Viking Legacy, la recensione del film di Tom Barker e Victor Mawer

Un gruppo di vichinghi è sulle tracce di una misteriosa pergamena che, secondo una profezia, garantirebbe un immenso potere.

Viking Legacy, la recensione del film di Tom Barker e Victor Mawer
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"Nei tempi antichi vi erano sette pergamene sacre che, secondo le credenze, avrebbero garantito potere e prosperità a chi le possedeva. Stando alla profezia, un ragazzo di sangue reale un giorno riuscirà a ottenere quel potere e a regnare su tutte le nazioni. Per cercare di entrare in possesso delle reliquie, i vari tiranni hanno scatenato una vera e propria guerra in tutta Europa; per tentare di preservare la pace, un re celtico che ha rinvenuto le pergamene ha deciso di affidarle a un Consiglio della Chiesa. Un signore della guerra, saputa la verità, ha però ucciso il sovrano e la figlia di questi è stata così nascosta in un convento in attesa che la profezia fosse compiuta."
Dopo questa premessa annunciata tramite voice-over e scritte su schermo, ha inizio la vicenda di Viking Legacy, con la giovane Orlaith, erede del succitato regnante, che vede il convento dove è cresciuta venire saccheggiato da un gruppo di vichinghi, alla ricerca della fantomatica pergamena del potere.

Riuscita miracolosamente a fuggire, anche grazie al sacrificio dei monaci che gestivano la struttura, la ragazza si imbatte nel coetaneo Sven, figlio del re nordico, il quale decide di schierarsi dalla sua parte e opporsi alle mire sanguinarie del genitore. E tra colpi di scena in serie e violente battaglie, la profezia è sempre più vicina a compiersi.

Sangue vichingo

Provenienza britannica per questa produzione in costume a basso budget che cerca di inserirsi nel filone epico tanto in voga grazie a serie cult del calibro di Game of Thrones e Vikings. Con quest'ultima in particolare si hanno ancora più attinenze, non solo per via del titolo ma anche vista la scelta di inserire al centro della tormentata vicenda un gruppo di guerrieri vichinghi pronti a tutto, pur di mettere le mani sulla magica pergamena. E così ecco un proliferare di banali riferimenti alla mitologia norrena, dai nomi delle divinità utilizzati alla rinfusa (Odino in primis) fino ai riti funerari coi corpi bruciati sulle pire, nella speranza che il deceduto raggiunga l'agognato Valhalla.

Viking Legacy è un'operazione approssimativa, povera di mezzi e di idee, il cui stampo amatoriale emerge in più occasioni nel corso degli ottanta minuti di visione, tra brutali scontri all'arma bianca e improbabili colpi di scena/tradimenti che tentano di variare le coordinate base della monotona narrazione, incentrata sull'avventura vissuta dalla giovane protagonista di religione cristiana e il figlio rinnegato del re invasore.
Se la love-story era più che scontata, e forse anche perdonabile nel suo seguire la scia di altre produzioni del filone, alcune decisioni nella gestione delle figure secondarie rischiano di scadere nel ridicolo involontario, con tanto di combattiva suora di supporto che non si fa problemi a uccidere gli avversari.

Quella suora nel bosco

L'impressione è quella di assistere a una sorta di fan-film realizzato da un gruppo di amici nelle foreste adiacenti casa, confermata ulteriormente dai pochi mezzi tecnici messi in campo: i giochi di illuminazione, soprattutto nelle (fortunatamente rare) sequenze notturne, sono alquanto imbarazzanti e lo stesso si può dire per le coreografie action, spruzzate qua e là da qualche eccesso splatter, con corpi sventrati a metà e teste che rotolano a terra.
L'unico elemento parzialmente in linea con operazioni ben più blasonate è la colonna sonora che, pur anonima e incolore, si mantiene almeno sui livelli della decenza accompagnando i passaggi clou del racconto.

Racconto che prende via via risvolti poco credibili e in cui è attuato l'ennesimo confronto tra religioni, quella cristiana e quella pagana, con la prima anche al centro di assurdi battesimi dell'ultimo minuto. La monotonia delle ambientazioni, con la quasi totalità del narrato avente luogo in una spoglia boscaglia, una resa dei conti finale priva di pathos e drammaticità (che sarebbe stata ben richiesta visto i rapporti parentali tra i contendenti) e la recitazione non all'altezza da parte di un cast privo di volti noti rendono Viking Legacy una pellicola da non consigliare nemmeno al peggior nemico.

Viking Legacy Una messa in scena amatoriale, così come la recitazione del cast di emeriti sconosciuti, e una narrazione ricca di incongruenze - che tenta di flirtare con atmosfere fantastiche e dinamiche action di rara sciatteria - caratterizzano gli ottanta minuti di visione di questa produzione britannica dal budget ridotto all'osso. I limiti produttivi non giustificano ad ogni modo un approccio così spartano e le improbabili svolte di sceneggiatura, con colpi di scena ridicoli e una resa dei conti finale durante la quale il momento migliore è, ironicamente, l'arrivo dei titoli di coda. Viking Legacy prova a inserirsi nel copioso filone a tema epico tanto in voga soprattutto sul piccolo schermo e tenta, fin dalla locandina, di attirare il relativo pubblico di riferimento, ma il risultato complessivo non aspira certo al “Valhalla filmico” risultando un vero e proprio insulto all'intelligenza dell'appassionato di mitologia norrena o, più in generale, a un qualsiasi spettatore che vi si imbatta attratto dall'argomento. Il film andrà in onda sabato 27 aprile alle 21.30 su SPIKE TV.

2.5

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