Recensione Vitriol

Viaggio esoterico nella Napoli sotterranea

Recensione Vitriol
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In una Napoli esoterica popolata da un simbolismo antico che sembra permeare ogni angolo della città, si muove il racconto di Lola Verdis, venticinquenne laureanda in architettura presso l'Università Federico II di Napoli, animata dall'idea di realizzare come tesi di laurea un documentario sulla Napoli sotterranea e sulle sue (poco note) connessioni massoniche ed esoteriche. Videocamera alla mano e accompagnata dall'amico Davide (un esperto in materia di simbolismo ed esoterismo), Lola s'imbatterà, proprio all'inizio delle sue ricerche durante un sopralluogo a Villa Lebano, in uno strano medaglione recante un indecifrabile mix di simboli e numeri. Spinta dalla curiosità di Davide e quella del professore che la segue nella tesi, Lola finirà per rimanere attratta con curiosità sempre crescente verso il centro di un mondo occulto che sembra avere verità tutte sue e che è strettamente legato alla figura di Raimondo di Sangro, ovvero il principe San Severo, fondatore dell'occulto Ordine Osirideo Egizio. Un mondo di arti magiche e verità occulte simbolicamente incarnato dall'opera più rappresentativa del tempo, ovvero il Cristo Velato realizzato dallo scultore Sanmartino. Si tratta di una scultura il cui velo posto a coprire il corpo del Cristo è così magnificamente realizzato da aver indotto molti studiosi a supporre che lo straordinario effetto d'impalpabilità dello stesso sia frutto delle conoscenze alchemiche del principe San Severo (piuttosto che della sola abilità scultorea del Sanmartino).

V.I.T.R.I.O.L.

Visitabis Interiora Terrae, Rectificando, Invenies Occultum Lapidem (esplorerai le viscere della Terra, rettificando[le], troverai una pietra nascosta)

Il volto di una Napoli poco nota

Il giovane regista Francesco Afro De Falco realizza un mockumentary incalzante, sostenuto dall'interesse e dalla scarsa conoscenza che si hanno di questo ‘peculiare' volto di Napoli, città della quale si mostrano spesso e volentieri solo gli aspetti più ‘infanganti'. Un racconto che segue il crescendo di tensione dei protagonisti sempre più vicini a una realtà tanto occulta e ricca di simboli apparentemente privi di senso quanto potenzialmente latrice di verità rivoluzionarie, e svelata a poco a poco attraverso le misteriose figure (molte solo presenze spirituali di uomini deceduti da tempo) che popolano il film. Una veracità narrativa confermata anche dalla veridicità percettiva trasmessa dai due protagonisti Roberta Astuti e Yuri Napoli, credibilmente legati al filo di una narrazione che predilige lo stile documentaristico, agganciando lo spettatore alla duplice esca di curiosità e perplessità. Ottanta minuti che volano via rapidi con la fluidità dei migliori thriller adescando l'attenzione del pubblico soprattutto grazie a quella voce di realismo (conferita anche dall'uso di filmati in stile amatoriale) del quale il film è fortemente permeato. Peccato, infine, che il finale tradisca la promessa di sobrietà seminata lungo tutta la parte introduttiva e fortemente documentaristica per affidarsi, invece, a soluzioni ispirate a film di genere poco in linea con l'anima di questo lavoro che parte osando e poi si adagia su un epilogo aperto e poco coraggioso. Ed è a conti fatti proprio questo il vero limite di Vitriol in cui realtà e fantasia si fondono bene per gran parte del film ma poi svelano nettamente i loro confini nell'ultima manciata di scene. Sarebbe bastato chiudere prima e lasciare in sospeso prima di liberare il film in un finale di pura fantascienza che nega allo spettatore la possibilità di procedere e appassionarsi grazie alla linea della ‘fiducia narrativa'. Chissà che la scelta ultima non sia stata davvero dettata da necessità di copione e dalla possibilità di un Vitriol numero due.

Vitriol Il regista partenopeo Francesco Afro De Falco riparte dalla Napoli sotterranea e dal filo esoterico di una città fortemente legata all’occulto Ordine Osirideo Egizio e a un simbolismo che rimanda dunque a tempi molto remoti, per parlare della possibilità dell’esistenza di un mondo parallelo manifesto eppure invisibile ai nostri occhi. Attraverso lo stile del mockumentary Vitriol riesce a essere un film di ritmo e incalzante fino alla soglia dell’epilogo, dove la chiave della fantascienza si appropria dello pseudo-realismo fin lì praticato. Un peccato per un prodotto originale e di buona fattura che si perde proprio in dirittura d’arrivo, rinunciando a essere fedele alla sua anima fino alla fine.

6

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