Within: Presenze, la recensione dell'horror con Erin Moriarty

Phil Claydon dirige un horror stanco e derivativo, in cui una famiglia è alle prese con gli oscuri segreti che circondano la loro nuova casa.

Within: Presenze, la recensione dell'horror con Erin Moriarty
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John si trasferisce con la seconda moglie Melanie e con la figlia adolescente Hannah in una nuova casa per motivi di lavoro. La ragazza non è entusiasta della dimora, sia perché è assai distante dal centro città dove abita il suo fidanzato sia per l'impossibilità a muoversi autonomamente, dato che il padre le ha negato il permesso di guidare in seguito a un incidente da lei causato in stato di ebrezza.
Fin dal loro arrivo il nucleo familiare nota strani e inquietanti fenomeni all'interno delle quattro mura, ma la sola a darci realmente peso è proprio Hannah, che decide di mettersi a indagare per proprio conto sulla storia del quartiere.
Scartabellando tra gli oggetti lasciati dai precedenti proprietari e tramite le testimonianze di alcuni vicini, Hannah viene a scoprire che sotto quello stesso tetto era avvenuto dieci anni prima un macabro fatto di sangue, con un tranquillo padre di famiglia che ha ucciso moglie e figlia in un raptus di follia.

Dentro o fuori

Con un curriculum che vanta produzioni del calibro del misconosciuto Alone (2002) e di Lesbian Vampire Killers (2009) - un titolo, un programma - non ci si poteva certo attendere molto da Within: Presenze, terzo e a oggi ultimo film del regista inglese Phil Claydon.
Al debutto in una produzione americana, il cineasta si cimenta con l'horror a tema haunted house, ripercorrendo per filo e per segno tutti i topoi del filone.
Certo, la sceneggiatura è ispirata a una fondamentale premessa, relativa a un inquietante fenomeno che dal finire dello scorso decennio ha cominciato a diffondersi negli Stati Uniti: dal 2008 c'è stato infatti uno sconcertante aumento del numero di persone che hanno scoperto come degli sconosciuti vivessero nascosti all'interno delle loro case.

L'idea, sfruttata in tempi più recenti e con risultati assai migliori da un piccolo gioiellino come I see you (2019), era senza dubbio interessante e permetteva di giocare sull'ambiguità tra thriller e sovrannaturale, ma l'ora e mezza di visione risente purtroppo di un'evidente approssimazione di intenti e di relativa messa in scena.

Una storia vista e rivista

Tolti un paio di colpi di scena nel finale, anch'essi comunque propiziati da evidenti forzature, e un epilogo più drammatico del previsto che non lascia nemmeno un'ipotetica catarsi allo spettatore, il film si affida a tutti - ma proprio tutti - i cliché ambientali e sonori del filone, perlopiù resi fasulli e artificiosi dalla costante presenza di un buio pesto anche nelle situazioni più improbabili.
Quadri che cadono all'improvviso per via di chiodi che fuoriescono dai muri, coperte trascinate via da chissà chi, il segno di mani all'interno della doccia e urban legend che contribuiscono a suggerire risvolti sempre più preoccupanti.
Per la prima parte del racconto Within: Presenze prova a sviare il pubblico tramite una falsa pista che, come ampiamente prevedibile, si rivela poi fallace, e si dimentica poi di dare logicità ai minuti restanti, con passaggi non sempre chiari che obbligano il pubblico a stare al gioco se si vuole arrivare alla fatidica scritta "the end".
Il cast non brilla ma almeno ci prova e a impegnarsi particolarmente è una giovane e affascinante Erin Moriarty, che raggiungerà il grande successo solo qualche anno più tardi per l'iconico ruolo di Starlight nella serie cult The Boys.

Within: Presenze Generare paura e tensione non è un'impresa da poco e affidarsi a un semplice copia-incolla non basta a rendere un horror degno di tal nome. Within: Presenze è un film nato già vecchio, con toni e atmosfere viste e riviste agli inizi del nuovo millennio e obiettivamente impresentabili nel 2016, anno di uscita nelle sale americane. Una famiglia - padre, matrigna e figlia adolescente - trasferitasi in una nuova casa è alle prese con una serie di inquietanti accadimenti tra le quattro mura, teatro in passato di un tragico episodio di cronaca nera. La sceneggiatura è sempre in bilico su svolte thriller e il suo pasticciato matrimonio con atmosfere tendenti al sovrannaturale si affida a soluzioni improbabili e poco accattivanti, a cominciare da quel finale che non chiude proprio nulla e lascia anzi con l'amaro in bocca. Il discreto cast e un paio di accettabili jump-scare non bastano a reggere un'ora e mezza durante la quale è la noia l'elemento predominante. Il film andrà in onda venerdì 19 febbraio alle 21.15 su MEDIASET ITALIA 2 in prima visione tv.

4.5

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