Recensione Vidocq - La maschera senza volto

Gerard Depardieu è un investigatore privato sulle tracce di un misterioso assassino mascherato nella Parigi del 1830 in Vidocq - La maschera senza volto, esordio registico di Pitof.

Recensione Vidocq - La maschera senza volto
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Parigi, 1830. L'investigatore Vidocq, ex-criminale convertitosi alla legge, scompare in circostanze misteriose mentre sta dando la caccia ad un misterioso assassino conosciuto come l'Alchimista, già autore di alcuni efferati ed inspiegabili delitti. Étienne Boisset, giovane ed aspirante giornalista incaricato dal detective di curarne la biografia, decide di mettersi ad indagare in proprio per scoprire il destino dell'uomo e al contempo smascherare il serial killer, il cui unico tratto distintivo è quello di girare con una maschera riflettente. Con la collaborazione di Nimier, assistente e socio di Vidocq, e della bella ballerina Sylvia, Étienne si addentrerà nei bassifondi parigini venendo a conoscenza di loschi intrighi orditi da alcuni potenti nobili della città, mentre nel frattempo l'ispettore Nimier conduce un'indagine parallela in un contesto sociale nel quale si agitano moti rivoluzionari.

Il lato oscuro di Parigi

Storico collaboratore della coppia di registi Marc Caro - Jean-Pierre Jeunet, per i quali ha curato gli effetti visivi di due cult visionari come Delicatessen (1991) e La città dei bambini perduti (1995) nonché di Alien - La clonazione (1997), Pitof esordisce dietro la macchina da presa nel 2001 riprendendo un personaggio realmente esistito e ben radicato nella cultura popolare francese, portato sul grande schermo già dai tempi del cinema muto e al centro di due serie tv tra gli anni '60 e '70. Vidocq - La maschera senza volto vede protagonista quindi l'omonimo investigatore con un passato da criminale qui interpretato da un convincente Gerard Depardieu, sostituito per ovvie ragioni sia nell'arrembante prologo che nel finale da controfigure nelle adrenaliniche sequenze d'azione che lo vedono opporsi al misterioso villain. Si ha l'impressione nei cento minuti di visione che l'estetica predomini sulla sostanza, con raffinate soluzioni visive nella gestione di luci e ombre e nella caratterizzazione gotico-fantastica di una Parigi ricreata in buona parte delle sequenze in digitale che sovrastano spesso il cuore della storia, resa fin troppo complessa da un procedere alternato tra presente e flashback del recente passato in un susseguirsi di verità insospettabili e colpi di scena che raggiungono l'apice nell'efficace ma comunque improbabile rivelazione di chi si nasconda dietro la maschera dell'assassino. Tra bordelli e loschi cunicoli sotterranei le ambientazioni hanno un certo fascino architettonico, ben colto da una regia in eterno movimento (che segue in più occasioni i personaggi da vicino, con riprese a mano) e da una gestione action calibrata con il giusto senso dello spettacolo, ma l'impressione generale è quella di trovarsi davanti ad un mero esercizio di stile atto a mostrare le abilità del cineasta, abilità andate poi completamente perdute nel successivo film stand-alone di Catwoman (2004) e nel fantasy televisivo Fire & Ice - Le cronache del drago (2008). Efficace ad ogni modo il casting, che vede in ruoli di prima importanza attori di primo rilievo e ottimi caratteristi del cinema d'Oltralpe quali Guillaume Canet, Inés Sastre, André Dussollie, Edith Scob e Moussa Maaskri, volti giusti al posto giusto.

Vidocq - La maschera senza volto Un bolso ma convincente Gerard Depardieu è il protagonista di Vidocq - La maschera senza volto, esordio dietro la macchina da presa dello specialista di effetti visivi Pitof, il cui passato tecnico riemerge anche troppo nella messa in scena. I cento minuti di visione segnano infatti un trionfo dell'estetica sulla sostanza, trasportandoci in una Parigi gotica e oscura ricreata perlopiù grazie al digitale nel quale ha luogo una narrazione ad incastro tra passato e presente atta a svelare nei minuti finali l'identità del misterioso assassino senza volto, Nemesi affascinante ma non sfruttata appieno e sin troppo figlia di una concezione fantastica poco incline ad ibridarsi in una società prossima alla Rivoluzione di luglio, contesto lasciato furbescamente solo in sottofondo ai fini degli eventi.

5.5

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