Il detective Max Lewinsky è da tempo sulle tracce di Jacob Sternwood, leader di una banda specializzata in spettacolari rapine, e già all'inizio di Welcome to the Punch l'agente si trova faccia a faccia con la sua nemesi: dopo un lungo inseguimento per le strade cittadine, Lewinsky viene ferito a una gamba dal criminale, che avrebbe potuto ucciderlo a sangue freddo ma ha invece preferito risparmiarlo. Tre anni dopo il protagonista, costretto a usare droghe lenitive per il dolore, non ha avuto un effettivo avanzamento di carriera, rimasta in una sorta di anonimato per via del suo passato fallimento.
L'occasione per rimediare è data dal ritorno di Lewinsky, da tempo rifugiatosi in un'isolata baita in Islanda ma ora pronto a tutto pur di salvare il figlio Ruan che, seguendo le orme paterne, è rimasto invischiato in brutti giri ed è stato gravemente ferito dai presunti membri di una gang rivale.
Ruan si trova ora nelle mani della polizia, che pensa di usarlo come esca per arrivare al genitore, ma l'intervento di forze esterne complica ulteriormente la minuziosa trappola preparata per l'obiettivo principale, il quale ha ripreso contatti in città con i compari di un tempo. E quando anche Lewinsky, aiutato nelle indagini dalla bella collega Sarah, scopre come tra gli stessi agenti ci siano delle uova marce, i due avversari si troveranno alle prese con una comune missione di vendetta.
Un gradevole intrattenimento di genere
A cinque anni dall'esordio low-budget con Shifty (2008), il regista e sceneggiatore inglese Eran Creevy ha la grande occasione della sua carriera con un film di peso, prodotto tra gli altri da Ridley Scott e con protagonisti due attori di razza come James McAvoy e Mark Strong. Lo script di Welcome to the Punch è stato inserito nel 2010 nella brit list (il corrispettivo britannico dell'hollywoodiana black list) delle migliori sceneggiature non ancora realizzate. Pur senza eccellere, si rivela una narrazione ideale come sfondo a un action senza compromessi, ricco di spettacolari sequenze a tema già nell'adrenalinico prologo.
Ci troviamo davanti a un'operazione piacevolmente elementare nelle sue dinamiche chiave, con colpi di scena potenzialmente prevedibili e sussulti da buddy e revenge-movie nella rocambolesca seconda metà, dove tutti i nodi vengono infine al pettine. Le sparatorie e le rese dei conti si affidano a una gradevole frenesia che guarda ai classici del genere, rivisitati in un'ottica moderna ma non gratuitamente eccessiva.

Creevy ama giocare coi suoi personaggi e il procedere su binari già percorsi innumerevoli volte guasta parzialmente il senso di sorpresa. Inaspettate alleanze e altrettanto traumatici tradimenti, però, conditi da tragiche perdite, confezionano un film godibile e roccioso al punto giusto, mai a corto di tensione. L'estetica "cool", con toni fotografici che tendono al bluastro e pose ad hoc che strizzano l'occhio al cinema di Guy Ritchie, dona personalità all'insieme.
Il canonico confronto tra due figure agli opposti della barricata che si scoprono più simili del previsto garantisce un'anima citazionista che rassicurerà il pubblico di appassionati. Perché se latita a tratti di originalità, Welcome to the Punch di certo non manca di divertimento.