Widows: recensione del nuovo film di Steve McQueen

Il regista premio Oscar torna alla carica con un heist movie dai toni thriller che mette insieme un cast incredibile, guidato da Viola Davis.

Widows: recensione del nuovo film di Steve McQueen
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Viola Davis è eccezionale. Non ci sono dubbi sul fatto che sia una delle attrici più valide, talentuose e versatili dell'attuale panorama cinematografico (e televisivo, visto il suo ruolo nella serie How to get away with murder). Del resto, finora è l'unica attrice di colore ad aver ottenuto quella che nel settore viene chiamata la Triple Crown of Acting, la tripla corona della recitazione, vincendo un Oscar (proprio quest'anno, per Barriere), un Emmy e un Tony. Viola Davis è eccezionale, e in Widows ci regala ancora una volta una prova impeccabile. E non è la sola: il nuovo film di Steve McQueen (in uscita in Italia il 15 novembre) mette insieme un cast formidabile, affiancando alla Davis Michelle Rodriguez, Elizabeth Debicki e Cynthia Erivo, qui al suo debutto sul grande schermo. Sono loro le Vedove del titolo: quattro donne che non si sono mai viste prima in vita loro e che si ritrovano improvvisamente complici, per portare a segno un colpo dopo la morte dei mariti di tre di loro.

Heist movie? Non proprio

Come in ogni heist movie, la trama ruota attorno a un colpo da portare a segno. A prendervi parte però stavolta non sono abili criminali, ma le loro mogli - o meglio, le loro vedove. Dopo la morte del marito Harry (Liam Neeson), Veronica Rawlins (Davis) si ritrova suo malgrado invischiata nei suoi affari loschi.
Scopre così che, prima di venire ucciso nel corso di una fuga con la sua banda, il marito aveva rubato due milioni di dollari da Jamal Manning (Brian Tyree Henry), losco politico che ora la minaccia. A Veronica, adesso in possesso degli appunti del marito su un futuro colpo, non resta altro da fare che chiamare a raccolta le mogli degli - ormai defunti - partner in crime di Harry per tentare il furto di cinque milioni di dollari e ripagare così il suo debito.

È questo il punto di partenza di Widows, ispirato all'omonima serie TV britannica degli anni Ottanta, scritta e ideata dalla stessa Lynda La Plante che ha creato Prime Suspect. Ma l'incipit non deve trarre in inganno lo spettatore: Widows non è un heist movie alla Ocean's Eleven (o, per fare un parallelismo con la banda composta da sole donne, Ocean's 8). È un vero e proprio thriller, e del resto non è un caso che la sceneggiatura sia firmata, oltre che dallo stesso McQueen, da Gillian Flynn - l'autrice dei romanzi Gone Girl e Sharp Objects e degli script dei rispettivi adattamenti (cinematografico nel primo caso, televisivo nel secondo).

Una squadra di talenti guidata da Viola Davis

L'azione gioca un ruolo decisivo solo nella seconda parte della pellicola. Il grosso del tempo viene infatti dedicato non tanto alla preparazione del colpo (che certo gioca un ruolo fondamentale) quanto allo sviluppo e all'evoluzione delle dinamiche tra i personaggi principali, quelle quattro donne che si ritrovano insieme per necessità, più come antagoniste che come complici. A tratteggiare le differenze apparentemente invalicabili fra tre di loro bastano due sequenze, quella in cui salutano i rispettivi mariti prima del colpo poi finito tragicamente e quella dei loro funerali. In una manciata di scene - apparentemente semplici, ma elaborate dal punto di vista della fotografia e dell'impostazione degli ambienti - si apre uno spiraglio sul background di ognuna delle tre donne. E così c'è Veronica, che alla fine della - elegantissima, palesemente costosa - cerimonia posa un fiore anche sulla tomba del figlio; c'è Linda (Michelle Rodriguez), madre di due figli, che durante il rinfresco conversa (in spagnolo) con la suocera che la incolpa della morte del figlio; e c'è Alice (Elizabeth Debicki), che vediamo prima con un occhio nero e poi ritroviamo disperata davanti alla bara sigillata dell'uomo che la picchiava. La vita del quarto membro della banda, Belle (Cynthia Erivo), viene invece tratteggiata più tardi, di nuovo in una breve manciata di scene.
Si tratta di presentazioni essenziali, ridotte all'osso eppure complete, rese vive da interpreti che regalano una prova brillante, mai sopra le righe ma sempre sentita e realistica. A trainare il tutto è naturalmente Viola Davis: quello di Veronica è un personaggio complesso, una donna che ha fatto del dolore la sua corazza e della solitudine la sua fortezza. La Davis è incredibile nella cura che mette nel tratteggiare la sua Veronica, che in gesti leggeri e sguardi sfuggenti rivela tutta la sua tridimensionalità dietro un'apparente risolutezza e severità - lo vediamo nell'urgenza con cui stringe a sé il suo cane, nell'ostinazione con cui ancora occupa solo la sua metà nel letto che prima divideva col marito, nella delicatezza dolorosa con cui sfiora quel lato del materasso ormai freddo.

Viola Davis brilla ma non mette in ombra le sue comprimarie. Se l'interpretazione di Michelle Rodriguez viene un po' sacrificata da uno screen time che non dà giustizia al suo personaggio, lo stesso non si può dire per Elizabeth Debicki e la sua Alice, che passa dall'accettare le botte al rispondere agli schiaffi - ed è, forse, il personaggio che resta più impresso nello spettatore. Ottima anche la prova - la prima sul grande schermo - di Cynthia Erivo, più fisica delle sue colleghe nel dare corpo e anima a una madre che si divide tra mille lavori ed è disposta a tutto pur di portare a casa qualche dollaro in più.

Riflessione cinica

Peccato invece per il personaggio sottosfruttato di Daniel Kaluuya (Get Out), un villain poco presente che, più che arricchire la trama, sembra invece ostacolarla e rallentare il procedere degli eventi. Le interpretazioni pulite di Colin Farrell, Liam Neeson e Robert Duvall incorniciano un film dallo script solido, forse solo un po' dispersivo e rallentato nella prima parte ma elegante nello sbrogliare i fili e far venire tutti i nodi al pettine.
E Widows è un film che di nodi ne ha tanti: all'interno del tutt'altro che superficiale intreccio narrativo, McQueen e Flynn inseriscono riferimenti socio-politici molto attuali che, senza mai diventare didascalici o retorici, elevano la pellicola al di sopra del classico heist movie. Dalla corruzione nella politica al violento razzismo delle forze dell'ordine, Steve McQueen prende un genere e lo scardina per rimodellarlo, confezionando un film che è anche una cinica riflessione sulla società americana di oggi, ma che è prima di ogni altra cosa la storia di quattro donne che riprendono in mano la loro vita.

Widows Steve McQueen confeziona un nuovo film che eleva il genere degli heist movie, affiancando alla narrazione di un colpo da portare a segno anche una cinica riflessione sulla società americana contemporanea e il racconto di riscatto di quattro donne che, messe alle strette dagli eventi, riprendono le redini della loro vita. Le interpretazioni visceralmente genuine e mai esagerate del cast, guidato da una meravigliosa Viola Davis, incorniciano un lavoro da non perdere.

8.5

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