la fotografia generale del film, vivida e piena di begli scorci. Il che, purtroppo, racchiude più o meno tutti i pregi del film: ad un buon utilizzo degli interpreti -piuttosto in parte- fanno da contraltare diversi difettucci più o meno gravi. Siamo, per fortuna, molto distanti dal pessimo X-Men le origini - Wolverine, e più o meno ai livelli di X-Men - Conflitto finale sotto molti punti di vista.

There was a time when our enemies knew honour

Se l'estetica, come abbiamo detto, è generalmente buona e, nel complesso, il film intrattiene, non si può comunque dire che entusiasmi: i ritmi di narrazione sono spesso lenti ma, soprattutto, monocorde, ed affezionarsi ai nuovi personaggi non è impresa facile.
Ancora una volta, poi, assistiamo a un minestrone di situazioni e personaggi del fumetto che, con lo stesso, hanno spesso poco a che vedere. E se la reinterpretazione di Viper (completamente slegata dal contesto dell'Hydra e divenuta qui una mutante dagli interessanti poteri erpetologici) è ben riuscita, non altrettanto si può dire, ad esempio, della famiglia degli Yashida e del Silver Samurai.
Insomma, come prevedibile, della serie di Miller e Claremont non rimangono che citazioni e rimandi, nonostante tutte le rassicurazioni in merito da parte di Jackman, che si professa grande amante della saga cartacea. Che viene, però, tradita in più punti, tra cui la conoscenza generale, da parte di Logan, di usi, costumi e lingua del Sol Levante, di cui nel film è praticamente allo scuro.
Questo potrebbe far storcere il naso a molti, insieme alla trama banalotta, agli effetti speciali mediocri e ai confusionari combattimenti: ma quello che crediamo sia più fastidioso di tutto è il costante utilizzo di luoghi comuni sul Giappone. Nominatene uno, uno qualunque. Bene, è presente nel film, nel bene e nel male. Tutte cose “vere” o quantomeno “verosimili” (a parte i ninja, d'accordo!) ma il senso di déjà vu, per tutti gli amanti della cultura nipponica, sarà decisamente stucchevole. Non ci metteremo a elencarle, ma sappiate che l'espressione “da cartolina” calza a pennello e che se il film fosse stato ambientato in Italia, Logan avrebbe viaggiato da Venezia a Napoli, avrebbe mangiato la pizza e gli avrebbero fregato la Vespa mentre imparava a suonare il mandolino.

Wolverine: L'Immortale Il nuovo film con protagonista Wolverine non scontenterà i fan della sua versione filmica consacrata da Hugh Jackman: L'Immortale risulta sicuramente molto meglio del fallimentare Le origini risalente al 2009, ma comunque molto inferiore non solo ai primi due film di Bryan Singer ma anche al prequel del 2011. Buone la fotografia e la messa in scena, tuttavia combattimenti ed effetti speciali non convincono; il ritmo diluito e i numerosi luoghi comuni, poi, saranno causa di più di uno sbadiglio. Ma, nel complesso, la pellicola non è da buttar via, grazie anche soprattutto all'apporto del cast attoriale: il miglior Logan di Jackman visto finora, una bella reinterpretazione di Viper ad opera della russa Svetlana Khodchenkova, i sempre ottimi Hiroyuki Sanada e Hal Yamanouchi. Prendiamolo come un antipasto, in attesa del promettente Days of future past.

6.5

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