Voglio mangiare il tuo pancreas, la recensione: il film prima dell'anime

Il timido Haruki inizia un rapporto d'amicizia con la bella Sakura, tra le ragazze più popolari della scuola, che soffre di una malattia terminale.

Voglio mangiare il tuo pancreas, la recensione: il film prima dell'anime
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Haruki Shiga è oggi un rispettato professore del liceo al quale viene dato l'incarico di catalogare i volumi della libreria scolastica, prossima a essere spostata di sede. In Voglio mangiare il tuo pancreas la mansione gli dà modo di ripensare a dodici anni prima, quando era ancora uno studente, addetto alla biblioteca insieme alla compagna Sakura Yamauchi. Haruki, da sempre timido e senza amici, aveva conosciuto la ragazza all'ospedale locale dove aveva trovato per caso il suo diario, nel quale lei scriveva della sua malattia terminale al pancreas, che secondo i medici non le avrebbe garantito più di un anno di vita.
Da quel momento Sakura decise di rendere Haruki il suo confidente e sviluppò con lui un rapporto di profonda amicizia che finì per trasformarsi, giorno dopo giorno, in qualcosa di più, nonostante le reticenze dell'unico "custode del suo segreto".
Sakura infatti intendeva nascondere al resto della classe i suoi problemi, al fine di trascorrere il tempo che le rimaneva nella maniera più spensierata possibile e Haruki decise di accontentarla, diventando la sua ombra nei giorni che la separavano dall'inevitabile.

La porta dei ricordi

Attualmente in sala vi è la versione anime, Voglio mangiare il tuo pancreas (2018), distribuita per soli tre giorni (dal 21 al 23 gennaio) da Nexo Digital e Dynit, ma il romanzo (nato sotto forma di web-book) di Yoru Sumino da cui questa è tratta è stato fonte di un altro adattamento, in live-action, risalente allo scorso anno e di grande successo ai botteghini nipponici, con un incasso pari a 31 milioni di dollari. È facile capire come un'operazione del genere abbia attirato in sala un vasto pubblico, vista la sua attenzione alle vie del melodramma giovanile moderno, dove spesso amore e malattia convivono in racconti a forte tasso emozionale.
Sin dal prologo ambientato nel presente (sorta di collegamento costante tra i vari passaggi in flashback della narrazione), Voglio mangiare il tuo pancreas non nasconde la sua essenza, con una colonna sonora struggente e un'aria malinconica che avvolge subito nelle atmosfere dolce-amare: quando l'Haruki odierno apre la porta della biblioteca è come se spalancasse uno scrigno dei ricordi, mentre le risate della giovane Sakura che lo rincorrono tra gli scaffali dei libri immergono immediatamente nel relativo mood.

Una vita da vivere

Il regista Shô Tsukikawa ha una lunga esperienza di pellicole ambientate tra le mura scolastiche e la rappresentazione della vita tra i banchi delle aule, pur senza un approfondimento eccessivamente marcato delle dinamiche e delle figure secondarie (con l'eccezione di due personaggi fondamentali che tornano anche nel presente filmico), si rivela discretamente efficace, tra gelosie crescenti e le inevitabili dicerie di corridoio. Il rapporto che si crea tra i due protagonisti rimane comunque il cuore pulsante del racconto e proprio nelle loro differenze questi trovano un'insperata alchimia: timido e scostante lui, sempre sorridente nonostante la malattia lei.
Non a caso grazie allo sguardo ottimistico della ragazza (magnificamente interpretata dalla deliziosa Minami Hamabe, appena sedicenne ai tempi delle riprese) anche i momenti più struggenti e ricattatori, dove le lacrime faranno capolino negli spettatori più emotivi, non cadono mai nel patetismo fine a se stesso, donando all'intero insieme un sapore quieto e di speranza anche negli istanti più difficili da affrontare.

Let me eat your pancreas La versione live-action dell'omonimo romanzo di Yoru Sumino, del quale è in questi giorni nelle sale l'adattamento anime, è una toccante love-story ambientata ai tempi del liceo, incentrata sul rapporto sempre più profondo tra un timido studente senza amici e una sua compagna, tra le più popolari della classe, malata terminale. A dispetto di un impianto base a rischio patetismo e stucchevolezza, Voglio mangiare il tuo pancreas trova momenti di contagiosa umanità grazie alle atmosfere malinconiche e alla sempre presente dose di ironia che accompagna il proseguire dei giorni, tra gite fuori porta e una tensione sessuale che lascia campo a momenti teneri e imbarazzanti al contempo. A rendere ancor più spigliate le due ore di visione vi è la spontanea performance di Minami Hamabe, incantevole nel dar vita a un personaggio prossimo alla morte ma così pieno di vita.

7

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