Voyagers: la recensione dello sci-fi con Lily-Rose Depp e Colin Farrell

Il regista di Limitless firma una riproposizione in chiave sci-fi de Il signore delle mosche con due fazioni in lotta per il controllo di un'astronave.

Voyagers: la recensione dello sci-fi con Lily-Rose Depp e Colin Farrell
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Com'è già capitato a tanti film la cui uscita è stata afflitta dalla pandemia, anche Voyagers arriva in Italia fuori tempo massimo raccontando qualcosa che il pubblico si è ormai lasciato fortunatamente alle spalle.
Esclusa la sinistra coincidenza legata al lockdown (si parlerà di dover dire addio al verde, alla natura, all'aria aperta, arrivando a non sapere più cosa significhi vivere all'esterno, eppure le riprese si sono svolte nel 2019) è chiaro che gli scopi socio-politici di questa riproposizione in chiave sci-fi de Il signore delle mosche siano legati a un certo movimento anti-presidenza Trump. Non per niente l'antagonista sarà raffigurato come un leader carismatico in grado di accumulare accoliti e seguaci tramite la menzogna e instillando la paura, ma già questo aspetto appare tardivo e superato perché gli Stati Uniti e il mondo quella pagina l'hanno voltata per iniziarne un'altra.
Ed è il non riuscire a offrire chiavi interpretative che non facciano riferimento esclusivamente alle tematiche della (ormai quasi passata) attualità il punto più debole del film, che il regista Neil Burger si accontenterà di trascinare lungo le fasi di una sceneggiatura non esattamente sorprendente.

Viaggiatori

La storia è ambientata in un futuro prossimo nel quale la razza umana è a rischio, un tema più o meno ricorrente nello sci-fi occidentale di tutto il decennio scorso: i protagonisti sono un gruppo di astronauti (trenta, ma il film si concentrerà nello specifico sui personaggi di Tye Sheridan, Lily-Rose Depp, Fionn Whitehead e Colin Farrell, quest'ultimo l'elemento migliore del film) inviati nello spazio per una missione multi-generazionale.
L'impresa è quella di arrivare sulla superficie di un nuovo pianeta che si è scoperto abitabile, ma essendo questa nuova casa lontanissima i protagonisti sanno che non arriveranno mai a destinazione e sono consci che la loro esistenza è volta esclusivamente alla creazione delle prossime generazioni, loro invece destinate a colonizzare la nuova casa dell'umanità.

Tuttavia la situazione degenera quando l'equipaggio scopre che il loro addestramento è regolato dalla somministrazione di un liquido che atrofizza i sensi, impedendo a queste poche decine di adolescenti di comportarsi come farebbe un qualsiasi ragazzo sulla Terra, in primo luogo provare attrazione sessuale (concepimenti incontrollati porterebbero problemi sull'astronave, realizzata per un prestabilito numero di individui).
A questo punto i viaggiatori interstellari si divideranno in due fazioni, chi è a favore della terapia e chi no, scatenando il caos.

Una fantascienza poco incisiva

Voyagers purtroppo non riesce a smarcarsi dalla premessa iniziale, già di per sé poco originale, e col suo racconto fantascientifico basato sulla necessità di dover lasciare la Terra per andare a cercare una nuova casa fra le stelle, poco o nulla di nuovo riesce a portare sulla tavola di un genere già abbondantemente ricco, imbandito in passato da autori ben più complessi e strutturati con opere più importanti e audaci.
Neil Burger, che firma un film tutt'altro che accattivante, appartiene a quella categoria di mestieranti che scompaiono sotto il titolo delle proprie opere (come i modestissimi ma di buon successo L'illusionista e Limitless), e sebbene sembri voler apparentemente ragionare sugli aspetti filosofici della vita nello Spazio - una "vita incubatrice" pensata esclusivamente per far fiorire il domani - da questo interessante spunto non riesce mai a cavare qualcosa di davvero profondo.

Voyagers è il tipo di opera che si ferma alla spettacolarizzazione del concetto su cui si costruisce, più interessato a rappresentare lo svolgersi delle varie fasi della lotta tra le due fazioni per assumere il comando della nave che a cercare di comprendere approfonditamente le ragioni di una o dell'altra parte.
Timidissimi, poi, per non dire fallimentari, i tentativi di rappresentare le pulsioni sessuali dei giovani protagonisti alla scoperta per la prima volta dei piaceri del contatto fisico: il capolavoro High Life di Claire Denis ha imposto standard irraggiungibili dai quali Voyagers atterra distante anni luce.

Voyagers Molto ingenuo e semplicistico, Voyagers rappresenta l'accesso alla grande fantascienza contemporanea attraverso la porta di servizio. Destinato a un pubblico giovanile, possibilmente a digiuno delle migliori opere sci-fi realizzate negli ultimi anni a Hollywood e non solo, il nuovo film di Neil Burger sembra voler affrontare temi importanti e altissimi come il libero arbitrio, la voglia di indipendenza e il desiderio (fisico ma anche intellettuale) riducendoli però al rumore di fondo di una riproposizione de Il signore delle mosche ambientata nello Spazio che va a ribaltare gli assunti del precedente film del regista, Limitless, nel quale invece una pillola aumentava le possibilità dell'uomo invece che inibirle.

5

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